Il topo nel cortile

In bilico tra ironia e dramma, tra commedia e tragedia. Il topo nel cortile, opera ultima del regista e drammaturgo Daniele Falleri, sfugge ad ogni facile classificazione. Diverte, coinvolge per poi spiazzare con un’efficacia tale da impressionare visibilmente il pubblico in sala.
L’opera si apre con un breve e folgorante prologo scandito da un alternanza di rumorosi spari e accecanti giochi di luce. Una scenografia minimalista i cui neri e rossi intensi acquistano quasi un tono predominante nei brevi istanti di silenzio che precedono l’esecuzione effettiva della piéce. Poi lo spettacolo ha inizio. Lo spettatore è catapultato nella vita familiare di Samanta, in una realtà domestica come tante, il cui equilibrio viene totalmente stravolto dall’inaspettata gravidanza della ragazza. Una notizia troppo a lungo taciuta e che pare pesare come un macigno sull’apparente serenità del nucleo. Cataclisma a parte, però, non sono i dettami tragici a edificare l’impianto teatrale, quanto piuttosto quelli di una tipica commedia degli equivoci. La preponderanza dell’ironia è data dai lunghi e deliranti monologhi della madre della ragazza, una bravissima Elena Russo che in questa rappresentazione ci concede forse la sua migliore performance artistica.
La costruzione del suo personaggio appare immediatamente chiara, ci troviamo evidentemente di fronte ad un’istituzione familiare matriarcale a tutti gli effetti e la donna, oltre a condurre le sorti del nucleo, pare condurre quelle dello stesso spettacolo. Gli altri personaggi di fatto, tutti presenti in scena, inizialmente sembrano quasi schiacciati dalla sua esuberanza. Lo stesso Emanuele Salce, nei panni del padre della fanciulla, si mostra flebile, debole, insicuro dei suoi passi, tentenna e si ferma in un angolino in disparte per poi lasciare esplodere tutta la fragilità, l’ambiguità e la patologia che il suo personaggio racchiude. È allora che l’impianto teatrale muta repentinamente, da commedia a dramma, ad una vera e propria tragedia greca.
Non sono però le unità aristoteliche a scandire il decorso narrativo, piuttosto una regia dinamica e innovativa, capace di traslare con maestria i codici della classicità alla modernità, nel contenuto e nella forma. In questa piéce infatti, largamente apprezzata e premiata, emerge tutta l’ipocrisia di una quotidianità provinciale lacerante e distruttiva. Un falso perbenismo che si ostina a voler salvare a tutti i costi un’istituzione fallimentare che ingabbia e uccide i suoi protagonisti, la famiglia come trappola. Ma se Pirandello lasciava una via di fuga ai suoi personaggi, che sia essa fantasia o “sovversiva” follia, il destino di questa famiglia sembra ben più crudele.
(Il topo nel cortile); Regia e drammaturgia: Daniele Falleri; scene: Valerio Cappelletti, Costantino Pellegrino; musica: Marco Schiavoni; interpreti: Elena Russo, Emanuele Salce, Laura Adriani, Andrea Standardi; teatro e date spettacolo: Roma, Teatro Belli dal 20 al 30 marzo 2014.
