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Intervista a Sabino Civillieri

Pubblicato il 20 gennaio 2006 da Sila Berruti


Intervista a Sabino Civillieri

Quando lo vedo vestito (nel ruolo della “scimia” è completamente nudo) faccio fatica a riconoscerlo perché la trasformazione fisica di Sabino Civillieri è straordinaria. Passa per caso nell’androne del teatro Vascello e su invito di Gaetano Bruno accetta di sedersi e fare due chiacchiere con me.

Hai fatto un lavoro impressionante non solo sul corpo ma anche sulla voce e sulla mimica. A parte riuscire a fare di salti rocamboleschi, hai inventato un linguaggio tutto tuo; come hai lavorato alla “creazione” vera e propria di questo personaggio?

Quando abbiamo cominciato a lavorare allo spettacolo siamo stati tutti scimmie, poi Emma ci ha chiesto di uscire da questo sogno ed io non ci sono riuscito. Sono rimasto scimmia. Ho imparato a sentire delle cose diverse da quelle a cui abitualmente si presta attenzione: ascolto molto suoni, rumori e non guardo mai gli attori (o meglio lo faccio solo tre volte) e quindi la comunicazione tra me e loro è più complessa perché di questo spettacolo conosco i piedi, non il testo. Per creare il linguaggio della mia Scimia ho rubato un pò ovunque; per farti un esempio ho inventato un suono gutturale (riproduce il suono ndr) ascoltando i gabbiani.

In che senso ai gabbiani?

Esattamente so che può sembrare assurdo ma noi a Palermo abbiamo provato in un grande teatro sventrato sul mare.La sera guardavo i gabbiani che al tramonto si mettevano su una grande gru vicino al teatro e guardavano il sole fino a quando non scompariva nel mare; in questo momento emmettevano un verso particolare che io ho elaborato e riprodotto. La Scimia e esattamente quella che voleva Landolfi, (lo spettacolo è ispirato a “ Le due Zitelle” di Tommaso Landolfi ndr) un animale composto dai mille volti degli altri animali.

Il tuo rapporto con il pubblico sembra molto più diretto rispetto a quello degli altri personaggi

Io sono esattamente l’anello di congiunzione tra spettatore ed attore tantè che mi muovo molto sulla linea del proscenio Comunico direttamente con il pubblico e il mio livello di ascolto è al massimo. Cerco di cogliere ogni imprevisto per tramutarlo, ti faccio un esempio: l’altra sera una ragazza ha starnutito rompendo la concentrazione mia e del pubblico, istintivamente mi sono girato e le ho detto “salute” nella mia lingua “scimmiesca”, il pubblico è scoppiato a ridere perché i tempi comici erano perfetti, sono cose che ti mandano l’adrenalina a mille.

La storia del teatro è piena di aneddoti simili tanté che alcuni personaggi della commedia dell’arte sono nati da errori o improvvisazioni. Quindi il rapporto con il pubblico addirittura condiziona le azioni del tuo personaggio?

Diciamo che il mio è un personaggio istintivo che si muove ed agisce in in relazione ad livello basico di comunicazione, guardo molto verso il pubblico. Questa sera in prima fila una signora non mi ha mai guardato, era evidentemente troppo forte per lei, ma è paradossalmente quella che mi ha osservato più di tutti.

Passiamo ora al tuo rapporto con gli altri personaggi del dramma, ad esempio quello con le due zitelle è molto diverso: con Nena hai un rapporto freddo duro mentre con Lilla ci sono piccole dimostrazioni di affetto reciproco, però come mi dicevi tu stesso non le guardi mai negl’occhi vedi solo i loro piedi e le battute dello spettacolo non le conosci, come hai fatto a costruire un rapporto tra te e gli altri attori senza punti di riferimento “convenzionali”?

Allora, tecnicamente con le mie padrone comunico attraverso gesti semplici ed universali e poi in russo, puo sembrarti strano lo so. la lingua scelta da Landolfi era il tedesco ma Emma e Elena Stancanelli, che con lei ha lavorato al testo, hanno preferito il russo in onore a Dostoevskij (lo spettacolo è molto dostoevskiano). E’ stato difficilissimo per me e molto faticoso, all’inizio non le capivo, ho dovuto affinare gli altri sensi e stabilire la comunicazione su di un altro livello. Alla fine siamo riusciti ad instaurare una forma di comunicazione nostra e le cose sono andate molto bene.

[Gennaio 2006]


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