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ENZIMI 2004: LA BELLEZZA

Pubblicato il 30 settembre 2004 da Carla Di Donato


ENZIMI 2004: LA BELLEZZA

Roma, Teatro Ambra Jovinelli, 8 settembre. Vuole mettere in scena la poesia, portandone i segni sulla carne, l’ensemble nato dalla fusione tra la compagnia Libera Mente e alcuni attori dell’ultima compagnia Teatro di Leo.
Dall’epigrafe dello spettacolo “La Bellezza è un’eccezione, un insulto al mondo che è brutto...” dove il luogo dell’azione è un ideale Villa Bellezza in cui, in una frenetica e ossessiva febbre che travaglia i corpi, l’umanità ospite “tenta la sua cura”, insegue la propria “salute”.
Ma non si può descrivere o fotografare la poesia visiva, in questo lavoro frutto di una scrittura scenica collettiva dove Auden è “un consanguineo” di Andrea Pazienza o di Charles Bukowski e la messa in scena di Totò di Uccellacci e Uccellini è protagonista di una lirica scena finale, muta, assolutamente perfetta. Riso e morte, disperazione ed incanto, la ricerca dell’uomo si fa Peccato: questo urla La Bellezza di Davide Iodice.
Occorre rendere obliquo lo sguardo, il pensiero, il bioritmo per confrontarsi autenticamente con questi attori. In un palco dove un “sipario” bianco verticale ci separa di volta in volta dai “quadri” che si susseguono in una danza d’orologi delle passioni, o della ricerca disperata, estrema, di quest’ultime, assistiamo all’incarnazione di estreme manifestazioni dell’animo che, nell’espettorazione cruda del Brutto, si trasfigura nel suo opposto. Attori spesso mutilati nel viso da una maschera caprina indossata a mo’ di “casco” di un due ruote, che rivelano al primo sguardo la propria forza nel robusto lavoro di preparazione mediante training e partitura fisica (che certo non stupisce vista la provenienza), di scena in scena portano a termine il loro viaggio in visioni brutali, assolute, crudeli, vive, attraversando e mettendo a nudo l’equivalente di se stessi. Il corpo del performer spaccato in mille pezzi, e dunque ricomposto ancora più forte, “guarisce” (o tenta di farlo) attraverso la sua partitura fisica con la quale - si deve dirlo - riesce però solo a volte a raggiungere un livello di “trasparenza” e a rendersi disponibile alla “scoperta” dello spettatore, laddove spesso il dissuasivo prolungarsi delle singole tranches indebolisce il tratto sicuro della regia, fiaccando semplicemente l’attenzione. Incalzante, seppur con insistenze e ripetizioni, lo spettacolo poetico-visivo fa della scrittura visionaria il proprio marchio di fabbrica e trait-d’union complessivo in un duello dove misurano le proprie forze i sensi occulti della ricerca (dentro di sé/di noi) del Bello tra le scorie, i detriti, i liquami - di un corpo ossetrico esposto nudo, di un magnifico Cristo che canta con voce da angelo, o corpo di donna quasi fra le braccia della morte - e il desiderio di possedere (?), o di guarire dal...la bellezza; e dunque è il caso di dirlo: pur non volendo convincere tutti, La Bellezza non convince del tutto.
Ma dice chiaro, questo sì a tutti, qual è il corpo del reato e la direzione in cui muovere l’indagine.

[settembre 2004]

scrittura scenica collettiva da: A. Pazienza, W. Auden, E. Morante, P.P. Pasolini, R. Rossellini, C. Bukowski, M. Monroe ed altri ancora
regia: Davide Iodice
interpreti: Alberto Astorri, Luigi Biondi, Valentina Capone, Salvatore Caruso, Fabio Gandossi, Antonio Grimaldi, Lisa Ferlazzo Natoli, Alfonso Paola, Paola Tintinelli
luci: Maurizio Viani
elementi scenici: Massimo Staich
maschere: Tadema De Sarno Prignano
in collaborazione con: Teatro Laboratorio San Leonardo - FEST TEATRO Tirano


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