X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



L’Alligatore - intervista a Thomas Trabacchi, il perfetto Beniamino Rossini

Pubblicato il 10 dicembre 2020 da Carlo Dutto


L'Alligatore - intervista a Thomas Trabacchi, il perfetto Beniamino Rossini

Era dal 1995, anno di pubblicazione per le Edizioni e/o de La verità dell’Alligatore (https://www.edizionieo.it/book/9788...) che il primo volume della celebre serie di Massimo Carlotto stuzzicava la curiosità da parte dei suoi numerosi lettori di vederlo trasposto sullo schermo. Per chi ancora non lo ricordasse, si narrano le vicende del personaggio di Marco Buratti, padovano, ex musicista, vittima di un errore giudiziario e investigatore privato senza licenza. La sfida è stata oggi resa possibile dalla coproduzione Rai Fiction – Fandango prodotta da Domenico Procacci che ha scelto quattro volumi della saga dell’Alligatore per farne otto puntate tv. Riuscita, riuscitissima, grazie alla regia di Daniele Vicari ed Emanuele Scaringi, con la supervisione artistica del tutto da parte dello stesso Vicari e a un cast azzeccato nei protagonisti e non solo, nelle location e nei dialoghi, nelle – inevitabili- differenze con i libri della saga e negli – inevitabili – tagli delle vicende letterarie.

La serie hard-boiled che include oltre al già citato La verità dell’Alligatore , Il corriere colombiano , Il Maestro di Nodi e Fine dei giochi , si conclude in questi giorni su Rai2, ma è dal 18 novembre visibile in boxset su RaiPlay (per di più senza interruzioni pubblicitarie), dove ha conseguito un successo forse anche al di sopra delle aspettative. Qui non siamo dalle parti del Commissario Montalbano o nelle vicende – pur spiazzanti – di Rocco Schiavone e Non Uccidere . Qui il punto di vista è quello della malavita, il punctum è sui personaggi e la variegata fauna che ne fa parte, chi per necessità, chi per eventi non dettati dalla volontà, chi per lucro e sete di potere.

Magistralmente interpretato, con ironia e mimesi da Matteo Martari nel ruolo dell’Alligatore, da Valeria Solarino nei panni di Greta, suo amore fitto di contrasti, da Gianluca Gobbi, l’amico Max ’La Memoria’ (qui anche un appassionato ambientalista) e poi da Eleonora Giovanardi, Fausto Maria Sciarappa, Andrea Gherpelli, Shalana Santana, Renato Marchetti e Maya Talem.

Gigantesco e mai gigionesco nel ruolo del leggendario ’zio’ Beniamino Rossini, Thomas Trabacchi, diplomato alla Bottega Teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassman, una carriera di oltre vent’anni tra cinema, teatro e fiction, una meritata candidatura al Nastro d’Argento come non protagonista (perché poi, non nella categoria protagonista?!?) per Amori che non sanno stare al mondo di Francesca Comencini.

Milanese, classe 1965, Trabacchi ha attinto a ricordi del passato e di una città che ha nel dna per costruirsi addosso la pelle, le movenze, la parlata, il passato e i valori di Beniamino Rossini, l’’anti-eroe’ della saga. Grazie a Trabacchi, un nuovo personaggio entra nell’immaginario televisivo, con la speranza che la serie continui, almeno per vedere trasposto sullo schermo quel capolavoro che è ’Il Mistero di Mangiabarche’.

Un personaggio realmente esistito, quello di Beniamino Rossini, di cui esistono foto sul profilo facebook di Carlotto [IN UNA DELLE FOTO SOTTO] e i cui occhi subito rivelano una vita al massimo, fuori da regole e binari, ma anche una mitezza che non diresti, per un criminale. Il baffo anni Cinquanta e la chierica che sottolinea il viso tondo, più che ovale. La simpatia naturale di chi ne ha vissute e fatte di ogni tipo, che ha la vita tatuata nei gesti e nelle parole prima che sull’epidermide. Questo è il ’vero’ Rossini, perfettamente portato sullo schermo da Trabacchi, che sta ricevendo un grande plauso della critica e della – sempre difficile da soddisfare – fronda di appassionati dei libri e fan del personaggio, di cui fa orgogliosamente parte chi scrive.

Close-Up intervista Thomas Trabacchi, sulla scia dell’entusiasmo per la sua interpretazione, durante una pausa delle riprese di ’Marilyn ha gli occhi neri’, diretto da Simone Godano, con Stefano Accorsi e Miriam Leone, prodotto da Matteo Rovere.

Come ti sei avvicinato alla costruzione di un personaggio così iconico e importante della saga, il contrabbandiere Beniamino Rossini?

Non avevo mai letto i libri della saga dell’Alligatore prima di ricevere le sceneggiature della serie. Li ho letti tutti mentre preparavo il personaggio e mi sono letteralmente nutrito di ogni parola dei libri di Carlotto, anche e soprattutto di un volume che non fa parte della saga, ma che è di fatto una biografia del vero Beniamino Rossini. Parlo di La terra della mia anima’, dove Rossini ha raccontato a Carlotto tutta la propria epopea e dove si può davvero comprendere il Beniamino ’uomo’, oltre che criminale d’altri tempi, con la sua moralità inossidabile, fatta di valori antichi, di rispetto per le donne, di fedeltà verso gli amici e i compari di malavita.

