Il cinema su Youtube

Parlare di cinema su Internet potrebbe voler dire parlare di estensioni, di file .dvx, .flv, .avi e mille altri. E quindi potrebbe voler dire parlare di programmi che permettono la visione di questi filmati, dei codec che permettono di vederli, dei sistemi legali o meno attraverso i quali fruire o manipolare questi file. Potrebbe voler dire parlare di siti Internet che permettono la visione di materiali ma che non permettono la possibilità di scaricare, questi file, sul proprio computer, di streaming o di programmi di montaggio, dell’Avid che fino a pochi anni fa costava tantissimo utilizzare e oggi è disponibile su quasi ogni PC, di postazioni, di progetti collettivi che cerchino di raccogliere intelligenze o soldi (e su questo la nuova cinematografia coreana ha da insegnare a tutti) per realizzare film (che poi verrebbero proiettati in sala). Parlare di cinema in rete potrebbe voler dire parlare di Youtube, Myspace o delle altre centinaia di siti di archivi di lavoro video; siti, questi, che danno la possibilità a un numero enorme di persone di vedere lavori altrimenti invisibili, di creare, per ognuno di noi, percorsi personali della visione. Cinema in rete sono i progetti pubblicitari, i concorsi video, i filmati reperibili solo on line, i video musicali, la grafica e l’animazione, i programmi per lo scambio illegale di film, illegali ma ampiamente utilizzati. E ognuno di questi temi permetterebbe di parlare di altro. Dei progressi della tecnologia software e hardware, della possibilità di far esplodere l’immaginario collettivo, disgregandolo in centinaia di immaginari individuali e in centinaia di palinsesti personalizzati, della economia del digitale e della possibilità che ha dato a tutti di realizzare filmati a costo pari quasi allo zero, dei cambiamenti che pone nella nostra memoria la possibilità di accedere praticamente a ogni film desiderato in tempi minimi, della scomparsa della centralità della grande città o del festival come luogo per poter vedere film che negli anni scorsi le piccole sale delle città di provincia non avrebbero mai proiettato, dei meccanismi della distribuzione, dei discorsi sui brevetti, sulla tematica legata all’open source, su quanto le elaborazioni digitali delle produzioni mainstream abbiano dato alle singole utenze, e così via.
L’articolo prosegue sul numero 21 di Close-up carta

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