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Il teatro di De Filippo su Rai Tre

Pubblicato il 28 giugno 2007 da Mario Bove


Il teatro di De Filippo su Rai Tre

Il caldo vento d’estate spira sul palinsesto televisivo portando come ogni anno alcune piacevoli novità. Per la televisione e la Rai in particolare, questo è un periodo di sperimentazioni, repliche, materiale delle teche e classici della nostra cultura cinematografica. Da qualche anno Rai Tre ha infatti abituato i suoi spettatori ad un cambio di stagione televisiva che predilige, nella mattinata, il cinema italiano degli anni ’50, spaziando fra Mattioli, Camerini, De Sica, Matarazzo, De Sanctis e tanti altri registi del passato.

La vera novità quest’anno è l’ingresso nel palinsesto di Cinematre delle principali opere di Eduardo De Filippo. Al commediografo partenopeo, scomparso ventitré anni or sono, è infatti dedicato lo spazio della domenica pomeriggio su Rai Tre, dalle 15.00 alle 17.00, dopo l’approfondimento politico-giornalistico dell’Annunziata de In ½ ora ed in sostituzione de Alle Falde del Kilimangiaro.
Salvo riprogrammazioni dovute ad infausti dati Auditel, le commedie dovrebbero essere trasmesse per tutta l’estate. La scelta di Rai Tre si inserisce nella controprogrammazione delle reti concorrenti, orientate tutte su film od eventi sportivi che insistono sulla stessa fascia oraria e di pubblico.

L’elenco delle opere in cartellone non è ancora definito, ma esse attingeranno al patrimonio filmato negli anni ’60-’70 con la regia dello stesso Eduardo. Le recite filmate non solo resero famoso il suo teatro al di fuori delle sale di prosa, ma fecero anche apprezzare il genere televisivo del “teleteatro”.
In quegli anni infatti, si sperimentava un fecondo incontro fra nuovi e vecchi medium con la nascita del teatro filmato, adattamenti specifici per la televisione, regia teatrale in collaborazione con quella televisiva, inquadrature dal campo medio al dettaglio, dal primo piano alla panoramica di scena, nonché una leggera mano di montaggio per rientrare nei tempi televisivi.

De Filippo, con una sottile ed amara ironia, porta a conoscere gli interni della Napoli post bellica con un piglio tutto neorealistico. Opere come Napoli milionaria, Le voci di dentro, il Sindaco del Rione Sanità, Filomena Marturano o L’oro di Napoli, propongono riflessioni disincantate su una società in tumultuoso mutamento dopo il secondo conflitto bellico, la ridiscussione delle sue tradizioni di fine ottocento dissolte dall’incalzare della (post)modernità, le critiche alle montanti aberrazioni di una società sempre più disumana. Pregni di cinismo, egoismo ed orrore ereditati dai veleni della guerra anche a distanza di diversi anni, gli uomini del teatro di Eduardo si pongono l’uno contro l’altro anche all’interno delle stesse famiglie dove per sopravvivere o, peggio, arricchirsi, sono pronti a qualunque nefandezza. L’emblema di tali interrogativi è affidato al personaggio di Amalia, “borsara nera” in Napoli milionaria che si chiede disperata “Genna’, che è successo?”. Ella marca il confine superato fra il prima e il dopo un qualcosa che non si arriva a comprendere, una trasformazione in atto ma che ancora non ha mostrato, con completezza e distinzione, tutti i suoi frutti.
Lo stesso volto del commediografo attore napoletano dispiega, attraverso le sue profonde rughe, una topografia di drammatica sofferenza, lutti recenti ed antiche gioie quasi dimenticate, paure e stupori, tutte emozioni scolpite nella pelle. Il teatro è un’occasione per capire a fondo l’animo umano, i suoi tormenti e la sua psicologia perché, così come Eduardo stesso ricorda in un’intervista ad Enzo Biagi, “Teatro significa vivere sul serio quello che gli altri nella vita recitano male”.


Alcuni link per l’approfondimento

www.cinematre.rai.it
Eduardo De Filippo su Wikipedia


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