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Fiction Italia - Il mostro di Firenze

Pubblicato il 22 novembre 2009 da Fabiana Proietti


Fiction Italia - Il mostro di Firenze

6 giugno 1981. Località Mosciano di Scandicci.
Un assolato paesaggio toscano si trasforma col calare del buio. Appena scende la notte, una coppia in auto si apparta in una strada di campagna. Quello che segue sono passi, spari e poi i dettagli del corpo trascinato della donna, una lama nel buio e tanto sangue. Nero. Sigla. Quello di Scandicci è il primo delitto attribuito dalla polizia a un maniaco, a un Mostro, allora chiamato per scherzo dalla popolazione “Cicci, il mostro di Scandicci” prima di diventare per tutti “il Mostro di Firenze”, serial killer – uno solo, più persone? – macchiatosi di almeno sedici omicidi nella Toscana degli anni Ottanta, con due episodi incerti nel Sessantotto e nel Settantuno.
La miniserie di Sky parte così, quasi come uno Zodiac in tono minore, senza musiche, senza grandi movimenti di macchina, ma con la stessa brutale crudezza. Per poi accostare a queste immagini una sigla composta di frammenti sfuggenti del paesaggio campestre, accompagnati da una musica dolce, persino infantile - quella di Gioco di bimba, cover de Le Orme interpretata da Graziano Galatone - che se da un lato si lega a certe celebri ninnananne del cinema horror, dall’altro sta a segnare la perdita di verginità di un mondo incantato, in cui irrompe la mostruosità di un’entità non identificata ma soprattutto le ambiguità che marcano tutti i grandi, e irrisolti, misteri italiani.
Con Il mostro di Firenze Sky mette a segno un’altra operazione brillante, figlia di un’idea di televisione innovativa, sperimentale, capace di osare lì dove le reti generaliste non possono, e raccontare l’Italia nei suoi meandri più torbidi, partendo dalla cronaca nera – il team degli sceneggiatori è lo stesso di Romanzo criminale e Donne assassine – per dare vita a delle storie che mescolano generi e stati d’animo differenti. Qui, nella fattispecie, si tratta del melodramma umano che coinvolge i genitori di una delle vittime, Pia Rontini, e che li vede impegnati nel cercare la verità, intrecciato all’impianto del thriller e della detective story inerenti agli omicidi, descritti con un realismo a tratti persino macabro, e alle indagini della SAM, la Squadra Anti Mostro.
È pertanto un’operazione ambiziosa e complessa quella attuata da Il Mostro di Firenze, in cui la piattaforma digitale mostra come l’esperienza ormai acquisita dopo vari tentativi – vi includiamo anche il tv movie diretto da Alex Infascelli, Nel nome del male, sul mondo delle sette sataniche, liberamente ispirata alle gesta de Le Bestie di Satana – sia approdata a una maturità artistica e produttiva in grado di gestire un materiale potenzialmente caotico e debordante come quello che ha portato al lungo e inconcluso processo a Pietro Pacciani.
Se si sceglie di riferirsi a Sky anche per i meriti artistici, è proprio perché l’impronta della produzione si traduce nella regia e nella fotografia di Antonello Grimaldi e Alessandro Pesci, che sembrano mettersi completamente al servizio dello stile ricercato, o imposto, dalla tv di Murdoch per i propri prodotti.
Tornano alla mente le parole di accusa di Cristiano Bortone, quando, allontanato dal set di Moana (prossima fiction di punta del network), disse che si voleva far somigliare ogni lavoro a Romanzo Criminale. Epurando queste frasi dal risentimento dell’autore, non possiamo che convenire col suo pensiero, trovando però positivo, almeno per ora, tale imprinting, perché crediamo di intravedervi la volontà di sperimentare una via che è riuscita nell’insperato obiettivo di coniugare qualità, libertà espressiva e consenso di pubblico.
Grimaldi e Pesci, che già con Caos Calmo avevano dato prova di grande adattabilità nei confronti di un soggetto particolarmente morettiano, lavorano qui secondo gli imperativi estetici Sky: una fotografia del tutto antinaturalista, dai toni freddi, persino acidi, capace di infondere alle immagini una qualità innaturale e onirica che, dati i tremi trattati, precipita la vicenda in un lungo incubo a occhi aperti.
Si mostrano con rapidità subliminale immagini scioccanti come il buco nero lasciato nei cadaveri dall’asportazione del pube, o i lembi di pelle insanguinata recapitati in una lettera alla procuratrice Silvia Della Monica (Nicole Grimaudo) che per prima si occupò del caso.
Aspettando di vedere come verrà gestita la parte del processo – aggiungendo quindi il procedural drama al thriller e al dramma – ossia gli eventi del caso Pacciani che più risonanza ebbero tra l’opinione pubblica e la stampa, speriamo comunque che la serie si spinga anche verso quelle piste esplorate dalle indagini ma messe in qualche modo a tacere: quella del medico perugino affogato nelle acque di un lago e quella riconducibile alle pratiche sataniche dei mai scoperti "mandanti".
In un momento in cui l’attualità sembra rivivere l’incubo di delitti inspiegabili e probabilmente irrisolti – dalle nuove dichiarazioni sul rapimento di Emanuela Orlandi, alle indagini riaperte per Via Poma fino ai risvolti più drammatici del caso Marrazzo – riaprendo la ferita degli omicidi del Mostro, Sky dimostra di saper ‘stare sul pezzo’ e che il bisogno di chiarezza, di verità, non cade in preiscrizione. Anche nel Paese dell’oblio.

Il primo episodio de Il mostro di Firenze


Regia: Antonello Grimaldi; sceneggiatura: Daniele Cesarano, Barbara Petronio, Leonardo Valenti ; fotografia: Alessandro Pesci; montaggio: Angelo Nicolini; musica: Massimiliano Annibaldi; interpreti: Ennio Fantastichini (Renzo Rontini), Marit Nissen (Winnie Rontini), Bebo Storti (Pietro Vigna), Corso Salani (Paolo Canessa), Marco Giallini (Renzo Perugini), Nicole Grimaudo (Silvia Della Monica), Duccio Camerini (Mario Rotella), Massimo Sarchielli (Pietro Pacciani); produzione: Wilder; distribuzione: Fox Crime - Fox Channel Italy; origine: Italia 2009; durata: 6 episodi da 50’


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