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Intervista al giovane artista italo-peruviano Garcia Pà

Pubblicato il 15 agosto 2018 da Stefano Colagiovanni


Intervista al giovane artista italo-peruviano Garcia Pà

In un’epoca di chiusura e isolamento, c’è chi prova ad unire grazie alla cultura, più precisamente alla musica. È questo il messaggio dell’ultimo brano di Garcia Pà, il giovane artista italo-peruviano che poche settimane fa aveva lanciato un altro singolo dedicato al suo idolo calcistico Paolo Guerrero (riammesso dopo una squalifica in occasione di Russia 2018). The music game è un brano che, realizzato insieme all’amico e artista peruviano JP, vuole lanciare un messaggio di unione e integrazione culturale.
Disponibile e pronto a toccare ogni aspetto della sua produzione, Garcia Pà ha risposto ad alcune domande sul nuovo brano, sull’importanza della musica, sullo stato della scena musicale peruviana e sulla passione per il calcio e l’amico Paolo Guerrero.

Quanto credi sia importante veicolare messaggi di unione e condivisione attraverso la musica?
Credo che sia fondamentale, la musica è un linguaggio universale. Spesso ci capita di pensare a determinate culture associandole alla propria musica. Per esempio, se si parla del Brasile, si pensa immediatamente alla samba, al bossanova o più recentemente al funky trap brasiliano. Parlando di Cuba, invece, l’associazione con la salsa e i ritmi afrocubani è praticamente immediata. Stessa cosa con la Repubblica Dominicana, non possiamo fare a meno di pensare alla bachata o al merengue, e potremmo continuare per ore. Il punto è che il messaggio che si cela dietro ad una musica è un messaggio di festa spesso, di riflessione o nostalgia. Comunque, è sempre un messaggio che appartiene alla sfera emotiva ed è proprio per questo che si può partire dalla musica stessa per creare un dialogo fra diverse culture. La musica, in fondo, rende tutto più facile. È un’arte straordinaria grazie alla quale è molto più semplice comprendere l’identità di un popolo, anche se diametralmente opposto al nostro, con tutti i suoi usi e costumi. La musica, insomma, predispone al confronto.

In che modo descriveresti il palcoscenico musicale peruviano di oggi? Credi che siano possibili tentativi di contaminazione con quello europeo?
La scena musicale peruviana vive un momento di grande fermento e vitalità, e certo non mancano le contaminazione europee. Mi spiego, il Perù pur essendo un paese di radice Andina è soggetto di una grande influenza europea e non solo. Nella cultura musicale, come in quella culinaria d’altronde, convivono talmente tante etnie che rendono di fatto il Perù uno dei paesi più multietnici del mondo. Nello spettacolo, poi, l’influenza europea è fortissima. In fondo, noi peruviani siamo sempre stati grandi ricettori grazie ai media che hanno sempre fatto da ponte, portando nel paese le maggiori hit europee e star del vecchio continente. Pensiamo al successo di personaggi come Laura Pausini, letteralmente idolatrata dalle teenager peruviane, o ancora Nek, Eros Ramazzotti. Poi, i nuovi strumenti di diffusione musicale che offre oggi il web hanno aperto moltissime prospettive e incrementato sempre di più questo scambio interculturale. Quindi, non stupitevi troppo se tra poco ci sarà un cantante peruviano a sovrastare le vostre playlist, e perché no, magari potrebbe essere proprio Garcia Pà...

Perché Paolo Guerrero é il tuo idolo calcistico? Che rapporto hai con il calcio?
Paolo Guerrero rappresenta una nuova generazione di peruviani, con molta più conoscenza del mondo e con un’importante consapevolezza delle proprie radici. Spesso i peruviani si ritrovavano a dover idolatrare (almeno calcisticamente) diversi giocatori provenienti da tutto il mondo, pur avendo calciatori di inestimabile bravura e professionalità. La ragione è molto semplice, nessuno come Guerrero è riuscito a farsi portavoce nel mondo intero di un linguaggio e un’attitudine alla vita che è quella dei giovani peruviani. Per il nostro popolo, Guerrero è il simbolo del riscatto, quello che grazie alla sua fermezza e determinazione è riuscito a farcela. Una sorta di “american dream” per capirci, però peruviano! Quanto al mio rapporto con il calcio, devo dire che sono un grande appassionato. È uno sport straordinario, uno spettacolo emozionante. E, vivendo a Roma da quasi tutta la mia vita, non potevo che tifare la “Magica”. Quindi… Forza Roma!

Quanto di vicino alla tua terra natale c’é nella tua musica e nei testi che scrivi?
C’è tanto della mia terra ma c’è tanto anche dell’Italia, che per me è comunque la mia terra! Sono arrivato qua che avevo appena dieci anni. Se la mia infanzia è legata al Perù, l’adolescenza e poi la vita adulta è legata a questo paese. E nei miei brani esce sempre fuori questo mix culturale. Del Perù conservo il sangue, il ritmo e un po’ anche quella vena passionale tipicamente latina. Ma vivendo qui, ho imparato a nutrirmi di scambi culturali continui. Per questo, nelle mie canzoni, ricorrono spessissimo modi di dire di tutto il mondo, dalla Spagna alla Colombia a tutto il Sud America. E, forse, questo rende la mia musica ancora più universale, quanto meno fruibile a qualsiasi ispano.


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