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Face à Face - Radio Clandestina, mémoire des fosses ardéatines

Pubblicato il 3 febbraio 2009 da Filippo Ferraresi


Face à Face - Radio Clandestina, mémoire des fosses ardéatines

Parigi, Odéon Théâtre - Ascanio Celestini apre la rassegna teatrale Face à Face - Paroles d’Italie pour scenes des France, nello storico Teatro dell’Odéon a Parigi con lo spettacolo Radio Clandestina, adattato e tradotto appositamente per questa occasione, recitato dall’attore francese Serge Maggiani con la presenza di Celestini stesso sul palco nel ruolo di cantante.

Rimaniamo stupiti nel vedere la splendida sala del foyer est dell’Odéon Théâtre completamente piena di spettatori, costretti a sedere sulle panche laterali, o a stare in piedi sul fondo, alzarsi sulle punte per vedere meglio. Sul piccolo palco sono Ascanio Celestini e l’amico musicista Matteo D’Agostino insieme all’attore francese Serge Maggiani, i loro leggii e nient‘altro. Radio Clandestina, divenuta una piéce classica del teatro italiano contemporaneo, viene “letta” da Maggiani con molta sicurezza. Non si tratta infatti di una recita, né di una interpretazione ma semplicemente di una lettura. Il testo francese tradotto da Olivier Favier e recentemente pubblicato in Francia, ricalca molto bene l’originale italiano, restituendone velocità e ritmo. Tuttavia lo spettatore italiano non può far a meno di sovrapporre, nella sua testa, la voce di Celestini a quella di Maggiani. Così la “petite basse” richiama alla mente “la bassetta”, “à louer” “fittasi”. Ma forse assistere allo spettacolo con questo doppio nastro in testa non è il modo giusto. Il testo infatti è in francese e il pubblico a cui è destinato è una platea di francesi; inoltre Serge Maggiani dice di non aver voluto vedere l’originale interpretato da Celestini per non rimanerne influenzato in nessun modo. Occorre allora deporre il filtro dell’italianità ed essere in sala come uno spettatore francese. Con questo approccio lo spettacolo è completamente diverso. La narrazione dei fatti di via di via Rasella diviene una storia poco conosciuta, una storia nuova, che a poco a poco suscita curiosità. Si parla di partigiani, delle vie di Roma, della storia dell’Italia nel periodo dell’armistizio, della confusione e dello sbandamento dei loro soldati; si racconta la preparazione di un attentato ai tedeschi che occupavano la capitale e della rappresaglia che ne seguì, l’eccidio delle fosse Ardeatine, dove oltre trecento civili italiani furono uccisi, fucilati dagli occupanti tedeschi. Una storia che non conoscevamo ma che riporta alla memoria, alcune istantanee tristissime della guerra, della storia, dell’umanità. Istantanee che esprimono dolori uguali in ogni luogo, in ogni lingua, in ogni tempo. Memoria è la parola chiave nella drammaturgia di Celestini, che anche all’estero sortisce l’effetto “esorcistico” della liberazione tramite il racconto. Ricordare un passato orrendo tramite il racconto è il solo modo per liberarci dai suoi fantasmi. Questa versione di Radio Clandestina è stata tagliata e resa più agile dal “narrautore” romano per essere presentata al pubblico francese nelle sue parti essenziali e più significative, sufficienti tuttavia a intrappolare l’attenzione dello spettatore tramite i ben noti espedienti narrativi di Celestini: il pretestuoso dialogo con la bassetta, la storia di Roma capitale come antefatto storico. Fra uno spezzone e l’altro si inserisce con prepotente armonia una canzone. L’ultimo lavoro di Ascanio è infatti proprio un album di canzoni intitolato “Parole Sante”. Questi intermezzi cantati fanno da cornice al racconto, donandogli di tanto in tanto una pausa. “La casa del ladro”, “Poveri partigiani”, “La morte del disertore” sono canzoni che parlano della resistenza, della lotta di classe e della vita, tenendo sempre sullo sfondo un pizzico di Pasolini. In questa sua versione inedita Radio Clandestina piace moltissimo al pubblico dell’Odéon, perché lo coinvolge a partire da emozioni lontane, lo appassiona raccontando piccoli fatti di un altro Paese, il tutto grazie alla delicata maestria della fabulazione celestiniana.

Il contributo di Ascanio Celestini a Face à Face non finisce tuttavia all’Odéon. È presente infatti fino al 13 Febbraio all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi un’installazione chiamata “Object perdus - Oggetti perduti”, in cui l’autore, che tenta la strada dell’”arte plastica” ha raccolto vari oggetti vecchi e senza più alcun valore e gli ha dato la voce di alcune persone che ha registrato durante più di dieci anni di lavoro, frutto del suo retaggio antropologico. Minatori, paesani, operai, lavoratori precari, medici e infermieri, preti e deportati; “persone senza più un viso che abitano uno spazio immateriale” dice Celestini. In questo modo fra le bellissime stanze dell’Hôtel de Galliffet, sede dell’I.I.C., si possono vedere una quantità di bottoni vecchi, appartenuti alla nonna di Ascanio, mentre la voce di un deportato durante la seconda guerra mondiale esce dai piccoli oggettini, oppure due teste di manichino da donna parlare di lavoro precario. Tramite un pulsante rosso lo spettatore “accende” la voce di questi oggetti. Durante la conferenza stampa Ascanio dice: “da un lato c’è una vita senza corpo, dall’altro un corpo senza vita”, ed è solo unendo queste due situazioni che esse “avrebbero conquistato un senso nuovo. Indipendente da quello che avevano all’origine. Indipendente anche dalla mia stessa volontà”. E così, forse, senza averlo pensato, in una di queste installazioni Celestini unisce due vecchie stufe di ghisa a un racconto sui campi di concentramento. Come non leggervi un parallelo con i forni crematori? Anche indipendentemente dalla volontà dell’artista.


Testo: Ascanio Celestini Traduzione: Olivier Favier (pubblicato con Editions Espaces 34, 2009) Con inteventi musicali dell’autore Lettura: Serge Maggiani, in francese Musica originale e chitarra: Matteo D’Agostino Web Info: Ascanio Celestini, Face à Face, Istituto Italiano di Cultura, Théâtre Odéon


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