Gabriele Vacis al Valle con Zio Vanja

Un luogo senza tempo ospita la storia raccontata da Cechov alla fine del diciannovesimo secolo, quando in Russia si stava passando da una società rurale al capitalismo. In scena al Teatro Valle, dal 10 al 22 novembre lo Zio Vanja di Gabriele Vacis, inserito in una monografia dedicata al regista.
Un telo di plastica fa da epidermide alla scena, dividendola nettamente dal pubblico e creando così una dimensione lontana da quella naturalistica. Lo spettarore diviene un voyeur, che spia all’interno di una casa. Si è di fronte ad una “scatola” che contiene delle anime che tra loro comunicano il malessere di un’epoca e il disagio di un momento di transito come quello che riguarda i personaggi.
Forse però, in questa resa scenica, viene poco risaltata la vera essenza dell’opera cechoviana, espressione di quanto le persone, in quel momento di passaggio, si sentissero spaesate e prive di punti di riferimento a cui aggrapparsi. Ciò infatti passa in secondo piano per la messa in risalto della passione tra il dottor Astrov e Elena, da poco moglie di un ricco e anziano critico d’arte e professore universitario, con una figlia di prime nozze, Sonia. Lo zio Vanja nei suoi dialoghi lamenta l’aridità della vita e critica le persone da cui è circondato. L’attore Eugenio Allegri è riuscito con grande abilità a tirar fuori il senso di frustrazione del protagonista e la sua malinconia costante nei confronti di una vita che non gli ha regalato nulla. La donna che desidera è sposa all’anziano professore, che Vanja disprezza, inoltre quest’uomo consegue la carriera accademica, quella a cui egli avrebbe ambito e quindi forte è il senso di inadeguatezza che l’uomo prova. Tutto ciò che desidera lo vede tra gli averi degli altri e in un momento in cui ogni cosa sembra fugace, egli avrebbe bisogno di un punto di riferimento, di un amore o di un lavoro e invece si ritrova soltanto la sua scontentezza e i suoi desideri non esauditi. Questo stato lo porta ad una rabbia che sconfina ai limiti della normalità, tanto che alla fine l’affezionato zio ci appare come un borderline dei nostri tempi, con una pistola in mano e con parole taglienti, dietro le quali si nasconde una grande fragilità. Un personaggio che si adegua all’adattemanto del regista, teso all’attualizzazione del testo, spostando l’attenzione verso sensazioni a noi più familiari e allontanandola da quella che è la vera atmosfera della Russia di quegli anni. Raccontandoci qualcosa di già conosciuto, ma attraverso una veste rinnoavata, Vacis regala allo spettatore uno uno spettacolo che fa riflettere proprio su quelli che sono i drammi postmoderni, come la noia e la frustrazione, l’incapacità di ottenere ciò che si vuole e la passione repressa a favore di un conformismo che va a braccetto con l’ipocrisia, mettendo in evidenza la storia clandestina tra il dottor Astrov ed Elena. Notevole l’interpretazione di Michele Di Mauro nei panni del dottore, egli ha dato un taglio per nulla scontato al suo personaggio, attraverso una rielaborazione non convenzionale, ma affascinante e capace di catturare l’attenzione grazie alla sua verve. Non si può inoltre non parlare del finale che ha chiuso lo spettacolo con un albero rovesciato e fatto calare verso il palco, un telo di plastica tra il pubblico e la scena ed effetti luce che hanno fatto pensare ad una foto del passato, su carta rovinata, come per voler fissare quell’immagine in un eterno presente. La scena si chiude con Vanja e Sonia, seduti ad un tavolo, a parlare del lavoro di contabilità, della vita, del valore del lavoro, a fare da sfondo una canzone africana, che ricrea un ambiente in sintonia con la natura e sono proprio quei rami calati dal cielo a raccontare che qualcosa è cambiato. I rami secchi metafora di un passato rurale che lascia spazio a una nuova epoca, all’insegna del capitalismo.
(zio Vacis); Regia: Gabriele Vacis; drammaturgia, e/o adattamento: Gabriele Vacis e Federico Perrone; luci:; scenografie: Lucio Diana; costumi, composizione scene, luci e scenofonia:Roberto Tarasco; interpreti: (Eugenio Allegri, Laura Curino, Paolo Devecchi, Michele Di Mauro, Lucilla Giagnoni, Davide Gozzi, Alessandro Marchetti, Laura Panti, Francesca Porrini ),; teatro e date spettacolo: Valle dal 10 al 22 novembre 2009; info: all’interno della monografia di Gabriele Vacis;
