IL FUNERALE DEL POETA

Roma, Teatro Furio Camillo, 21 settembre 2004. Vibrante omaggio ad un brano fondamentale della storia del Cile, e in generale della perdita della libertà e della nascita del terrore, ai mille giorni di governo di Salvador Allende e a quelli che precedettero la sua morte l’11 settembre 1973 durante il golpe che portò al potere il generale Pinochet, il testo di Gabriela Eleonori, che ha debuttato l’anno scorso nel trentesimo anniversario di quei fatti, è un pregevole atto di cronaca teatrale. Lo snodo delle elezioni politiche, dell’avvento al potere dell’“homo novus”, l’uomo del popolo, l’incarnazione delle attese di giustizia e libertà di un Paese che covava da tempo quel fuoco, è narrato da tre voci, tre personaggi: il poeta Pablo Neruda, Salvador Allende, appunto, e un coro di donne che assistono prima all’esplosione della gioia per la vittoria del “loro candidato” e poi all’orrore per la carneficina di trentamila cileni trucidati per ordine di Pinochet. Il documentario teatrale che ha inteso mettere in scena il regista Ninni Bruschetta è puntuale e fermo nel suo impianto, solido nella recitazione asciutta e tesa dei tre attori, ben sagomato nel ritmo interno: l’alternarsi dei crescendo/diminuendo a punteggiare prima la festa, il precipizio nel terrore, infine il buio dell’atrocità della dittatura è intensamente sostenuto dall’accompagnamento dal vivo di un piano e di una viola. Apprezzabile ed efficace la scelta di raccontare quei giorni, quei fatti, di ripercorrerli attraverso le voci dei protagonisti, riviverli nella loro cruenta nudità, calandosi nell’orrore, vedendolo nascere e manifestarsi, fino al suo cuore: la difesa degli interessi delle multinazionali americane che si erano impossessate dei giacimenti di rame nel Paese, e da lì attingevano le loro risorse. In una scena scabra, senza quinte, e senza l’ombra di elementi scenografici (eccetto tre sedie) l’attore/narratore Giovanni Moschella spiega le ragioni che condussero a quella “mattanza”, all’avvento dell’orrore, le ragioni del denaro, del monopolio delle materie prime, come sempre, del potere. Erano quelle allora, sono queste oggi.
Più o meno negli stessi giorni va in scena nella capitale uno spettacolo (dalle caratteristiche struttural-produttive completamente diverse) che porta in primo piano, di nuovo, il racconto, stavolta della guerra, comunque della follia del massacro tra gli uomini: il Progetto Iliade.
Una “coincidenza”, che è giusto sottolineare, in cui la dimensione orale (che prenda poi il nome di documentario o cronaca o “reading” teatrale) è politica, nell’etimologia classica della parola, dove prevale urgente l’istanza primaria della narrazione, del racconto della memoria che si tramanda. Questa scelta creativa trova adesso più che mai la sua sintesi espressiva nello spettacolo dal vivo: non nel romanzo, non al cinema, non con il documentario tv, o il reportage per la carta stampata, ma, attraverso l’impiego e la rielaborazione di tutte quelle tecniche, nell’incontro diretto tra persone, che siano attori (o performers, o lettori) e spettatori - si tratta di presenza dal vivo - per la durata dello spettacolo, si realizza ogni volta l’appagamento di quel preciso bisogno,“la necessità di ricordare” nelle note dell’autore de Il funerale, che consiste nell’ascoltare, provare e condividere il piacere del racconto. In definitiva, questo permette di esorcizzare ciò che disunisce e recuperare ciò che unisce: reinscrivendo nella memoria il senso, si porta alla luce il valore dell’umano.
[settembre 2004]
di Gabriela Eleonori
regia: Ninni Bruschetta
aiuto regista: Laura Giacobbe
luci: Renzo Di Chio
interpreti: Giovanni Moschella, Edy Angelillo, Maurizio Pugliesi
musiche: Cinzia Pennesi
musiciste: Cinzia Pennesi (pianoforte), Laura Pennesi (viola)
produzione: Compagnia Nutrimenti Terrestri
durata: un’ora circa senza intervallo
