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La Femme Du Cinquieme

Pubblicato il 1 novembre 2011 da Annalaura Imperiali

VOTO:

La Femme Du Cinquieme

La Femme Du Cinquieme evidenzia un’atmosfera inquietate in cui dimensione onirica e realistica combaciano fino a sovrapporsi. Che il regista Pawel Pawlikowski abbia visto degli spettri? Certamente.

Gli spettri sono nell’aria di questo film, sono i protagonisti, le loro ambiguità, i misteri che li circondano e che li rendono sfuggenti e imprevedibili. Gli spettri sono all’interno del tessuto narrativo di questa storia, la storia di un’accattivante donna, Margit (Kristin Scott Thomas) che vive in un bel palazzo di Parigi al quinto piano e che si spaccia con il proprio amante Tom (Ethan Hawke), per una persona che non è.

La Femme Du Cinquieme non è fatto di scoperte: è fatto di domande per le quali le risposte sembrano non arrivare mai. Perché Tom da un momento all’altro decide di riprendersi la propria bambina Chloè, figlia sua e della moglie con cui si sono lasciati da tempo, recandosi a Parigi senza alcuna organizzazione? Perché Margit mente sulla propria identità pur dando l’idea di essere del tutto sincera a proposito dei propri sentimenti di dolce possessività nei confronti di Tom? Tante altre domande potrebbero accompagnare questa riflessione, basti pensare alla crudezza di alcune scene difficili da spiegare come quella in cui il coinquilino di Ethan viene ucciso in modo lurido e brutale, oppure quella in cui lo stesso protagonista viene avvolto da una luce bianca a metà tra la preoccupante perdita dei sensi e della ragione e l’entrata in una destinazione sconosciuta di cui non sono noti parametri e caratteristiche.

A rendere il background ipnotico e rabbrividente le immagini che, come singoli incisi senza un perché, mostrano in primissimo piano movimenti d’insetti che conducono la propria normale esistenza venendo quasi implicitamente paragonati alla condizione, misera, in cui può trovarsi l’essere umano sperduto di fronte a ciò che è molto più grande di lui.

A potenziare non solo il messaggio del film ma anche la sua forza espressiva che si imprime con facilità negli sguardi e nei pensieri, la bravura di un centralissimo Ethan Hawke intorno alla cui drammatica maestria ruotano tutti gli altri personaggi, ideati da Pawlikowski, come satelliti attratti dal pianeta la cui orbita detta le loro stesse condizioni e i loro stessi percorsi.

Ad addolcire la crudeltà di un prodotto cinematografico di nicchia, pur con un brivido di travaglio e di tormento, la classe smisurata ed elegante della bella protagonista Kristin Scott Thomas, la quale avvolge con charme e disinvoltura, quasi fosse una sirena d’Ulisse catapultata ad una festa di intellettuali e letterati proprio di fronte alla Torre Eiffel.

Amaro La Femme Du Cinquieme, amaro nella sua spietata ricerca di continua fiducia, di continua approvazione e di continua condivisione. Amaro perché Tom, che desidera tutto questo, si vede sbattere davanti porte su porte e anche le possibilità che ha e che gli si presentano di credere in qualcuno o in qualcosa, svaniscono dissolvendosi poco dopo nella nebbia di territori loschi e sconosciuti, come quello del lavoro che trova in qualità di guardiano di una sorta di vecchio interrato dismesso dove rumori strani accompagnano le sue ore notturne spese a scrivere su pochi fogli di carta. Amaro perché siamo ombre e polvere e La Femme Du Cinquieme taglia con il coltello un suggestivo clima - e climax - di tensione all’interno del quale si avverte prepotentemente la fragilità che ci appartiene e che ci catapulta da un momento all’altro dall’Olimpo nel quale spesso ci sentiamo alla terra nuda e cruda in cui, come Adamo ed Eva, dobbiamo ingegnarsi per sopravvivere.


CAST & CREDITS

(La Femme Du Cinquieme) Regia: Pawel Pawlikowski; soggetto e sceneggiatura: Pawel Pawlikowski; fotografia: Ryszard Lenczewski; montaggio: David Charap; musica: Max de Wardener; scenografia: Benoit Barouh; costumi: Julian Day, Shaida Day; interpreti: Ethan Hawke (Tom), Kristin Scott Thomas (Margit), Joanna Kulig (Ania), Samir Guesmi (Sezer); produzione: Caroline Benjo, Carole Scotta; origine: Francia, Gran Bretagna, Polonia, 2011; durata: 83’; web info, press book Festival del Cinema di Roma 2011.


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