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L’Orchestra di Piazza Vittorio: Il giro del mondo in 80 minuti

Pubblicato il 18 marzo 2013 da Valeria Gaveglia


L'Orchestra di Piazza Vittorio: Il giro del mondo in 80 minuti

La nuovissima creazione della famosa Orchestra multietnica che racconta un ideale viaggio di 80 minuti, intorno al mondo, attraverso gli uomini, gli artisti e le loro musiche. L’Orchestra di Piazza Vittorio è in scena dal 7 al 24 marzo 2013 presso il Teatro Olimpico di Roma con Il giro del mondo in 80 minuti. Direzione artistica di Mario Tronco. Drammaturgia: Mario Tronco, Giulia Steigerwalt, Daniele Spanò.
Gli artisti-viaggiatori raccontano il mondo e le loro vicende attraverso la musica. Una zattera, in partenza dal porto di Belesh e diretta verso una meta sconosciuta, è disposta ad accogliere gratuitamente chiunque abbia con se un unico bagaglio e una canzone da esibire. Lo spettacolo ha inizio con un canto dolce, intonato da una donna in abito da sera rosso luccicante, le parole che risuonano nella sala sono: «Non voglio dormire, voglio solo abbracciarti e sognare». Un’atmosfera di abbandono e meraviglia è quella che si respira sin dai primi minuti di spettacolo: luci soffuse, canti leggiadri, sullo sfondo un cielo stellato e una luna gigante. A questa introduzione, quasi surreale, segue l’avvicendarsi nei pressi della zattera di coloro i quali hanno saputo del viaggio e sono disposti ad imbarcarsi. Un giovane cubano con una valigia alta due metri da cui escono musicisti. Due arabi che cercano di corrompere il capitano per imbarcare più valigie. Un improbabile cantante di tango. Uno scettico indios. Un africano con un piccolissimo scrigno magico, regalatogli da un suo amico indiano, grazie al quale riesce a cantare in qualsiasi lingua. Sullo sfondo il cielo stellato si è eclissato e al suo posto ci sono le immagini, in tempo reale, di quanto sta accadendo a Roma nei pressi del Colosseo: Simon, un uomo vestito da Gladiatore, è stato messo al corrente del viaggio misterioso. Guarda l’orologio e si accorge che mancano soltanto 80 minuti alla partenza della zattera. Il suo sogno è partire ma non ha nulla con se. Proprio quando la zattera è pronta a salpare ecco spuntare sul palco un uomo in giacca e cravatta mandato lì a dichiarare il sequestro dell’imbarcazione. Sembra che tutto sia stato vanificato così l’orchestra decide di intonare un canto di preghiera propiziatorio, una sorta di rito tribale volto all’auspicio di una sorte favorevole. Pronunciata la preghiera e abbandonate le speranze di rivalsa, sullo sfondo, sul quale ancora si succedono le vicende di Simon, assistiamo ad un buffissimo incidente che vede l’uomo in giacca e cravatta catapultato, da un furgoncino, lontano dal porto. L’incidente, oltre ad aver liberato l’orchestra dal supplizio del sequestro, ha dato l’opportunità a Simon di appropriarsi del bagaglio necessario per salire sulla zattera: la ventiquattrore del pignoratore. Come ogni fiaba che si rispetti l’happy ending è garantito. Tutti coloro che hanno scelto di imbarcarsi ce l’hanno fatta e chissà questo viaggio fin dove li condurrà.
L’impeccabile performance dell’Orchestra di Piazza Vittorio rende giustizia alla sua fama. Il giro del mondo in 80 minuti è il primo spettacolo che l’Orchestra autoproduce e a quanto pare un vero e proprio successo. Le musiche, coinvolgenti e alla portata di tutti, hanno entusiasmato il pubblico e messo in primo piano la forza di uno spettacolo che si fonda sulla collaborazione attiva degli spettatori: non si può fare a meno di battere le mani a tempo di musica quando si è immersi in un atmosfera di trasporto e alienazione. Le canzoni, interpretate in lingua originale, sono state opportunamente tradotte per mezzo di proiezioni sul fondo della scena, così da permettere una comprensione e una partecipazione a trecentosessanta gradi.
Il messaggio che si è voluto diffondere è di natura autobiografica. L’Orchestra di Piazza Vittorio è multietnica. Come non puntare tutto su l’opportunità di mettere in mostra questa sua meraviglio caratteristica? Così ogni componente del gruppo ha avuto il suo momento, ogni etnia la possibilità di farsi conoscere e apprezzare. L’invito di Mario Tronco, bravissimo non solo nella direzione musicale e drammaturgica ma anche nella performance, è quello di pensare al nostro pianeta come se si trattasse di una immensa Arca di Noè, all’interno della quale sicuramente si sta stretti ma si può e si deve stare in pace: come? Conoscendosi.


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