X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



INCONTRO TRA MITO E REALTÁ: POPOLIZIO PORTA IN SCENA PLOUTOS

Pubblicato il 11 novembre 2009 da Laura Khasiev


INCONTRO TRA MITO E REALTÁ: POPOLIZIO PORTA IN SCENA PLOUTOS

Un teatro che si fa contenitore non solo di uno spettacolo, ma anche di tutto ciò che c’è dietro. Tor Bella Monaca infatti ospita dall’11 febbraio 2009 PLOUTOS o della ricchezza, prima regia per Popolizio, noto attore ronconiano e cinematografico, che ha accettato questo lavoro facendo fronte alle richieste di Michele Placido (direttore del teatro) e, mescolando la sua voglia di comunicare i disagi del presente con un mito del passato, coinvolge 31 attori, di cui 11 professionisti e 20 presi dalla strada, affiancati anche dai 40 componenti dell’INDIGENA BANDA RUSTICA. Queste scelte sono entrate in connessione con il lavoro e hanno contribuito alla fusione tra passato e presente, mito e modernità.
Aristofane incontra la periferia romana per mezzo di un regista che ha come scopo quello di comunicare non solo i disagi del presente e moralismi atti a puntare il dito contro la borghesia, ma anche la volontà di rendere il teatro un luogo di incontro per riflettere con gli altri abitanti facenti parte della propria comunità. In un momento in cui vince l’individualismo in ogni dove, supportato dai “bombardamenti” televisivi di programmi spazzatura, lo spettacolo di Popolizio fa da spartiacque e apre uno spazio privilegiato di connessione con il pubblico che, così, può accogliere messaggi differenti da quelli che è costretto a subire ogni giorno per via di modelli fuorvianti, creati solo per guadagno. Il passaggio da un passato così lontano, legato alle divinità e agli eroi, al nostro presente avviene grazie alla riscrittura di Stefano Ricci e Gianni Forte (gli stessi dei Cesaroni), e passando per una regia che tiene in considerazione il linguaggio pasoliniano e i contenuti di cui esso è carico.
La storia - racconta Popolizio- è quella del dio Pluto, accecato e soggiogato da Zeus che voleva impedirgli di distinguere i giusti dagli ingiusti. Un uomo ed il suo servo intendono fargli riavere la vista perché egli possa così ridistribuire le ricchezze fra la gente povera. Quando però il vecchio riprende a vedere arriva la Povertà, nelle sembianze di un uomo dai lunghi capelli neri e barba, che annuncia un finale apocalittico, proprio perché gli uomini non avendo più bisogno di nulla avrebbero smesso di lavorare e migliorare la loro condizione, logorati dall’apatia.
Il popolo ricorda quello delle borgate romane anni ’70, raccontate da Gadda e Pasolini, e protesta contro la Povertà, senza rendersi conto della profonda verità che sta rivelando. Ogni persona perde lo stimolo nel fare qualcosa e tutti si adagiano sugli allori grazie alle ricchezze ricevute. Arriva una banda a suonare per un finale che però non è per nulla trionfale, anzi lascia un vuoto e un senso di spaesamento nella mente dello spettatore, che inevitabilmente ripensa ai disagi del proprio presente. Il lavoro del regista ha reso questa commedia piena di punti di collegamento con la nostra modernità, ma ha anche toccato un passato meno remoto di quello greco, cioè quello del periodo post-bellico, quando nelle campagne c’era la povertà ma anche la forza e lo stimolo di ricostruire un paese che era stato dilaniato dalla guerra. Le scene spesso rimandano al celebre film di Ettore Scola BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI e creano una correlazione suggestiva, che collega lo spettatore non solo agli antipodi della storia, ma anche ad un passato più recente. Tutto ciò ci fa capire ancora meglio da dove veniamo e ci mette in connessione con la nostra identità, che oggi facilmente si disorienta. La ricchezza ha portato l’avanzamento della borghesia e dell’Italia su molti fronti, ma è anche stata artefice della sparizione delle campagne, fulcro vitale del nostro paese. Dunque invitabile pensare a Pasolini che già ai suoi tempi rimpiangeva un passato che, seppure misero, era fatto di tante sfaccettature e di una popolazione non ancora omologata, che riusciva ad avere un senso di collettività fortissimo, e che oggi forse solo il teatro è in grado di ricreare. Il regista affida il dialetto romano ai suoi personaggi come segno che rimanda a quella diversità che si aveva anche grazie alle differenti parlate, elemento che il linguaggio televisivo ha contribuito a far scomparire attraverso un livellamento che ha investito tutto il paese. Questo è probabilmente il messaggio più forte di cui è gravido lo spettacolo. Gli attori, anche se provenienti da esperienze e percorsi differenti, hanno mostrato un affiatamento che raramente si vede oggi nei teatri, probabilmente proprio grazie al grande stimolo che questo lavoro ha garantito a chiunque ci ha lavorato. Un testo proveniente da un passato lontano, ma capace di andare a toccare problematiche universali, su cui ancora oggi ci si pone domande. Ciò che abbiamo visto in scena ci appare dunque come l’esito di un lungo viaggio nel quale si sono scoperti mondi differenti e la cui esperienza ha saputo arricchire non solo chi lo ha compiuto, ma anche il pubblico che ne ha ricevuto la visione.


(PLOUTOS o della ricchezza); Regia: Massimo Popolizio; drammaturgia: Ripreso dal Ploutos di Aristifane; riscrittura: Ricci/Forte; scenografie:Paolo Ferrari; costumi:Gianluca Sbicca; interpreti: (Stefano Ambrogi (Carione), Alfonso Veneroso (Cremilo), Stefano Alessandroni (Pluto), Giovanni Battaglia (Blepsidemo), Lino Guanciale (Povertà), Carlotta Viscovo (Moglie di Cremilo), Roberto Baldassari (Giusto), Roberto Pappalardo (Sicofante), Elisabetta Piccolomini (Vecchia), Stefano Vona Bianchini (Giovane), Alberto Onofrietti (Ermes), Andrea Ricciardi (Sacerdote) con un coro di attori da Roma e Marghera (VE)); teatro e date spettacolo: Teatro ;Tor Bella Monaca stagione passata, febbraio 2009, info:produzione Teatro di Roma in collaborazione con Compagnia Questa Nave


Enregistrer au format PDF