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La Roma, Paulo Fonseca e un girone da cliffangher

Pubblicato il 25 gennaio 2021 da Stefano Colagiovanni


La Roma, Paulo Fonseca e un girone da cliffangher

È tutta una questione di percezione. L’ultima giornata di campionato di Serie A ha visto l’allenatore della Roma Paulo Fonseca protagonista tra i protagonisti, scaraventato in meno di una settimana nell’occhio del ciclone più distruttivo: quello dell’opinione pubblica.
Dopo i malumori scatenati dalle passate e brucianti sconfitte patite dai giallorossi contro Napoli, Atalanta e la batosta senza appigli a opera della Lazio nel derby, il tecnico portoghese si è travestito da perfetto capro espiatorio al termine della travagliata, scioccante e ingestibile eliminazione dei suoi ragazzi dalla Coppa Italia. Complice una partita non brillantissima dei giallorossi schierati contro diverse seconde linee dello Spezia e lo tsunami generato dalla nuova figuraccia stagionale romanista, che ha portato alla seconda sconfitta per 3-0 a tavolino.

Ma, al di là delle naturali e conseguenti critiche nei confronti di un allenatore di una delle grandi protagoniste del campionato italiano, incapace di evitare una figura a dir poco ridicola per non essere stato in grado di gestire quel “caos sostituzioni” da lui stesso creato, Paulo Fonseca merita davvero di essere schiacciato da critiche e accuse che, in altri tempi e contesti, non si rivolgerebbero nemmeno a chi rischia di scivolare verso la retrocessione?
Dopo diciannove giornate di campionato, giunto al giro di boa, la Roma occupa il terzo posto in classifica, con 37 punti – 38 sul campo, se si conta il pareggio ottenuto alla prima giornata contro il Verona, poi tramutatosi nella prima delle due sconfitte a tavolino incriminate -, nettamente oltre le aspettative della stragrande maggioranza dei tifosi giallorossi e non. Certo, il filotto di prestazioni non brillanti e il gran divario tra gol incassati e segnati negli scontri diretti fin qui disputati, non lascia dormire sogni tranquilli al tecnico portoghese e a tutta la famiglia di Trigoria, ma bastano davvero due episodi, seppur clamorosi, per screditare del tutto il lavoro del mister giallorosso? Eppure la Roma si trova, oggi, sopra Juventus, Atalanta, Napoli e Lazio, a inizio anno di gran lunga considerate in grado di disputare un torneo nettamente superiore.

Il curioso caso di Paulo Fonseca e della Roma assomiglia, in quest’ottica, a certe valutazioni che la critica – qui parliamo di cinema – riserva nei confronti di alcuni autori alle prime armi, che sgomitano a modo loro per farsi un nome e le ossa in un mondo già sovraffollato da geni, fenomeni, special-tizi e altrettanti normal: perché la Roma, per Fonseca, è pur sempre la prima esperienza di livello, per di più in uno dei massimi campionati europei – e no, quello ucraino non fa certo testo. Ma provando a staccarci dalla massa turbolenta che sentenzia su tv, radio e pagine di giornali sempre più indirizzate da istinti umorali e ricerca forsennata del clamore, piuttosto che su analisi lucide e ponderate, la sfida per chi tenta di giudicare il lavoro svolto dal mister portoghese fino a ora, incluso lo scorso anno, verte su uno snodo cruciale: il cammino della Roma in questa stagione è figlio di una rosa dotata, ma mal gestita e, quindi, incapace di ambire a posizioni migliori, in un campionato totalmente equilibrato, per colpa di ovvi limiti tecnico-tattici del suo condottiero; oppure quello di Fonseca è un mezzo miracolo, che a volte tende a mostrare limiti impossibili da nascondere, ma pur sempre sorprendete e inatteso anche dai più ottimisti?

Come sempre, a ognuno le proprie sensazioni e scelte. Che a metà campionato lasciano, forse, il tempo che trovano. Fatto sta che la corsa liberatoria di Paulo Fonseca verso i suoi calciatori in festa, dopo il gol della rocambolesca vittoria firmato da Lorenzo Pellegrini contro lo Spezia, assomiglia molto a una di quelle falcate al rallenty di Schwarzenegger, Stallone o Willis, in fuga dall’imminente esplosione finale di un action da lunedì sera sonnacchioso in panciolle. Il boato si è sentito lo stesso e il protagonista ha portato a casa la pelle. Ma stavolta non sembra che i tifosi della Roma sperino in un sequel.


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