Imogene
Se è vero che “Non c’è niente di più bello della propria casa”, allora non resta che riuscire a distinguere se ci si trova già nel luogo migliore del mondo o se occorre sbattere i tacchi e fare dietrofront. Gli anni Novanta ci hanno insegnato che le scarpette rosse è meglio indossarle per camminare e trovare quella che, probabilmente da dopo Friends, tutti, maniaci seriali e non, amano chiamare famiglia di elezione.
Con Imogene, ultima creatura della coppia Berman-Pulcini, si compie invece esattamente il percorso inverso. New York, patria dei nuclei familiari elettivi, è ora il Mondo di Oz, scintillante di magia ma tiranneggiato da perfide streghe dell’Est in abiti firmati, e la Quinta strada un sentiero dorato da seguire solo con parsimonia. La pellicola brillantemente scritta da Michelle Morgan, a cui va riconosciuta una penna che sa essere sagace con grazia, viaggia nel tempo e ci riporta ai meravigliosi anni Ottanta in cui a trionfare era la cucina di Casa Keaton e non il divano del Central Perk costringendo la sua protagonista ad abbandonare il suo appartamento a New York per una tenda di lenzuola in casa della madre nel bel mezzo del New Jersey.
Imogene, lasciata dal fidanzato, senza un soldo, senza un lavoro e con un’aspirazione da autrice teatrale che sembra destinata a rimanere tale è, all’inizio della pellicola, devastata dalla vita. La sua disperazione ha il volto di Kristen Wiig, ormai sinonimo di commedia brillante ben fatta, ed è ovviamente destinata a non durare per sempre. Bergman e Pulcini, dopo Diario di una tata, tornano alla carica con un altro personaggio femminile alle prese con il proprio percorso di crescita e lo fanno con una commedia ben riuscita dalle pretese modeste ma dagli ottimi risultati. Ne risulta un prodotto ben riuscito anche se non spettacolare, perfettamente in linea con certe pellicole indipendenti dell’ultimo periodo che stanno di nuovo portando alla ribalta il gusto per la risata intelligente ma non pretensiosa né pretestuosa.
La parabola mirabolante della protagonista così si esaurisce a suon di revival riscoprendo non solo la moda ma anche il gusto di alcune pellicole degli anni Ottanta riportando sullo schermo persino Matt Dillon, che qui fa coppia con un’esilarate Annette Bening. Che sia giunto, davvero, il momento di tornare a casa?
(id); Regia: Shari Springer Berman e Robert Pulcini; sceneggiatura: Michelle Morgan; fotografia: Steve Yedlin ; montaggio: Robert Pulcini; musica: Rob Simonsen; interpreti: Kristen Wiig (Imogene), Darren Criss (Lee), Matt Dillon (Bouche), Annette Bening (Zelda), Christopher Fitzgerald (Ralph); produzione: Maven Pictures, Anonymous Content, Ambush Entertainment, Foggy Bottom Pictures; origine: USA 2012; durata: 103’