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Figlidiunbruttodio al festival Teatri di Vetro

Pubblicato il 2 giugno 2011 da Laura Khasiev


Figlidiunbruttodio al festival Teatri di Vetro

Anche quest’anno il Festival Teatri di Vetro si è reso occasione di un interagire tra pubblico e scena, dimensioni scisse per una convenzione che sta perdendo sempre più vigore. Pubblico e scena che ora si trovano complici, immersi nelle stesso disagio, quello di vivere in un’epoca in cui ogni metà diviene il tassello precario di un percorso in salita. Lo spettacolo Figlidiunbruttodio è portatore proprio di questo messaggio, incarnato attraverso situazioni differenti ed apparentemente distanti, che nello snodarsi mostrano pian piano la loro attinenza reciproca.

Due vagabondi si scambiano battute su come poter risollevare le loro sorti. Non c’è una collocazione temporale o spaziale definita, il contesto è liquido, anche se i due accennano ad un periodo post-bellico connotando la necessità di rialzarsi da un momento di caduta. Ma volendo scardinare la vicenda da un momento storico per noi lontano e travasandola al giorno d’oggi si nota come questa sia adatti perfettamente alla nostra epoca Protagonisti di questa storia senza tempo sono due disperati: l’uno con atteggiamento quasi paterno tipico di “colui che pensa”, che prende le decisioni importanti e di cui ci si può fidare mentre l’altro è una sorta di “clochar un po’ demente” (per riprendere un’espressione di Renato Palazzi), con una parlata titubante e un atteggiamento goffo che ne ha sottolineato il carattere grottesco. Una storia, senza spazio e senza tempo quindi, che non ha né un inizio né una fine, ma si lega attraverso un filo rosso ad un’altra, apparentemente lontana, in cui le due figure attoriali, oltre che a cambiarsi d’abito, adottano una sorta di inversione speculare. Lo spettatore viene catapultato in uno studio di registrazione, in cui si compiono preparativi per il reality del momento, il saggio uomo dall’atteggiamento sicuro, Lino Musella, si trasforma in un giovane di periferia, con un atteggiamento gravido di tutte quelle insicurezze e quell’incoscienza tipica di chi vive la vita ai margini della realtà. Dall’altra parte il “clochard” inebetito, Paolo Mazzarelli, veste i panni e i duri atteggiamenti del manager televisivo, uomo di successo, che vuole forse essere un implicito rimando ai berlusconiani di questa epoca, la cui esperienza diviene motivo di vanto e di un’altezzosità ingiustificata nei confronti della vita e di chiunque sia intorno a lui. Il momento di maggior intensità si rivela attraverso una frenetica esposizione del bilancio annuale di guadagni della produzione televisiva, scandita arditamente dall’arrogante presentatore. Le due storie si intrecciano e fra queste il passaggio di video rappresentanti sketch televisivi emblematici,montati in maniera convulsa e nei quali le parole come ‘suicidio’ si alternano per contrasto facce patinate maschera preparate per la spettacolarità, che però non ha nulla a che vedere con l’autentica identità di chi la indossa. Paolo Mazzarelli ha elaborato un testo e una messa in scena con l’intento di contestare la superficialità di una società immersa nella frenesia di apparire attraverso modalità e mezzi che ne riproducono le dinamiche. Il regista ha portato sul palco un paradosso scenico che intrattiene il pubblico senza annoiarlo: il dialogo tra il giovane e il manager diviene occasione di confessioni che confluiscono in un finale tragicomico, di forte denuncia contro le speranze infrante di povera gente sfruttata come mezzo per alzare l’odiens per poi essere abbandonata nel limbo moderno del dimenticatoio. Si esplica così la fusione delle due storie, che suscitano quell’umorismo pirandelliano connotato dal sentimento del contrario, che si inaugura con un sorriso di pochi istanti per confluire poi in un’amarezza che resta tatuata nei pensieri anche a luci spente e sipario chiuso.


(Figlidiunbruttodio); Regia: Paolo Mazzarelli; drammaturgia: Paolo Mazzarelli; fotografia: Matteo Delbò; interpreti: (Paolo Mazzarelli), (Lino Musella); teatro e date spettacolo: Teatro Palladium 20 maggio; info: Festival Teatri di Vetro 2011; Lo spettacolo è stato vincitore del bando In Box 2010.


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