X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Latella porta in scena Le nuvole di Aristofane

Pubblicato il 11 febbraio 2010 da Laura Khasiev


Latella porta in scena Le nuvole di Aristofane

Antonio Latella, uno dei registi più eclettici dei nostri tempi, ancora una volta ha compiuto una scelta ardua, ossia quella di voler portare in scena Le Nuvole di Aristofane. Ciò che ci si aspetta da un artista come Latella è certamente qualcosa di sorprendente e lontano dalla canonicità. In scena al teatro Argentina, dal 19 al 30 gennaio, lo spettacolo ha suscitato sicuramente molto stupore nei confronti degli spettatori e diversi dibattiti. Strepsiade, interpretato da Annibale Pavone, è il primo personaggio presente in scena, o meglio in platea, seduto fra il pubblico, si alza e parla proprio agli spettatori ed è subito polemica... Gli abbonati, gli studenti delle scuole e qualche anziana signora, che indietreggiano di fronte alle lamentele di un padre, che vuole mandare suo figlio nel famoso “pensatoio” per farlo istruire dai sofisti e da Socrate all’abilità retorica, così da poter tener testa a dei creditori incombenti per i debiti contratti in passato. Poi ci sono gli appassionati, i critici, i colleghi che non solo non si fanno indietro, ma si lasciano scappare qualche sorriso e l’aria di chi pensa :" è sempre il solito provocatore... ma piace per questo". Una cosa è certa il nostro regista riesce sempre focalizzare il punto centrale delle opere che sceglie di mettere in scena e così come per Almeto ha avuto la geniale intuizione di rendere la rappresentazione facendo in modo cheogni personaggio fosse il “protagonista”, per Le nuvole ha messo in evidenza i binomi bene/male, giusto/ingiusto facendoli regnare anche tra il pubblico. Una platea suddivisa, così come suddivisa è la retorica nel “discorso giusto” e nel “discorso ingiusto”. Il giovane Filippiade, figlio di Strepsiade è rappresentato da un pupazzo nudo, guidato dall’esuberante Massimiliano Spaziani. Il giovane all’inizio si ribella a suo padre, ma poi acconsente e così in nome delle “nuvole”, nuove dee protettrici, invocate da Socrate, entra nel pensatoio. Nel frattempo ad interagire con Strepsiade c’è un effeminato Marco Casciola, nel ruolo del discepolo di Socrate, i due portano le scarpe allungate tipiche dei clown, ma l’abito e nero, come se anche in essi ci fosse una natura doppia, ironia, alternata a malinconia, leggerezza e serietà. Dei closwns giocosi ma allo stesso tempo malinconici e riflessivi, vicini alla filosofia così come alla leggerezza dell’essere, che hanno animato la scena sino a tramutarla in un vero e proprio show, che ha ricordato quelli della tv anni ’80, quando guardare la tv era ancora un rito familiare, che rafforzava il senso di appartenenza alla nazione e lasciava qualcosa. A dare un tocco di eccentricità alla messa in scena Maurizio Riffa, con tutù nero e collant, cosparso di strass, che ha fatto da moderatore tra i due antagonisti, i quali si sono sfidati sul “ring” della retorica, per il quale il regista ha trovato un modo inedito di rappresentazione, tale da poter suscitare nel pubblico le stesse riflessioni e sensazioni che ricevevano gli spettatori del teatro greco, ossia una riflessione accompagnata da sarcasmo e ironia, risate che però fluiscono nel pensiero di chi guarda, trascinando in un vortice di ragionamenti che riguardano l’uomo, la sua evoluzione in questa vita. In questo spettacolo del resto si parla proprio del percorso dell’uomo, un percorso che prevede a volte delle scelte e c’è una direzione giusta e una sbagliata... Le risate si consumano tra una battuta e l’altra, tra un pensiero e una sensazione di sorpresa, come sempre Latella è capace di regalare tante emozioni diverse. La metateatralità è centrale in questa resa scenica, prensente in ogni segno, dalla rottura della quarta parete, all’intrufolarsi degli attori fra il pubblico, all’interloquire con lo spettatore, al rifersi alla realtà teatrale di oggi. I riferimenti al presente sono molti, inoltre la traduzione di Letizia Russo rafforza il senso attuale del testo, portandolo agli accessi anche per mezzo di un linguaggio eccissivo, talvolta scurrile. Tutto subisce una trasformazione atta a rendere lo spettacolo significativo e adatto al pubblico attuale, le nuvole son sostituite da scheletri calati giu dal cielo, corpi trasformati attraverso il ciclo della vita, così come l’aria è trasformata per mezzo del ciclo atmosferico, “le dee della sofistica” hanno cambiato corpo per rendere la vera essenza dell’opera; sono sempre frutto di un’evoluzione, che ha portato al cambiamento. Questo rimanda al fatto che la trasformazione fa parte dell’uomo, della natura, tanto quanto del teatro e questo “cammino”, di cui Aristofane parlò molti secoli fa e che si conclude con un figlio che mena suo padre e che attraverso la sofistica appresa, gli spiega che lo fa per il suo bene, è un percorso di crescita e di aumento della propria consapevolezza. Tre scimmie chiudono la scena, oltre a ricordarci il film di Kubrik 2001: Odissea nello spazio, ci fanno riflettere sul fatto che forse nell’uomo è avvenuta un’involuzione che lo ha riportato allo stato di orgine, quindi tutto deve ricominciare, prendendo però un’altra direzione, in modo da poter arrivare ad una crescita. Lo spettacolo fa pensare alle mancanze e a ciò che l’essere umano dovrebbe fare per crescere e soprattutto fa capire che per poter acquisire insegnamenti si è costretti a soffrire e a passare momenti difficili, in cui si devono affrontare degli ostacoli, da cui però si può uscire più rafforzati e consapevoli.


(le nuvole); Regia: Antonio Latella; drammaturgia: Aristofane; luci:Giorgio Cervesi Ripa; scenografie e costumi: Annelisa Zaccheria; Traduzione: Letizia Russo; suoni e musiche:Franco Visioli,interpreti: (Marco Cacciola), (Annibale Pavone), Maurizio Rippa), (Massimiliano Speziani); teatro e date spettacolo:teatro Argentina, dal 19 al 30 gennaio


Enregistrer au format PDF