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Venezia 71 - Heaven Knows What

Pubblicato il 31 agosto 2014 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Venezia 71 - Heaven Knows What

"Mi perdoneresti se morissi?". "Sì".
Primo dialogo tra i due protagonisti eroinomani della pellicola Heaven knows what, dopo averli conosciuti fare sesso per terra in primo piano. Il livello di tensione è alto da subito.
Harley e Ilya sono tossici, barboni, sporchi, distruttivi e si amano. Harley è pronta a tutto per lui, anche a togliersi la vita. Fa la colletta in mezzo alla strada per comprare delle lamette. Corre da lui a mostrargliele. Lui la incita a fare quello che minaccia da sempre. In un parchetto gelato - siamo in inverno - ritrovo di senzacasa Harley si tira su il maglione al gomito e sotto gli occhi di tutti si recide verticalmente le vene del polso. Ilya la soccorre, tutto è concitato, splatter di sangue su vestiti pelle visi, ambulanza, medicazioni, il ricovero in un centro per malati mentali.
I titoli di testa scorrono, con accompagnamento musicale molto forte a coprire le voci, mentre Harley viene offesa, picchiata e derisa da una serie di donne probabilmente addirittura più in difficoltà di lei. All’uscita dal centro Ilya non la vuole più e lei ricomincia la vita della strada.
La quotidianità di Harley comporta due pere al giorno, la fatica di reperire la droga, cercare di dimenticare Ilya. Sotto effetto di eroina va a letto con altri, soprattutto Mike che è tossico ma anche spacciatore, il che è un bene aggiunto.
I luoghi sono il fast food, nel cui bagno ci si droga in pace. La strada, dove fare accattonaggio. La metropolitana. L’internet point dove aprire il proprio profilo Facebook e ascoltare musica. I parchi nonostante la neve. Le case abbandonate.
La macchina da presa segue dialoghi estenuanti sullo sballarsi, sulla qualità dell’effetto della droga, sulla necessità di trovare soldi.
Harley è una Christiane F. contemporanea, più sicura di sé, più indipendente, ancora più pronta a tutto, ma solo per amore. La seguiamo frequentare assiduamente Mike, drogarsi gratis con lui, vivere con lui in un appartamento affittato a quindici dollari a notte da una vecchietta svanita e sola. Ma dopo un po’ riappare Ilya, la incontra seduta per strada a chiedere l’elemosina mentre legge un libro. Le dice che quello è il suo territorio, le prende il telefono cellulare regalatole da Mike, gli telefona e gli da appuntamento per ammazzarlo.
Lei spaventata lo raggiunge prima di Ilya. Lo avverte ma lo spacciatore invece di preoccuparsi si carica e lo va a cercare, cerca lo scontro. Nel parco avviene una colluttazione tra le foglie secche, rallentata dallo sballo, sembra una danza inutile e senza pericoli ma, quando i due si allontanano, Ilya tira fuori dalla tasca qualcosa e, come un boomerang, lo lancia in direzione del rivale che rimane ferito ad una mano. Una stella di lamette a cinque punte fatta da lui.

Dialogo sull’amore tra Mike e Harley:
"Lo ami ancora, vero?"
"Certo, non posso fare a meno di amarlo"
"Lui ti distruggerà"
"L’ha già fatto".

Ciclicamente Harley ritorna con Ilya, in una girandola di amore e distruzione. Partono con un pullman per il sud, Florida. Dormono lungo il tragitto. Lui si sveglia e obbliga l’autista a farlo scendere. Lei non si accorge di niente e quando si sveglia da di matto. Ritorna a New York sola e, trovando tutti i suoi compari al fast food, ritorna uditore di un monologo sballato di Mike riguardo a episodi coi poliziotti, fughe, overdose scampate per il rotto della cuffia.

I fratelli Safdie dirigono i novantaquattro minuti di pellicola seguendo quasi di nascosto i loro personaggi, mescolando sapientemente attori con ragazzi presi dalla strada.
La musica è molto presente, con funzione disturbante. New York è fotografata come non si vede spesso. Gershwin versione autodistruzione totale.
Lo stile documentaristico, puntuale e duro, senza compromessi, pronto a sporcarsi di sangue vomito immondizia è l’aspetto forte del film che, a tratti insostenibile, è certamente opera di merito.
La preziosa scoperta è la protagonista Arielle Holmes, a cui i registi, dopo un primo incontro casuale, hanno fatto raccontare la sua vita nella strada in 150 pagine che sono diventate un libro, "Made love in New York", da cui hanno tratto la sceneggiatura. Caleb Landry Jones somiglia al vampiresco Robert Pattinson, bello e maledetto, occhio ceruleo, pelle cadaverica, capello lungo nero, perfetto per il grado di immedesimazione nel ruolo.


CAST & CREDITS

(Heaven Knows What); Regia: Josh Safdie, Benny Safdie; sceneggiatura: Ronald Bronstein, Joshua Safdie ; fotografia: Drew Verderame; montaggio: Ronald Bronstein, Ben Safdie; interpreti: Arielle Holmes, Caleb Landry Jones, Buddy Duress; produzione: Iconoclast; origine: Usa, Francia, 2014; durata: 94’


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