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Fid Marseille 2008 - Possible Lovers

Pubblicato il 7 luglio 2008 da Antonio Pezzuto


Fid Marseille 2008 - Possible Lovers

Spesso è difficile riuscire ad entrare nelle sale dove si proiettano documentari. Anche qui al Fid di Marsiglia. Le sedie, infatti, sono tute occupate dall’enorme ego del regista, che no si interessa dell’oggetto verso il quale punta la videocamera, ma si concentra esclusivamente sulla voglia di mettere in scena la propria posizione. Un documentario sul problema della clandestinità, per esempio, può così semplicemente diventare un lavoro sulla propria esperienza assieme ad emigrati potenzialmente pericolosi e l’autore si crogiola nel suo ribadire l’aver vissuto una esperienza al limite. E più il documentario è sperimentale, più il ruolo dell’autore è centrale. Probabilmente è un paradosso ma una situazione analoga la si nota su Internet, nei video di You Tube, su alcuni di loro, dove non vengono raccontati desideri di esprimere la propria creatività, ma episodi nei quali l’autore è protagonista, picchiando il più debole o cantando stupide ed orecchiabili canzoni. Il documentario è un gioco di relazioni, a cui prendono parte tre soggetti diversi: chi sta dietro la macchina da presa, chi ci sta davanti e chi guarda il risultato di questo rapporto. E di tutte queste tre figure bisogna tenerne conto.

Tutto questo per parlare di due lavori, corti presentati nella sezione Traduire l’Europe, realizzati da due registi francesi che hanno come oggetto il rito della tarantola e l’isola di Alicudi (La scandaleuse force du passé di Mireille Perrier e Alicudi di Gerard Courant). Visti da lontano, questi due piccoli film probabilmente riescono a dare delle informazioni, ad esplicitare delle sensazioni. Ma se Alicudi la si conosce e se della cultura della taranta si è letto qualche libro o qualche articolo, ci si rende conto che nei due lavori serpeggia un’aurea di neocolonialismo, l’arroganza di chi vorrebbe che tutto fosse cristallizzato nel pittoresco, l’egoismo di chi non pensa che dietro il problema della mancanza di elettricità, del porto che manca o della condizione della donna, sfruttata, sottomessa e violentata nello spirito (se non nel corpo), si nasconde un disagio ed un dolore che nessuna bella cartolina è in grado di far dimenticare. Sembra, così, che sia difficile giudicare, ma la linea di discrimine è più semplice, ed è nel giudizio morale.
Hunters since the beginning of Time, per esempio, di Carlos Caras, in concorso, narra la storia di un gruppo di pescatori/cacciatori installati sulla costa del mare di Bering. Ammazzano le foche, ma non con i bastoni in modo da non rovinarne il manto, ma semplicemente con un fucile, appena le foche tirano fuori la testa dall’acqua. Non c’è giudizio morale, non c’è sorpresa o ricerca dell’aneddoto. Carlos Caras è stato un anno in questo posto, lo ha guardato, lo ha ripreso, è stato attento a costruire ritmi e inquadratura. Perché l’inquadratura, come la relazione, è importante. Anzi ancora di più, perché è l’inquadratura che è in grado di raccontare che tipo di relazione si crea tra soggetto filmato e soggetto filmante.

Ed è proprio l’attenzione alla inquadratura, all’immagine, uno dei tratti che accomuna la quasi totalità dei lavori qui visti, dai brutti ai meno brutti, in tutti più che l’ossessione della storia si racconta la voglia di fare cinema, come in Possible Lovers di Raya Martin, il regista filippino che fa impazzire tutti i cinefili rigorosi di questi ultimi anni. Tre minuti di immagini di archivio, una frase che appare sullo schermo: “They made movie in 1919. Long silent emotions” e poi parte con un piano sequenza, lunghissimo, 80 minuti, con la macchina da presa ferma su due uomini seduti su un divano, uno più occidentale (gli Stati Uniti?) e uno più asiatico (le Filippine?) fin quando l’alba arriva. E sotto i suoni, la sola cosa che cambia, il racconto della Storia. Senza parole, noi e il film, un omaggio al primo film realizzato nelle Filippine, una storia d’amore che non è mai stata vista perché la guerra ha distrutto la pellicola, perché, come ha detto Raya Martin, “la Storia dimora nel sangue, nell’aria, e non nei discorsi che si fanno”.
E sono le immagini che possono raccontare il reale ed i suoi movimenti.


CAST & CREDITS

TRADUIRE L’EUROPE

- La scandaleuse force du passé

- Alicudi

CONCORSO

- Hunters since the beginning of Time

- Possible Lovers


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