L’Otello di Arturo Cirillo all’Eliseo

Arturo Cirillo si cimenta, per la prima volta, con un testo di Shakespeare. Il taglio della messa in scena è classico, ma con qualche sfumatura inedita. Primo elemento di particolarità è l’approccio al testo, con la scelta della traduzione di Patrizia Cavalli, coerente con tutta la messa in scena, sfrondata e ridotta ad un minimalismo che non si è soliti vedere nelle rappresentazioni scespiriane. A dare però una patina di convenzionalità è il rispetto dell’endecasillabo, scandito melodiosamente e rispettato sino alla perfezione, tanto da rendere la tragedia fruibile tutta d’un fiato.
Sin dai costumi, che ricordano quelli dei coloniali, si nota la volontà di semplificare ogni segno scenico per mettere in evidenza un testo e una storia capaci di catturare il pubblico senza bisogno di grandi stravolgimenti. Il regista ha inoltre raccontato la tragedia, spostando il centro di attenzione da Otello a Iago, da lui stesso interpretato magistralmente. L’abile ingannatore, presente quasi in ogni scena, è stato ridisegnato come un personaggio al di sopra degli altri, diverso nei movimenti e nel modo di parlare, tanto da enfatizzare il suo esser burattinaio, che muove i fili dei burattini, senza che questi se ne accorgano. Cirillo, attraverso la sua interpretazione, ha messo in evidenza tutte le fasi dell’odio di Iago nei confronti di Otello, prima per non esser stato nominato suo luogotenente, poi per il sospetto che Otello in passato sia stato con sua moglie Emilia, poi per una probabile attrazione nei confronti di Desdemona, mostrando così le mille sfaccettature della gelosia che ha condotto il perfido ingannatore a prendersi gioco di Otello, sino a farlo impazzire. Ipotesi che da tempo ormai i critici più noti hanno elaborato, riguardo all’invidia di Iago, tutte possibilmente valide, nessuna certa, vista l’ambiguità del personaggio, che Cirillo ha saputo rendere con una voce lamentosa e con uno sguardo arcigno, che mai si è tolto dal volto. Forse eccessiva è stata l’interpretazione di Otello, interpretato da Danilo Nigrelli, tratteggiata attraverso urla e aggressività, che non hanno dato un taglio nuovo ed originale al personaggio. Mentre notevole è stata l’interpretazione delle due donne, Monica Piseddu, nei panni di Desdemona e Sabrina Scucciamarra in quelli di Emilia. L’una ha infatti saputo mettere in evidenza il binomio di purezza e determinazione che caratterizza la giovane innamorata e devota al suo Otello, tanto da inimicarsi suo padre. L’altra ha tirato fuori tutta la forza e la dinamicità della donna di mondo, che ha esperienza e che pur di portare avanti la verità, mette in gioco la sua vita. La notevole interpretazione di Michelangelo Dalisi, nel ruolo del luogotenente Cassio ha mostrato ogni lato del personaggio, coinvolgendo il pubblico in una complicità che forse verso gli altri non c’è stata.
Dell’interpretazione e della resa scenica si è notata la perfezione nell’attenzione al testo e nella concezione dei vari personaggi, con un rispetto meticoloso nei confronti di ciò che Shakespeare aveva scritto, ma forse è mancato quel qualcosa in più che può raccontare al pubblico ciò che fin’ora non è stato ancora detto sul celebre Moro di Venezia.
(Otello); Regia: Arturo Cirillo; drammaturgia: William Shakespeare; traduzione: Patrizia Cavalli, luci:Pasquale Mari; scenografie:Dario Gessati; costumi:Gianluca Falaschi; interpreti: (Salvatore Caruso, Arturo Cirillo, Michelangelo Dalisi, Rosario Giglio, Danilo Nigrelli, Monica Piseddu, Luciano Saltarelli, Sabrina Scuccimarra); teatro e date spettacolo: teatro Eliseo 12-24 gennaio
