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Festival INTRANSIT (Berlino, H.d.K.d.W.) - El Periférico de Objetos / Maricel Alvarez

Pubblicato il 25 agosto 2009 da Paolo Sanvito


Festival INTRANSIT (Berlino, H.d.K.d.W.) - El Periférico de Objetos / Maricel Alvarez

Berlino, 17.6. La direzione di quest’anno, affidata ad André Lepecki (professore della New York University, Department of Performance Studies, ma ad interim borsista a Berlino), ha scelto come tema la „resistenza“, o eventualmente la „rivolta degli oggetti“ (nel titolo Widerstand der Objekte). Nel primo e più rilevante brano del gruppo argentino, Dolor exquisito, el Periferico recupera a piene mani la propria percezione e l’autoironia dei testi ormai celebri di Sophie Calle nel progetto multimediale Exquisite pain, che si trovano ricreati, ma non riprodotti, nella messa in scena di Alvarez/Wehbi: perché infatti lo spettacolo nasce per filiazione dall’opera della Calle, non come sua imitazione (anche se con il reimpiego dello stesso testo). L’artista francese ha così goduto della chance di essere collocata alla radice genealogica di una ’scuola’ letteraria (in questo caso, per la scrittura di un testo teatrale): cosa che l’ha, naturalmente, entusiasmata, come apprendiamo dal comunicato stampa.
Significativo nell’allestimento è l’impiego di strumenti linguistici della comunicazione artistica contemporanea: nel video, nell’arte digitale, nella musica elettronica, e particolarmente in modo eminente in Tony Oursler; dunque un teatro che non è più performance, ma anche arte visiva - sebbene, ancora, non del tutto. Nella metà sinistra della scena si sussegue una successione di narrazioni con la voce di diversi interpreti maschili: chi sono? E che storie raccontano, evidentemente diverse da quella di Maricel? Sono comunque profondamente inquietanti, molto più del racconto della Calle. Nella proiezione su di un fantoccio del video-ritratto parlante dell’interprete di queste narrazioni, Periférico recupera la straordinaria invenzione di Tony Oursler, artista videoasta ormai consacrato, e dei suoi talking heads (una po’ più di trasparenza avrebbe consentito di citarlo anche nel programma o nel comunicato, ma non ce n’è traccia). Come è stato detto per l’artista americano, „le installazioni integrano il materiale di proiezione, e la cornice stessa all’interno della quale sono inserite: il dialogo di Tony Oursler con l’architettura è divenuto una costante nella sua opera. Questo principio d’integrazione concerne ugualmente i monologhi e i dialoghi dei suoi nastri sonori. questi sono costituiti di testi e di citazioni, come nel procedimento di cut-up della Beat Generation, o piuttosto del sampling“ (da un testo del Museo Jeu de Paume di Parigi). Si potrebbe sostiutire „architettura“ con „scena“ e si otterrebbe una descrizione del Dolor. In modo quasi identico Maricel rivive personalmente, in una performance molto spontanea e imperniata ad un forte realismo, le delusioni della Calle che sembrano messe in atto nel loro sviluppo davanti ai nostri occhi (proprio mentre si svolgono le piccole azioni quotidiane della vita della protagonista, dal mettere oggetti in ordine al laccarsi le unghie; e forse proprio poiché esse si svolgono, l’azione assume la valenza di performance, a causa della loro casualità e banalità).

Per quanto riguarda l’altra produzione del gruppo argentino, il Manifiesto de Niños, questo sembrerebbe quasi essere stato scelto per la sua perfetta applicazione del paradigma (o è un’estetica?) della „resistenza“, „rivolta degli oggetti“: appare chiaro che per l’estetica di questo spettacolo gli attori sono marionette e dunque oggetti, rinnegando la loro identità di viventi. Forse con ciò tuttavia si allude a un paradigma di ciò che accade a tutti gli esseri umani oggi, individui nati sovrani e liberi ma anche diventati frattanto atomistici e seriali, quindi in realtà non più liberi. In ogni modo è il tradimento, poi disinnescamento - infine parodizzazione derisoria dell’ordine costituito, attraverso la sua messa in atto fittizia, e inscenata teatralmente. El Periférico si è trasformato nel corso degli vent’anni seguiti alla sua fondazione, portando alle sue estreme conseguenze le potenzialità creative del medium antico espressivo della marionetta - e questionando perciò la sua pertinenza all’oggetto e conseguente facoltà di pertinenza all’essere umano (come è stato scritto in un saggio del Theaterinstitut di Monaco, una „indisgiungibile ambiguità tra il vivente e l’oggettuale“).

La rivolta dei bambini, nella casa da bambole che abitano, ha delle analogie con un luogo di segregazione, con uno speciale carcere; in ogni modo è in tale condizione che lo spettatore è costretto a percepirli, non essendoci apparentemente un ingresso / uscita del luogo (pur essendoci, sono certamente ben mimetizzati). Alcune radici in Antonin Artaud della poetica del gruppo possono anche, forse, spiegare la ferocia delle azioni, che hanno qualcosa del superamento del limite delle possibilità corporee quasi grotowskiano. La „bambina“ Maricel viene picchiata più volte. L’emozione è forte, ma lo è sempre con degli interpreti come i membri del Periferico. Per capire siamo costretti un po’ a soffrire, come dicevano anche i Greci (pathei mathos); ma la comprensione è poi certa, e sembra essere uno dei principi cardine del Festival. Lo spettatore li può spiare, e non di fatto realmente guardare come altrimenti avviene nella convenzione teatrale, attraverso una fessura allungata orizzontalmente per gran parte del perimetro della „stanza“.

Il gruppo argentino El Periférico de Objetos (“L’orlo degli oggetti”), internazionalmente noto e pluripremiato, fu fondato nel 1989 a Buenos Aires dai cinque artisti Emilio García Wehbi, Ana Alvarado, Daniel Veronese, Alejandro Tantanián e Román Lamas. Tutti i suoi membri scrvono i testi, li mettono in scena e li recitanoa seconda della produzione. Tra i loro successi sono: Ubu Rey da Alfred Jarry (1989), El hombre de Arena (1991), Camara gesell (1994) da Daniel Veronese, Máquina Hamlet da Heiner Müller (1995), Circonegro (1996) e Zooedipus (1998), Monteverdi Método Bélico (2000), Apogrifo 1: El Suicidio (2002) infine questo Manifiesto de Niños, d’altronde già visto allo Spielart Festival (Monaco) nel 2005. Performer (Dolor Exquisito): Maricel Alvarez


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