Golden Globe 2009: pensieri sparsi sui premi

Sbaraglia la concorrenza Danny Boyle con quello che resta senz’altro il suo film più compatto e riuscito dai tempi di Trainspotting. Il suo Slumdog millionaire meritava senz’altro il Golden Globe per la sua capacità di mantenere, all’interno di una cornice ampiamente spettacolare, le fila di una riflessione sulla realtà indiana contemporanea. A vincere non è, quindi, solo la sapienza di un autore che sa far cinema con qualsiasi cosa gli passi tra le mani e davanti agli occhi (l’estremo eclettismo di Boyle meriterebbe da solo un discorso a parte), ma soprattutto il bisogno di coniugare le esigenze dell’intrattenimento con quelle della riflessione. Per una società in crisi come quella americana premiare un film che parla di povertà e dell’illusione della ricchezza attraverso i concorsi televisivi milionari è una segnale di cui si deve debitamente tener conto.
Identica apertura all’altro e ai problemi del medioriente lo riscontriamo nel premio assegnato al miglior film straniero. Valzer con Bashir, stupendo film d’animazione israeliano, ritira il suo premio all’ombra delle esplosioni che falciano la striscia di Gaza e mietono vittime su tutti e due i fronti. Il messaggio pacifista insito nelle splendide immagini di questo capolavoro non è nè generico, nè semplicista. Raccoglie i suoi colori direttamente nel vivo della tragedia e ci restituisce il senso di assurdità di ogni conflitto senza mediazioni, passando per la pancia e poi per il cuore. Siamo sicuri che non sono state le bombe e i razzi a far propendere la giuria dei Globes in questa direzione. Il film avrebbe vinto anche in tempi migliori, con buona pace del nostro Gomorra che è film eccezionale, ma meno universale e che devi dirsi già fortunato di essere riuscito ad arrivare sin lì. Certo da italiani ci dispiace non veder premiato il nostro Garrone, ma da cinefili non possiamo non riconosce che il premio a Bashir era più che motivato.
E’ una vocazione politica, quindi, quella che ci pare di poter rintracciare tra le fila dei premi assegnati la scorsa notte a Los Angeles. Non di un preciso pensiero politico, non di una parte rispetto all’altra, non della destra contro la sinistra o viceversa, ma una vocazione alla politica tout court. Ci si sente, sfogliando rapidamente il novero dei premi più importanti, il bisogno di esprimere un pensiero, di dire qualcosa di molto preciso. Ci si sente un’America che vuol dimostrare di aver imparato qualcosa dall’11 settembre, di un’America che ha scoperto, con dolore, che esiste qualcosa al di là dei suoi stessi confini e che la sua preoccupazione non può più essere solo quella di difendere la proprietà privata, ma che deve apririrsi al mondo. La crisi ha dato insegnamenti certi: non importa quanto grave sia a casa, essa si ripercuote comunque su tutto il globo, coinvolge ogni contrada del mondo conosciuto. L’America comincia ad imparare, sulla propria pelle, che le proprie scelte si ripercuotono ovunque. Siano esse di mercato che più strettamente di politica interna. Anche per questo ritira il premio per il miglior film d’animazione Wall-e: la dimostrazione esemplare di come andrà a finire il mondo se rimaniamo supinamente in poltrona a farci pilotare da altri. Qui in Italia gli ebeti esponenti del genere umano, flaccidi e attaccati alla cannuccia sono sembrati forse sin troppo fantascienza, ma si ha il sospetto che l’America sia già un po’ così. Il racconto di anticpazione attinge, quindi, le sue paure dal presente e cerca nostalgia nel passato, nell’alleniana Manhattan citata nella toccante scena della panchina.
E a proposito di Allen: stupisce un poco la vittoria del grande regista per Vicky Cristina Barcellona. Un’opera, questa, che ci riconsonsegna il grande autore di commedie, ma che non è ancora all’altezza della levità degli anni ’70 e ’80. L’ultimo lavoro alleniano è bello ed ha un primo tempo sfolgorante, ma sfiora in più punti la maniera. Segna però un’apertura al nuovo che è importante: è l’americano che si scioglie a contatto con la Spagna, con l’altro, col diverso. Un po’ imparando, un po’ restando se stesso. Anche questo un buon segnale per un futuro migliore.
