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Fare Critica: intervista al giovane attore teatrale Piergiuseppe Di Tanno

Pubblicato il 20 febbraio 2019 da Stefano Colagiovanni


Fare Critica: intervista al giovane attore teatrale Piergiuseppe Di Tanno

Nel giorno di apertura di Fare Critica, il festival dedicato alla critica teatrale e cinematografica, ideato e diretto da Gianlorenzo Franzì, che si concluderà sabato 23 febbraio, Close-Up ha avuto il piacere di incontrare e dialogare con Piergiuseppe Di Tanno, uno tra i più interessanti attori del panorama teatrale contemporaneo.
Di Tanno, infatti, si è cimentato in moltissimi linguaggi scenici – dalla performance art al teatro, dalla danza butoh a quella contemporanea –, confermando sempre l’eclettismo e l’acume che lo contraddistinguono.
Nel 2018 ha vinto il Premio Ubu come Miglior attore under 35.

Quando ha capito che il suo destino era quello di diventare un attore teatrale?

Piergiuseppe Di Tanno: In realtà non c’é stato un momento preciso in cui ho capito che quello dell’attore sarebbe diventato il mio lavoro. In realtà, si tratta di un malinteso, perché una volta andai a trovare una mia amica che frequentava un corso di recitazione teatrale; c’era uno degli insegnanti, che credeva che io fossi andato lì per iscrivermi al corso...quindi mi ha letteralmente scaraventato sul palcoscenico e non ho avuto il tempo di dire che ero lì solo per osservare. Ma da quel momento non sono più sceso...
Poi, durante un esame in accademia, ho compreso del tutto che il teatro per me é un modo di sentirsi a casa, di riconoscersi in un luogo di cui si vuol far parte.

Qual é stata l’esperienza che la lega alla vittoria del Premio Ubu come migliora attore under 35?

P.D.T.: Si ricollega all’incontro con Roberto Latini, il regista dell’ultimo spettacolo a cui ho preso parte e grazie al quale ho vinto questo importante riconoscimento, che nasce due anni fa, nell’ambito del festival Orizzonti di Chiusi. Ero stato selezionato in mezzo a centinaia di partecipanti per prender parte a questa nuova produzione: arrivai fino alle fasi finali della selezione, solo che poi, purtroppo, il festival naufragò, assieme a tutte le produzioni che avrebbero dovuto prender forma. Però, da questa piccola tragedia, é sbocciato questo incontro con Latini e abbiamo avuto modo di realizzare questa nostra produzione, che il Premio Ubu celebra.

Come giudica il panorama giovanile teatrale contemporaneo?

P.D.T.: Più che un giudizio, lo sguardo che rivolgo agli abitanti di questo panorama coglie un momento di grande fervore e trasformazione: stanno cambiando il linguaggio e le modalità con le quali questi linguaggi vengono incanalati; noto molte contaminazioni e uno sforzo sovrumano di tutti noi che procediamo su questo equilibrio molto precario, proprio perché, spesso, non ci sono le condizioni e gli agi per svolgere questo lavoro d’artigianato. Scorgo grande militanza e resistenza, anche con l’obiettivo di ridefinire i contorni di un’eredità che ci é stata lasciata, ma che vogliamo anche scardinare e fare nostra.

Qual’é il ruolo della critica teatrale nell’epoca odierna dei social media quanto influisce nel tuo lavoro di artista?

P.D.T.: Per me é fondamentale, perchè ritengo il critico uno spettatore virtuoso e la sua testimonianza materiale é essenziale per noi che siamo sulla scena, perché ci restituisce un feedback, un raffronto sul quale possiamo basarci, con curiosità e immersione. Io mi nutro dei giudizi della critica e mi interesso anche delle modalità con le quali il critico scrive e racconta ciò che vede e assimila. Rispetto alla funzione che la critica ha nel panorama teatrale in generale, mi ha da sempre reso curioso l’aspetto che tocca chi riceve la critica, coloro per cui un critico opera. Noi siamo in scena per un pubblico curioso, che vuole conoscere il nostro lavoro...ma per chi scrive, alla fine, il critico? Egli riesce a scavalcare il cordone artistico? Ecco perché trovo che la critica deve svolgere la funzione di calamita anche per un pubblico nuovo e giovane, per attirare gli spettatori verso il teatro.


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