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La presenza di Shakespeare nel teatro italiano oggi.

Pubblicato il 2 gennaio 2021 da Monia Manzo


La presenza di Shakespeare nel teatro italiano oggi.

L’ANGOLO DI SHAKESPEARE

Nonostante il periodo di enorme stop per il mondo teatrale la presenza di Shakespeare non ha mai abbandonato gli scenari prima, durante e dopo la pandemia. Ancora una volta gli spettacoli testimoniano la volontà con cui si vuole “sperimentare” e continuare a interpretare la drammaturgia del bardo, ignorando consapevolmente quanta storia teatrale sia già agli atti.

Degno di nota è il Re Lear diretto da Andrea Baracco, ormai affermato giovane regista del panorama nazionale e interpretato da Glauco Mauri e dalla sua compagnia, in una versione molto sentita dal grande attore, che nella sua lunga carriera non si è mai risparmiato nelle varie edizioni di opere shakespeariane. Questa è per Mauri Decisamente un’opera della sua maturità,(interpreta per la stessa volta lo stresso ruolo di Re Lear), in cui il personaggio del re tradito dalla sua superbia, elemento per antonomasia collegato ai poteri forti più disparati: mai come oggi questo sentimento può assumere dei connotati distruttivi e nefasti per qualsiasi leader politico.

William Shakespeare ha profondamente analizzato il concetto di corruzione del potere, attraverso la figura del Re Lear, la quale rappresenta uno strumento in partenza di alienazione e poi in fase finale invece di riconciliazione con la struttura socio-culturale. In effetti la figura di Cordelia figlia ribelle al sistema di potere, basato su opportunismo e ipocrisia, è la chiave con cui viene creata una sorta di elemento di contrasto e poi di forte pentimento per Lear per avere tradito gli ideali di un buon regnante.

Nessun altro interprete, oltre al più shakespeariano degli attori, Glauco Mauri avrebbe potuto interpretare in una maniera più poetica una figura emblematica del potere e della sua gestione, che spesso vede sfumare i reali obiettivi a favore di qualche privilegio personale. Ciò che colpisce di questo attore è la verità della parola, che s’invera grazie alla naturalezza e alla capacità di possederla senza che la ripetitività del mestiere attoriale possa scalfirla. A fianco di Glauco Mauri, l’altro grande artista è Roberto Sturno nei panni di Gloucester, figura centrale nella pièce, in quanto funge da raccordo tra il mondo ufficiale e il mondo alternativo.

La bellezza della regia di Andrea Baracco è indubbiamente dovuta alla profonda. conoscenza della drammaturgia, piuttosto che una vera e propria innovazione scenica, fatta di praticabili e più piani, scenografia già vista, in altre sue regie. L’obiettivo viene comunque centrato in maniera impeccabile e lo spettacolo seppur caratterizzato da cari segni distintivi registi, ci avvicina e ci fa riflettere sull’importanza drammaturgia di un’opera immensa come Re Lear .

L’altra regia toccante se non altro per l’interpretazione di un altro immenso attore arrivato al grande pubblico in modo tardivo, ma non agli occhi dei veri intenditori: La Tempesta per la regia di Roberto Andò e la presenza preziosa di Renato Carpentieri nei panni di Prospero. Un’altra opera shakespeariana che verte ancora una volta sulla gestione del potere e sulle conseguenze dei rapporti disfunzionali tra coloro che ne sono travolti negativamente.

E’ noto infatti come l’opera d’addio alla scrittura del Bardo, sia anche una sorta di evocazione dello stato del potere, reso più godibile dallo spettatore grazie all’invenzione di personaggi di fantasia che però potrebbero essere stati ispirati alla storia rinascimentale italiana, Shakespeare ha sempre avuto uno stretto legame con la storiografia classica e dell’Italia a lui contemporanea. Anche La Tempesta si dimostra un lavoro registico di ottimo livello e resa, in cui Andò rimane fedele alla filologia del testo drammaturgico, grazie al lavoro di traduzione, che potremmo definire perfetto, della scrittrice e docente Nadia Fusini, anglista specializzata in letteratura shakespeariana.

Andò compensa la tradizione della lingua con una sua interpretazione della scena a tratti cinematografica, grazie all’utilizzo di effetti speciali “artigianali” per rendere primi piani, piano corto e piano facendo apparire i nobili naufraghi dietro tre vetrate che spariscono e ricompaiono, allo stesso modo di quegli elementi scenici (lettini, tavoli, libri etc..). Altro elemento evidentemente presente è l’inserimento della Commedia dell’Arte, grazie alla recitazione dei personaggi paralleli, il buffone Trinculo e l’ubriacone Stefano - Paride Benassai e Gaetano Bruno che si esprimono in palermitano il primo, in napoletano il secondo - creando delle scene comiche esilaranti assieme al selvaggio Calibano, che vorrebbero assieme eliminare Prospero, il quale invece grazie alla sua magia li immergerà in un pantano.

Ultima opera da poter classificare come un anello di congiunzione tra antico e moderno nella drammaturgia shakespeariana, è Shakespea Re di Napoli scritto in versi da Ruggero Cappuccio che esordisce nel lontano 1994 al Festival di Sant’Arcangelo. Lo spettacolo i cui interpreti sono Claudio Di Palma e Ciro Damiani , è basato sull’opera pubblicata nella Collana Classici Einaudi, ha vinto molti premi internazionali e da 25 anni continua ad affascina diverse generazioni.

Colpiscono di questo spettacolo, oltre al valore intrinseco del significato drammaturgico, la profondità e la delicatezza della psicologia dei personaggi, che sono emblema di un connubio tra elementi shakespeariani e elementi antichi figli della Commedia dell’Arte. Shakespea Re di Napoli - spiega Cappuccio - nasce da questo perché. "La morte è quel sogno ad occhi chiusi che nella vita facciamo ad occhi aperti. Il mio difetto è credere solo negli aldilà, oltre il visibile, oltre il reale, la parola, il teatro. Siamo nei primi anni del Seicento. Desiderio torna a Napoli dopo un avventuroso naufragio e riabbraccia il suo vecchio amico Zoroastro. A lui racconta di aver vissuto a lungo a Londra e di essere diventato il più grande interprete dei personaggi femminili del grande drammaturgo inglese. Zoroastro è incredulo, sospetta che Desiderio stia narrando una delle raffinate menzogne cui lo ha abituato fin da ragazzo. La sfida interiore tra i due amici va avanti tra altissima poesia e tagliente comicità, mentre il mistero si estende progressivamente sulle loro vite".

La meravigliosa intuizione dell’autore è un linguaggio vernacolare che evoca con grazia e pienezza un suono, inteso come concertazione degli elementi drammaturgici. Il segreto del successo di questo longevo spettacolo sembra essere l’importanza dei silenzi e dei rimandi, che guarda caso sono fondamentali anche nelle opere Shakespeariane; il testo e lo spazio temporale non sono altro che una partitura scritta da un musicista in grado di contenere tutte le note del teatro.

In questo 2020 Shakespeare non ci ha mai abbandonati, anzi sempre generoso ha permesso che l’umanità nel suo piccolo mondo, fosse portatrice di bellezza e valori senza chiedere mai nulla in cambio, perché è proprio nella libertà e forza del genio che il Bardo credeva.

Non dimentichiamo che fu proprio durante la piaga della peste, che William Shakespeare dimostro di avere la più grande reazione creativa rispetto all’idea di dissoluzione che molto probabilmente imperversava nel cuore di tutti.


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