Intervista a Paola Scotto Di Tella, regista e attrice di "Migrantes"
Migrantes, nato da un’idea di Paola Scotto Di Tella e Roberta Guerrera, è il racconto di una famiglia in fuga alla ricerca di una speranza, di una vita migliore.
L’intreccio sulla scena, dominato da tre attori e un musicista, scorre parallelamente a immagini di cronaca, rendendo l’insieme profondamente attuale.
Lo spettacolo, efficace e dinamico è accompagnato dalle note di Bernardo Nardini, capaci di esprimere pienamente l’idea del viaggio, di un nuovo percorso di vita.
La musica non è quindi solo un contorno e un accompagnamento, ma ha un ruolo fondamentale in scena, quello di poter raccontare- in questo viaggio fatto di disperazione e speranza al tempo stesso-, ciò che non può essere espresso a parole.
Ho avuto il piacere di intervistare Paola Scotto di Tella approfondendo alcune dinamiche e personaggi di Migrantes, che sarà presto nuovamente in scena:
Migrantes , tratto da Furore di Steinbeck è la storia della famiglia Joad, in fuga alla ricerca di uno spiraglio, di una vita migliore. Quanta attualità si ritrova nella storia dei joad?
Direi che la storia dei Joad è’la metafora di ogni migrazione. Segue questo iter:
Nel luogo in cui viviamo si crea una situazione critica. Per una guerra, per un cambiamento climatico o per una grave crisi economica.
Siamo costretti ad emigrare, cercando un Paese che ci permetta di sopravvivere in modo dignitoso.
Nel Paese in cui approdiamo c’ è sempre una sorta di “crisi di rigetto”. Possono esserci episodi di ricatto, di sfruttamento.
Così accadde in California, negli anni 30, ed è il flusso migratorio a cui si riferisce Steinbeck: l’offerta di braccianti era di molto superiore alla richiesta e gli immigrati furono costretti ad accettare condizioni economiche disumane, che non permettevano un’esistenza dignitosa.
Così accade ora nel nostro Paese. Uno dei video del mio spettacolo, scelto e montato da Roberta Guerrera descrive proprio lo sfruttamento dei migranti nella raccolta dei pomodori. Gente senza documenti, senza casa, pronta ad accettare qualsiasi condizione.
E poi…. Direi che c’ è un altro punto in comune tra l’attualità e il romanzo di Steinbeck: è la paura del diverso, dello straniero, che si scatena in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo nei periodi di crisi economica e sociale.
Lo straniero diventa un capro espiatorio di tutte le nostre disgrazie: è colui che ci sottrae il lavoro, colui a cui assegnano gli alloggi popolari. Ma anche colui che ruba, colui che sporca, colui che stupra. Io penso che questo rigetto sia una componente della natura umana: sta a noi, ma sopratutto a chi ci governa, saperlo controllare e superare. Perché altrimenti…..”il sonno della ragione genera mostri”.
Le donne in Migrantes svolgono un ruolo fondamentale, soprattutto la mamma, Ma’, è una figura forte, una guida per tutti.
Cosa rappresentano le due figure femminili , come si rapportano tra di loro e con il mondo esterno?
Quello descritto da Steinbeck è apparentemente un mondo patriarcale. Una società agricola, primitiva, in cui gli uomini si procurano il pane con la forza delle loro braccia, e le donne mantengono la casa. Cucinano. Lavano. Nutrono. Organizzano l’esistenza in modo che la Famiglia, il Clan, possa mantenere la sua dignità anche nei momenti di crisi.
Apparentemente sono gli uomini a comandare. Pensano, si confrontano con l’esterno, parlano tra loro, poi decidono.
In realtà l’intera epopea della famiglia Joad è guidata da Ma’. Ma’ che decide che il predicatore Casey seguirà la Famiglia in California. Ma’ che affronta il vicesceriffo con un ferro da calza. Ma’ che si rapporta con le altre famiglie, stringe legami, insegna alla figlia ad essere madre senza un uomo accanto. E infine, Ma’ che spinge Tom , il figlio prediletto, a fuggire e abbandonare la famiglia per evitare il carcere. Sa che non lo rivedrà più..
Io ho tuttora molte difficoltà nell’ interpretare questo personaggio, perché si tratta di una femminilità molto lontana dalla mia. Per delineare Ma’, per darle vita, mi sono ispirata alla mia nonna paterna. Una donna esile, poco espansiva, dotata di una grande ironia. Mi raccontò un giorno di essere stata una staffetta partigiana: durante la Resistenza trasportava le armi nascondendole nelle ceste delle provviste, sotto frutta e verdura.
Rose of Sharon invece… è il lato lirico di “FURORE”.
E’ colei che è ancora in grado di vedere la bellezza in mezzo a tanto dolore. Colei che conserva la speranza, che si rallegra per un rito geovista, che affronta con pudore la gravidanza.
Sa che la segneranno a dito, perché non ha più un uomo al suo fianco. _ Nella sua ingenuità è tuttavia colei che mette la madre e il fratello davanti alla concretezza: Tom è un assassino, tutti loro vengono trattati come rifiuti umani, e Ma’ è talmente accecata dall’ attaccamento al suo figlio prediletto da non riuscire più ad affrontare la realtà.
La musica accompagna tutto lo spettacolo e le note di Bernardo Nardini, comprendono anche arrangiamenti di ballate country. Che atmosfera vuole ricreare e trasmettere la musica in questo spettacolo?
Ho voluto Bernardo Nardini in questo spettacolo perché la nostra collaborazione dura da più di vent’ anni, e la profonda conoscenza reciproca ci ha permesso di costruire insieme il predicatore Casey, il quarto personaggio di MIGRANTES, che si esprime soltanto con il canto e con la musica.
In secondo luogo questo genere musicale è una parte importante della sua storia di musicista, Bernardo fa parte di un gruppo musicale country, i Buffalo Stringers. Quindi vorrei che fossero le sue parole a descrivere la tessitura musicale del nostro spettacolo.
“la musica popolare degli USA è un melting pot di tradizioni musicali appartenenti a pionieri, migranti e viaggiatori…. Ha una stretta connessione con i temi del viaggio: la strada, la ferrovia, l’abbandono e la speranza. Sia nel romanzo che nel nostro spettacolo la musica accompagna il percorso di un’intera carovana di vite, e ha un ruolo aggregante, descrittivo.
Il carcere, il camion, la ricerca di una Terra Promessa, sono luoghi del cuore. Oggi purtroppo la canzone popolare ha smarrito questa funzione di “storytelling” corale….
Prossimi progetti?
MIGRANTES ripartirà nel mese di novembre. Prevediamo alcune matinéé per le Scuole Medie e Superiori, poi sto cercando di portare lo spettacolo a Milano e soprattutto a Napoli, che è la mia città.
Questo spettacolo segna un punto di svolta nella mia storia. Finora amavo costruire belle immagini, spettacoli visionari che immergessero il pubblico in una sorta di magia. Questo invece è uno spettacolo di strada, si aggancia ad alcune mie esperienze precedenti.
Direi che esso stesso è un VIAGGIO: può mutare velocemente e soprattutto può andare ovunque.
Personaggi e interpreti:
Ma’: Paola Scotto di Tella
Rose of Sharon : Roberta Guerrera
Tom: Lorenzo Guerrieri
Jim casey : Bernardo Nardini
da un’idea di: paola Scotto di tella e Roberta Guerrera
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