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Il malato immaginario al teatro di Tor Bella Monaca

Pubblicato il 6 febbraio 2011 da Laura Khasiev


Il malato immaginario al teatro di Tor Bella Monaca

Un Pulcinella agitato apre la scena di una vicenda conosciuta, quella di un “malato immaginario” che si salva grazie alla sua fedele serva, invadente e pedulante, ma pur sempre leale e saggia, così come erano le donne che nelle case dei Signori di un tempo governavano e si occupavano un po’ di tutto. Da subito il tono accentuato e le movenze calcate fanno entrare il pubblico nell’atmosfera teatrale del ’600, fatta di maschere e convenzioni sceniche eccessive, che allontanavano dalla realtà almeno per un po’. Ma il gusto antico si mescola col moderno, che irrompe attraverso particolari che colorano la scena di contemporaneità. Non appena il Pulcinella “presentatore” sposta il sipario si palesa una scena da pellicola neorealista. Al centro Argante, un “finto malato”, brontolone e pedante, che chiama la sua serva; in lei ritroviamo tutte le caratteristiche della donna di casa, tipicamente rappresentata nei canovacci dei più grandi drammaturghi seicenteschi. In antitesi una moglie arrivista e opportunista, unita in seconde nozze col pover’uomo, solo per interesse, nei panni provocatori di una femme fatale, i cui merletti alternati a trasparenze hanno emblematizzato non solo un’aggressività femminile, ma anche un modo tutto moderno di raccontare un personaggio d’altri tempi. Bene e male, linguaggio e gesto, maschera e volto, antico e moderno, sono i binomi che hanno caratterizzato la piéce, segnando con toni originali la vicenda con cui il celebre Moliére espresse la sua teoria riguardo la salute spesso manovrata dallo stato d’animo. Una scoperta che tutt’oggi ha valenza, che elude dal puro intrattenimento teatrale, regalando allo spettatore una vero e proprio insegnamento di vita. La regista Teresa Ludovico ha nel suo adattamento valorizzato i caratteri eccessivi del teatro di Moliére e allo stesso tempo saputo dare nuova veste alla commedia, con sfumature nuove e trovate registiche che hanno trascinato il pubblico in quella sensazione di umorismo delineata da Pirandello e caratterizzata da una prima fase di sorriso, che confluisce poi in una riflessione seria. Tutto ruota attorno a una figlia, Angelica, che per certi tratti ricorda la fragile, ma decisa Desdemona shakespeariana, che è giunta nel momento di dover prender marito. Mentre suo padre vuole per lei un medico di aspetto orrendo, sfoggiante frasi in latino e teorie mediche, solo per guadagnarsi il benestare del pover’uomo, che possa soccombere ai suoi deliri di “finto malato”, la malvagia matrigna spinge per mandarla in convento. La ragazza è però innamorata di un giovane e vuole come marito soltanto lui. A far sì che tutto vada secondo onestà è proprio la serva di casa, aiutata anche dai saggi consigli di un fratello premuroso e attento. Viene così smascherata la malvagità di una donna che si è presa cura del suo marito “malato” e mostrato l’affetto sincero di una figlia tenuta troppo in disparte. Tornando tutto secondo un giusto ordine anche l’ipocondria del protagonista si è sciolta in una saggia consapevolezza, libero dalla sua ossessione egli ha avuto la lucidità per osservare i fatti, decretando egli stesso il lieto fine, con il matrimonio di sua figlia. Belardo inoltre consiglia ad Argante di prendendo il titolo di medico, così da poter curare i suoi mali. Canti in latino, che decretano la laurea in medicina a colui che più di tutti è esperto di malattie, chiudono la scena, riportando il pubblico alla realtà per un po’ dimenticata. In questo adattamento la scelta è stata di spostare l’attenzione su un Pulcinella, che è saltato dapprima nei panni della serva, poi in quelli di un saggio ed amorevole fratello, facendo in modo che questi tre personaggi, quasi spersonificandosi, assumessero un solo ruolo, quello determinante della “buona sorte”, che ha fatto da motore a tutta la vicenda. Dunque un Moliére, rivistato in chiave moderna, senza essere privato di quei suggestivi tratti antichi. Lo spettacolo ha regalato un insegnamento di vita, da custodire sempre, acquisito assieme a un’ora emmezza di divertimento e spensieratezza.


(Il malato immaginario); Regia: Teresa Ludovico; drammaturgia:Molière; light design:Vincent Longuemare; musiche: Nino Rota; costumi:Luigi Spezzacatene; interpreti: (Augusto Masiello), (Marco Manchisi), (Ilaria Cangialosi), (Serena Brindisi), (Cristina Mileti), (Andrea Fazzari), (Michele Cipriani); (Daniele Lasorsa); teatro e date spettacolo:Teatro Tor Bella Monaca 25_26 gennaio 2011.


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