Il Rossini letterario è diverso fisicamente da te, ma la tua mimesi è splendida, credibile, ricorda in tutto il personaggio letterario, ci si affeziona al suo look antico e moderno, ricercato nel suo essere superato...

Il ’mio’ Rossini non è fisicamente come descritto nei libri, è vero...lui aveva il baffetto alla Clark Gable e i capelli impomatati all’indietro, ma con Daniele (Vicari, ndr) lo abbiamo reso più giovane e abbiamo voluto dargli un look ’tarantiniano’, nei capelli come quelli di Travolta in Pulp Fiction e nel baffo, che lui maniacalmente si tinge di nero.

Chi è zio Beniamino per Thomas Trabacchi?

Beniamino evoca un mondo che non esiste più, quel milieu di malavita prima dell’avvento del gigantesco flusso di denaro del narcotraffico. Un mondo milanese malavitoso prima dei Francis Turatello e dei Vallanzasca, che ricorda i personaggi delle canzoni di Enzo Jannacci. Un mondo che è stato raccontato benissimo nel libro ’La ballata del Pelé. Una storia di osteria, malavita e nostalgia’ (di Roberto Farina e Giancarlo Peroncini, ndr), che mi è stato regalato da un amico e che racconta, attraverso la storia di un ladro, proprio quel mondo delle osterie milanesi sui Navigli, frequentate da malavitosi e prostitute, ma anche da operai e artisti. I Navigli delle chiatte delle merci, in un periodo, il Dopoguerra, fatto di fame, in cui esisteva una filiera di solidarietà quasi progressista nei confronti di un arrestato, per aiutarne la famiglia rimasta senza soldi per comprare il cibo o il carbone per scaldarsi.

Un mondo che Rossini evoca in ogni sua apparizione, in ogni suo dialogo, smorfia e gesto..

Rossini da ragazzo già faceva il contrabbandiere, ha perso la madre durante la Guerra, ha vissuto fin da giovane tutti i cambiamenti del mondo criminale e adesso non ha nulla da perdere. In realtà, sempre prendendo le distanze dalla parte criminale, ho una grande nostalgia per quel mondo in cui la povertà era portatrice di generosità, mentre la ricchezza era più legata all’avidità. Il mondo delle comuni, del vivere insieme e in comunità. Sia chiaro: un mondo delinquenziale e quindi mai approvabile, ma che era davvero legato a una forte legge morale. Ora siamo in balia di tutto quello che è stato fatto nel secolo scorso: penso che il XX Secolo sia stato uno dei più tragici per l’umanità moderna, un periodo legato a un ’progresso’ guerrafondaio, che non ha avuto occhio per calamità create dall’uomo, come l’inquinamento, di cui paghiamo e pagheremo sempre più le conseguenze.

Un grande, grandissimo lavoro lo hai realizzato nella parlata di Rossini, nel suo milanese così poco ’bauscia’, ma dal sapore popolare...

Un aspetto che ho curato molto: in fase di preparazione ne ho parlato con Vicari e mi ha sempre appoggiato. Nel processo di costruzione e caratterizzazione del personaggio, ho attinto a filmati d’epoca e video su Youtube, in particolare quelli di Luciano Lutring, il ’solista del mitra’, a cui ho ’rubato’ alcuni tic verbali che ho usato per zio Beniamino, sempre su approvazione di Daniele. Beniamino non parla un milanese ’pesante’, snob, il suo meneghino ha una cadenza popolare, usa poche parole del dialetto – anche perchè avremmo dovuto sottotitolarlo!! - è il milanese dei ’magüt’, dei lavoratori, dei manovali, che ha anche una sua musicalità e con cui è facile empatizzare.

E quel borsello alla spalla che Beniamino spesso si aggiusta, un semplice oggetto di scena che permette un gesto antico che sa di mondo operaio, di pragmatismo da lavoratore...

Mi fa piacere che si noti il particolare del borsello che porto alla spalla. E’ stata una mia idea, che ho presentato alle costumiste Francesca e Roberta Vecchi e che mi è stata approvata. Ho attinto ai ricordi personali, a mio padre che lo portava, ma anche e soprattutto a un ex poliziotto che conosco, che gira armato e che tiene la pistola nel borsello. Beniamino non lo lascia mai: lì tiene le sue pistole, che utilizza all’occorrenza e sempre con una precisione da professionista.

Salta subito all’occhio, ed è motivo di riuscita della serie, il rapporto amichevole, quasi tra fratello maggiore e fratello minore, più che tra padre e figlio, tra l’Alligatore e zio Beniamino. Una alchimia che passa attraverso il rapporto tra due attori bravi, tu e Matteo Martari, che costruite due personaggi riusciti e credibili, subito simpatici al pubblico!

