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Femme (3)

Pubblicato il 24 febbraio 2009 da Filippo Ferraresi


Femme (3)

Parigi – Maison des Métallos - Vera e propria “casa culturale”, come precipitata nel quartiere più contaminato di razze e generi di Parigi, Belleville, la Maison des Métallos, a poco più di un anno dalla sua inaugurazione (Novembre 2007), si impone come il faro più potente della ricerca non solo teatrale della Ville. Edificio storico, nato come industria di strumenti musicali, poi convertito e rimasto per quasi un secolo la “casa dei metallurgici” parigini, ovvero gli operai metalmeccanici, oggi è un teatro con due sale, una galleria d’arte, un caffé, un luogo di incontri, scambi e divulgazione di cultura, tutto direttamente finanziato dal Comune di Parigi. Nella sala “Verriere” della Maison, dove le pareti di vetro trasudano una Parigi che appare in trasparenza, va in scena Femme (3), spettacolo scritto, diretto e interpretato da tre diverse personalità del teatro contemporaneo francese. Il testo davvero dirompente di Christian Rullier, scrittore e drammaturgo molto prolifico, stimato e rappresentato sia patria che in Europa sposa la regia di Jacques Perdigues, artista visuale e plastico, disegnatore e scenografo prima che regista. In scena soltanto Bagheera Poulin, attrice e fondatrice assieme al regista del gruppo MTC (Mouvement Culturellement Transmissible), padrona assoluta della diegesi dell’opera.

Femme (3) è un vero e proprio infuso di poesia e violenza che parla degli uomini, dei maschi, smontando pezzo dopo pezzo tutto l’edificio del godimento, della fierezza, della virilità che per antonomasia appartiene a questo genere sessuale. Il campo sul quale inscenare questa disfatta è, arditamente, quello sessuale: tramite l’uso di un linguaggio esplicito che diviene crudo, quasi violento, lo spettacolo ci porta a smascherare alcuni lati segreti degli uomini, i loro vicoli ciechi dell’intimità, “perché gli uomini non sono sedotti che da grandi curve... – le conversazioni si eternizzano, i sentimenti rientrano nel decoro”. Femme (3) è un lungo lamento senza frustrazione e isteria femminili, dove invece un procedere lento e solenne immobilizza i comportamenti maschili nei tempi dei tempi, li spoglia delle barriere sociali, li espone alla mercé del giudizio: “io non faccio l’amore – dice l’attrice – io rattoppo”. L’attrice, sensuale, avvolta in una veste da notte color porpora, è su un divanetto al centro della scena; sul fondo è proiettato un video del suo primo piano che sibila, sussurra il ragionamento sugli uomini. Le labbra rosse dell’immagine luminosa si stampano sul suo vero corpo, rivelandone le forme. Questo prologo dura quindici minuti e dà il via alla seconda parte dello spettacolo: sulla scena due televisioni mostrano scene di vita quotidiana dell’attrice, (scovata in attimi di intimità, intenta a leggere o passare del tempo con la figlia), e anche sul fondo, ingigantite, passano queste immagini che incorniciano e esaltano la sua fortissima presenza scenica. La moltiplicazione di immagini di intimità femminile si somma alla figura in carne ed ossa dell’attrice, ora nuda Cleopatra incantatrice, creando un’asfissiante sensazione di saturazione, dalla quale anche un capello dell’uomo è escluso. Al tempo stesso il monologo-ragionamento, che somiglia sempre più ad un discorso sulla vita, si satura della parola “uomini”, pronunciata sempre con una spiccata volontà accusatrice. Il risultato è un ossimoro audiovisivo potentissimo tra la sensualità femminile e l’asettico suono della parola. Il testo prepotente e sfacciato è messo in scena con la giusta lentezza; lo spettatore può così assorbire la valanga di parole e ridimensionare il loro significato, godendo dell’interpretazione della Poulin che riesce a traslare l’azione in un “altrove scenico”, un luogo mentale, estremamente lucido e razionale. Il suo corpo nudo, esposto con tanta sprezzante sicurezza, non è che lo schiaffo “gender” al maschio. Uomo e donna. Generi? Definizioni? Passaggi? Di sicuro c’è soltanto il ruolo di interdipendenza reciproca, la necessità di aversi, di incontrarsi malgrado tutto. “Inviter à vivre, tout simplement” è l’intento dichiarato dello spettacolo.


Testo: Christian Rullier Concezione, realizzazione e regia: Jacques Perdigues Con: Bagheera Poulin Montaggio, suono e immagini: Paul Lazar, Ken Higelin Installazione luminosa: Jean-Sébastien Wolff Attori in video: Christiane Cohendy, Bagheera Poulin, Messue Wolff e Antoine Web Info: Maison des Métallos


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