La Kryptonite nella borsa - Incontro con Ivan Cotroneo e il cast
Vera sorpresa della sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, La kryptonite nella borsa, in 130 sale dal 4 novembre, segna l’esordio dietro la macchina da presa per lo sceneggiatore Ivan Cotroneo, già apprezzato autore della serie Tv Tutti pazzi per amore e di film di successo come Mine vaganti di Ferzan Ozpetek. Ad accompagnare il film alla sua première festivaliera il regista e l’intero cast che, nello spazio "Lancia Cafè" dell’Auditorium, hanno incontrato la stampa.
Ivan, com’è nato il progetto del film?
Ivan Cotroneo: Devo ringraziare i produttori Nicola Giuliano e Francesca Cima che hanno creduto subito nel progetto. Hanno letto il libro, ne hanno comprato i diritti e hanno iniziato subito a parlare con me per pensare a come poteva essere realizzato il film. Poi hanno deciso che sarei stato io a dirigerlo.
Il film propone uno sguardo interessante sulla femminilità…
Ivan Cotroneo: Lo sguardo sulla femminilità mi appassiona. Ho scritto la sceneggiatura insieme a due donne e anche per questo nel film questo risulta evidente. Una delle nostre mire era restituire dei personaggi femminili in maniera affettuosa.
Una descrizione affettuosa della femminilità ma anche un racconto visto attraverso gli occhi di un bambino…
Ivan Cotroneo: Lo sguardo del bambino mi affascina da sempre. Per descriverlo mi sono rifatto al mio sguardo da bambino che avevo negli anni ’70. La prima metà degli anni ’70 a Napoli è stato un periodo piuttosto modesto, dove non c’era ricchezza nei guardaroba, nei negozi. Non c’erano degli status symbol che segnavano differenze, erano anni più liberi. E non volevo riportare in vita quegli anni in maniera nostalgica. Il racconto non è presentato come il ricordo di qualcuno. La difficoltà per me è stata quella di rappresentare quel periodo non in maniera pop e senza nostalgia.
Il film finisce con un importante discorso sulla diversità…
Ivan Cotroneo: Per me era molto importante che il film finisse con quel discorso perché è l’ultima cosa che rimane del film. Era una conclusione sulla fatica. C’è speranza ma la ricerca della felicità non è facile. La felicità è possibile ma non è una passeggiata.
Per voi attori che esperienza è stata?
Valeria Golino: Lavoro poco e solo con le persone che stimo e a cui voglio bene. Sul set mi sono sentita protetta e voluta bene. La sensazione che ho avuto io era quella di una mancanza, come se mi fossi dimenticata della vanità. Mi sono liberata dalle preoccupazioni più estetiche del personaggio, non ho dovuto pensare ai fronzoli, perché sapevo che lo sguardo di Ivan mi avrebbe abbellito. E’ stato bello lavorare in questa tana di amicizia, di attenzione, con Luca, con Libero, Cristiana…
Libero De Rienzo: I momenti di danza coreografica sono stati molto divertenti. Ciò che mi ha colpito durante le riprese era la ricostruzione scenografica e di costumi perfetta.
Cristiana Capotondi: Il clima sul set è stato così familiare che ballare è stato semplicissimo. Il mio personaggio esce fuori un po’ più disinibita ma nelle cose più serie sa vivere in maniera più profonda. La sceneggiatura era così chiara e divertente che ho solo dovuto lavorare sul napoletano.
Luca Zingaretti: E’ stata un’esperienza umana e professionale molto bella. E’ raro trovare una sceneggiatura in cui i personaggi vengano raccontati così bene. Ogni personaggio nel film ha una sua evoluzione e nella sceneggiatura tutti erano ben delineati e questo per un attore è importante, facilita il lavoro. Del mio personaggio la cosa che mi ha divertito di più è stato vedere un uomo degli anni ‘70 così ben fotografato. Di quegli anni là rimpiango la capacità di lottare per le cose che si desideravano. Una volta si lottava, si sognava. Rosaria e il mio personaggio lottano per stare insieme. C’era una capacità di soffrire e di lottare che oggi è venuta meno. Ho un po’ di nostalgia per questo.
Fabrizio Gifuni: Sono stato sul set come in una bolla sospesa, per tre giorni in un unico ambiente. Sono stato molto sorpreso dalla tranquillità di Ivan, che riesce a trasmettere serenità a tutti i reparti.
Luigi Catani: Peppino me lo sono sentito dentro. Ivan mi ha raccontato Peppino, mi ha aiutato molto. Al primo provino già lo sentivo mio Peppino.