Con Marco ci eravamo già conosciuti sul set della serie Non uccidere, ma non avevamo passato tanto periodo assieme come per L’Alligatore. Qui, tra i nostri personaggi c’è un vero e proprio rapporto di coppia scenica, sono due personaggi completamente diversi e che provengono da mondi e passati diversi, ma si trovano a condividere, a loro modo, dei valori e delle scelte di vita. Il nostro affiatamento sullo schermo non poteva che essere tale prima di tutto fuori dal set: ci siamo frequentati spesso oltre gli orari di riprese, creando un’alchimia di amicizia prima che di lavoro. Molte scene sono nate proprio in momenti extra-set, sfumature di dialoghi, scherzi e momenti leggeri tra noi due li abbiamo riportati sulla scena. Li provavamo con Daniele, alcune improvvisazioni di questo tipo sono state tagliate, altre sono rimaste nelle scene e funzionano bene.

Facci qualche esempio! Per chi ha divorato la serie non sarà difficile ricordare la scena!

Una scena frutto di questa nostra alchimia extra set è, per esempio ,quella dell’appostamento a Roma nell’episodio ’Il Maestro di nodi’ (nella seconda parte, ndr): i due sono nel SUV di Beniamino, e Marco, appisolandosi, mette le scarpe sul cruscotto. Rossini, con calma serafica – se fosse stato qualcun altro lo avrebbe picchiato di sicuro – gli chiede di togliere i piedi da li e si vede che deve trattenersi. Una scena quasi comica, che funziona benissimo. Pensa che abbiamo anche girato Marco che si toglie le scarpe e rimette i piedi sul cruscotto, ma questa è stata tagliata, sarebbe stata esagerata.

Non sarà l’unica improvvisazione che hai inventato per il tuo splendido Rossini...

In una scena sempre de ’Il Maestro di nodi’ (nella prima parte, ndr), quando arriviamo a un residence, Marco rifila per la seconda volta cento euro al portiere – interpretato da Massimo Carlotto in un cameo - per entrare in una delle camere e, quasi senza farsi sentire, Beniamino commenta tra il curioso e il meravigliato ’un altro centone?’, come a dire ’ma quanto gli dai’?

Una piccola, azzeccata sfumatura che aiuta a capire il rapporto di Rossini con il denaro...

Vero, ma attenzione: Rossini pur essendo un criminale di vecchio stampo non disdegna il grano, anzi! Vive in una bella villa sulla laguna, ha un motoscafo, vestiti e profumi costosi – che l’Alligatore commenta sempre con ironia, essendo vestiti e profumi di altri tempi. Insomma, lo usa, il denaro, gli piace goderne, ha sempre lo champagne in frigo, ma mantiene sempre quello spirito popolare per cui il grano non va sprecato.

Altro personaggio che vi accompagna tra la pianura padovana, la laguna veneta e il Piovese - dove è nata la Mala del Brenta - ecco il blues, ’non per tutti’, come sottolinea Buratti in una scena. Che apporto ha dato la musica alla serie?

La musica blues è un’autentica colonna portante per l’Alligatore. Lo era nei libri e lo è – grazie a un lavoro splendido di Teho Teardo – anche nella serie. Perfette le sonorità che sono state scelte per raccontare lo spleen della laguna, per sottolineare quanto ci troviamo in un ’western padano’, come lo ha descritto Vicari. Il blues è un vero e proprio personaggio in più, nella serie sono stati chiamati a suonare anche molti gruppi storici del genere, che Carlotto conosce bene. Carlotta (Natoli – attrice, figlia del compianto regista e attore Piero e compagna di Trabacchi, ndr) mi ha fatto notare che una traduzione della Bibbia sbagliata recita che ’in principio era il verbo’, mentre una traduzione corretta dovrebbe recitare che ’in principio era il suono’. Ecco perchè per me la musica è l’espressione artistica più alta che esista, che ci avvicina a Dio.

Stai ricevendo tanti ottimi riscontri per questa tua interpetazione...speriamo di vedere una seconda serie!

Carlotto ha scritto materiale letterario sull’Alligatore che ce n’è abbastanza per farne cinque, di serie! Per quanto mi riguarda, il lavoro fatto per interpretare Rossini devo dire che mi sta portando grandi e nuove soddisfazioni personali, non capita spesso di ricevere complimenti da persone del settore e dai media, che spesso sottolineano in positivo proprio il ’mio’ Rossini. Senza falsa modestia, so di cosa sono capace e penso che in questo caso, valga la regola per cui quando si ha a disposizione una tela grande e una vasta gamma di colori di qualità, in questo caso delle ottime sceneggiature e regia, un – bravo – pittore sa tirarne fuori un grande quadro.

Per vedere il boxset con gli 8 episodi della prima serie su RaiPlay: www.raiplay.it/programmi/lal...

Per acquistare ’La verità dell’Alligatore’, di Massimo Carlotto: www.edizionieo.it/book/97888...

Per acquistare ’La terra della mia anima’, di Massimo Carlotto: www.edizionieo.it/book/97888...

Per acquistare il libro citato da Trabacchi nell’intervista, ’La ballata del Pelè’: www.milieuedizioni.it/prodot...



Enregistrer au format PDF