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I 75 anni del Centro Sperimentale

Pubblicato il 24 settembre 2010 da Giulio Frafuso


I 75 anni del Centro Sperimentale

Alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dei Ministri Sandro Bondi e Giorgia Meloni si sono inaugurate ieri le celebrazioni per il 75° anniversario della fondazione del Centro Sperimentale di Cinematografia. La data di nascita ufficiale, per iniziativa di Luigi Freddi e sotto l’egida di Galeazzo Ciano e Benito Mussolini, risale infatti al 3 aprile 1935; con il Centro Sperimentale si istituzionalizzava il progetto di Alessandro Blasetti che nel 1930 aveva già costituito una Scuola Nazionale di Cinema come branca del Conservatorio di Santa Cecilia. Legata anche geograficamente agli stabilimenti di Cinecittà, la Scuola ha formato negli anni intere generazioni di registi, attori, tecnici e professionisti del cinema, fornendo al nostro cinema un determinato contributo di risorse umane. La Fondazione inoltre ha gestito e gestisce il patrimonio della Cineteca Nazionale, che dal 1949 conserva tutti i film usciti di nazionalità italiana, con un archivio di 80.000 pellicole, 600.000 fotografie e 50.000 manifesti, promuovendo attività di restauro delle opere e collaborando alla loro diffusione nei festival e nelle rassegne di tutto il mondo. Ebbene, questa eccellenza della cultura italiana (ora celebrata ) ha rischiato solo pochi mesi fa di entrare in una lista di enti ’inutili’, stilata in maggio con poca attenzione dal ministro Tremonti (o da chi per lui). Inevitabile dunque che l’evento di ieri si trasformasse in una fiera dei buoni propositi e dei riconosciuti meriti. Discutibile la scelta di non ammettere gli allievi alla cerimonia, che per protesta si sono comunque presentati, elegantemente vestiti, ai cancelli della Scuola: segno di un progressivo scollamento tra componente studentesca e dirigenza della Fondazione (con i suoi riti e cerimonie). La cerimonia si è aperta con le parole Francesco Alberoni, presidente della Fondazione, che ha tracciato le attività e lo stato di salute dell’istituzione da lui presieduta, “centrale per la conservazione del suo patrimonio culturale, come centro di ricerca e di formazione di altissimo livello, e come luogo d’incontro del cinema tricolore”. Alberoni ha inoltre evidenziato l’avvenuto decentramento delle attività, con l’apertura delle sedi di Milano, Torino, Palermo, e la proficua attività della CSC Production, società costituita per realizzare i lavori didattici degli allievi e per sostenere i primi passi nel mondo del lavoro dei neo diplomati.

Va tutto alla grande, insomma. Peccato che gli studenti a ragione non siano dello stesso avviso. Chiedono maggiore trasparenza nella gestione dei fondi, rappresentanza degli studenti negli organi con potere decisionale, compilazione di un ordinamento degli studi, estensione dell’orario di apertura della scuola, accordi con la televisione di stato per la distribuzione dei migliori lavori. Insomma, la Scuola vive un presente problematico e carico di incognite. Il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, dopo aver rimarcato l’importanza del Centro "la scuola di cinema più antica insieme a quella di San Pietroburgo" (in realtà la mitica VGIK è di Mosca, caro ministro...) ha annunciato un’iniziativa, realizzata dal Ministero della Gioventù in collaborazione con il CSC, per sostenere i giovani talenti. Il progetto consiste nella produzione di un lungometraggio (con tematiche inerenti al fenomeno del bullismo) realizzato a partire da una sceneggiatura presentata da allievi under 35 della Scuola. Del budget destinato al progetto e di altri dettagli sulla sua realizzazione non ci è dato sapere. Il Ministro Bondi ha evidenziato i suoi meriti personali nell’aver posto degli argini agli oscuri tagli previsti nella Finanziaria 2011. La manovra finanziaria prevedeva un calo sostanziale del finanziamento pubblico (pari al 50%) per 232 enti, fondazioni. Il primo testo iscriveva tra gli enti “epurati” dai finanziamenti pubblici persino il Centro Sperimentale di Cinematografia, la Fondazione Sturzo, la Triennale di Milano e il Vittoriale, ovvero alcune delle eccellenze del settore culturale. Dopo le critiche del ministro Bondi e dello stesso presidente Napolitano, la lista è stata stralciata rimandando la competenza dei “tagli” allo stesso Ministro. Presi i meriti di questi “brillanti” risultati, il ministro ha tracciato le linee guida dei prossimi mesi riguardo i settori dello spettacolo. Le strategie esposte lasciano alquanto perplessi. Dal prossimo anno verranno finanziate solo opere cinematografiche prime e seconde: basta finanziamenti a pioggia. Bondi però assicura di lavorare sodo per un parziale reintegro del FUS (Fondo Unico dello Spettacolo) - nel prossimo anno scenderà a 307 milioni (meno di un terzo della dotazione iniziale del 1986 considerando gli indici ISTAT di svalutazione) - e per il prolungamento triennale dei benefici fiscali recentemente introdotti nel settore (tax credit e tax shelter). L’obiettivo del governo è quello di favorire, parole bondiane, una sorta di neo-mecenatismo applicato al morente cinema italiano. Insomma la parola d’ordine è evitare sprechi e far nascere dalla cultura della buona economia. Peccato che il settore è in crisi da decenni e difficilmente privati o finanziatori esterni troveranno proficuo investire nel cinema… Nessun intervento per organizzare un’offerta legale di cinema in rete, che assicurerebbe nuovi proventi. Nessun accenno alla pirateria audiovisiva, vera piaga del settore che provoca una evasione fiscale di circa 300 milioni di euro l’anno. Lo Stato ha il dovere di intervenire nel settore cinema, i suoi interventi devono essere strategici e non casuali, finalizzati a creare un mercato aperto, incentivato e reale, che permetta una concorrenza, senza abuso di posizioni dominanti. I propositi di Bondi sono circoscritti e si scontrano con ben diversi propositi della maggioranza politica, che pone il settore dello spettacolo nella “zona rossa” da perseguire. Basta citare le frasi pronunciate dal ministro Brunetta a Ravello l’11 ottobre 2008 : «Piuttosto che chiudere una scuola io chiuderei il Fus […] Diciamo la verità, questa cultura è attualmente un pannolone un po’ indecente, con il quale si coprono rendite personali, mentre dalla cultura dovrebbe nascere una buona economia». Ma i propositi di Bondi pongono davvero le basi per la “buona economia” citata da Brunetta? Nelle sue parole nessun riferimento alla formazione e all’accesso al lavoro, alla pirateria, al rapporto con i nuovi media. Un progetto concreto di sviluppo del settore è un’utopia che sembra destinata a rimanere tale...

La cerimonia si è conclusa con la consegna a Giuseppe Tornatore, Virna Lisi, Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo dei diplomi honoris causa. Napolitano ha salutato i presenti e ha dichiarato il suo sostegno ai progetti annunciati: "Non farò mancare mai la firma e il mio impegno per rilanciare la cultura e il cinema, perché continuo a credere nel cinema italiano e in quello che è rappresentato e rappresenta per la nostra cultura e per far apprezzare e amare il nostro Paese nel mondo". Anche noi auguriamo lunga vita al cinema italiano, non in virtù del glorioso passato ma per il suo obbligato rinnovamento che deve investire necessariamente anche il Centro Sperimentale di Cinematografia. Sembra che gli studenti abbiano al riguardo idee molto più chiare di dirigenti e ministri.


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