E del resto non è un caso che a vincere il De Mille alla carriera sia stato proprio Steven Spielberg un regista che si è aperto alle contraddizioni del mondo ben prima degli altri suoi colleghi conterranei.
Gli altri premi sono meno pregnanti. La Sally Hawkins di Happy Go Lucky paga il suo tributo al bisogno di ottimismo del mondo americano in crisi. Che la sua felicità ci paia un po’ ebete è più colpa del regista che non della talentuosa attrice. Colpisce la doppia vittoria della Winslet per Revolutionary road e per The reader (film quest’ultimo sul quale varrà la pena spendere qualche altra parola in una prossima occasione), ma il talento dell’attrice ci pare sempre al di là di ogni ragionevole dubbio. Heath Ledger conquista un riconoscimento postumo dovuto. Mentre per la televisione trionfa John Adams su tutti.
Nel complesso un palmares variegato, ma preciso nell’indicare direzioni di cui i membri dell’Academy sapranno tenere debitamente conto.
Best Motion Picture - Drama
Slumdog Millionaire (2008)
Best Motion Picture - Musical or Comedy
Vicky Cristina Barcelona (2008)
Best Performance by an Actor in a Motion Picture - Drama
Mickey Rourke for The Wrestler (2008)
Best Performance by an Actress in a Motion Picture - Drama
Kate Winslet for Revolutionary Road (2008)
Best Performance by an Actor in a Motion Picture - Musical or Comedy
Colin Farrell for In Bruges (2008)
Best Performance by an Actress in a Motion Picture - Musical or Comedy
Sally Hawkins for Happy-Go-Lucky (2008)
Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Motion Picture
Heath Ledger for The Dark Knight (2008)
Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Motion Picture
Kate Winslet for The Reader (2008)
Best Director - Motion Picture
Danny Boyle for Slumdog Millionaire (2008)
Best Screenplay - Motion Picture
Slumdog Millionaire (2008): Simon Beaufoy
Best Original Song - Motion Picture
The Wrestler (2008)("The Wrestler")
Best Original Score - Motion Picture
Slumdog Millionaire (2008): A.R. Rahman
Best Animated Film
WALL·E (2008)
Best Foreign Language Film
Vals Im Bashir (2008)
Best Television Series - Drama
"Mad Men" (2007)
Best Television Series - Musical or Comedy
"30 Rock" (2006)
Best Mini-Series or Motion Picture Made for Television
"John Adams" (2008)
Best Performance by an Actor in a Mini-Series or a Motion Picture Made for Television
Paul Giamatti for "John Adams" (2008)
Best Performance by an Actress in a Mini-Series or a Motion Picture Made for Television
Laura Linney for "John Adams" (2008)
Best Performance by an Actor in a Television Series - Musical or Comedy
Alec Baldwin for "30 Rock" (2006)
Best Performance by an Actress in a Television Series - Musical or Comedy
Tina Fey for "30 Rock" (2006)
Best Performance by an Actor in a Television Series - Drama
Gabriel Byrne for "In Treatment" (2008)
Best Performance by an Actress in a Television Series - Drama
Anna Paquin for "True Blood" (2007)
Best Performance by an Actor in a Supporting Role in a Series, Mini-Series or Motion Picture Made for Television
Tom Wilkinson for "John Adams" (2008)
Best Performance by an Actress in a Supporting Role in a Series, Mini-Series or Motion Picture Made for Television
Laura Dern for "Recount" (2008) (TV)

NELLA STESSA RUBRICA
-
Intervista al direttore della fotografia FEDERICO ANNICCHIARICO
-
OSCAR 2021: vincitori e vinti
-
Un artigiano della luce - Intervista a Daniele Ciprì
-
Ri-tratto Rosso. Una mostra felliniana per eccellenza.
-
L’INCREDIBILE STORIA DELL’ISOLA DELLE ROSE: INTERVISTA AL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA VALERIO AZZALI
TUTTI GLI ARTICOLI
