Le avventure di Pinocchio
A chi la conosce personalmente, come il sottoscritto, Lucia Ronchetti può ricordare la figura di una fata-folletto, con la sua aria da eterna ragazzina e un fisico rigoglioso ma invidiabilmente esile nonostante abbia da un pezzo superato gli ‘anta’. All’estero, specie in Germania e in Francia, è famosa quanto qui da noi star del Pop come Mannoia o Nannini; in Italia un po’ meno, ma per fortuna chi segue le cose di musica, e in particolare le avventure della musica contemporanea, sa bene chi è Lucia, e quanto il suo lavoro sia tenuto in considerazione là dove la musica fa parte di uno stile e di un’etica di vita all’insegna della qualità e dell’eccellenza. Inserite nella Stagione del Teatro dell’Opera di Roma, per una manciata di giorni, da giovedì 22 fino a domenica 25 novembre, Le avventure di Pinocchio (presentate l’anno scorso in prima mondiale a Rouen) sbarcano nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano destinate ad allietare e intrattenere un pubblico di grandi e piccini, in quell’età compresa fra i sei e i novantacinque cui il sempreverde e fortunato classico di Collodi fu, è ancora, e sempre sarà dedicato. Quella di Lucia Ronchetti non è, come canta Battiato, una musica contemporanea che ‘butta giù’. Al contrario, stimolando l’ascoltatore con sonorità levigate e aleatorie, agitate da ritmi nascosti, impercettibili, come fronde di un bosco mosse da improvvisi e rapidi moti ventosi subito placati, oppure perentori e impertinenti come i salti di un bambino felice del suo nuovo giocattolo, è una musica energizzante, giocosa, colorata, elegantissima. Nel caso in cui, come stavolta, sia concepita per arrivare ‘anche’ al cuore e alla testa di un pubblico di bambini, è in grado di raggiungere risultati espressivi ed effettistici di livello addirittura stupefacente, evitando con funambolica disinvoltura ogni trappola dell’onomatopea facile e della citazione tonale, adottandoli invece come ingredienti indispensabili da inserire con estrema naturalezza in un contesto di suoni che compendiano l’esperienza sonora di un intero secolo di musica ‘nuova’: nel caso di Lucia Ronchetti, una musica che esige certamente dagli ascoltatori uno sforzo intellettuale per arrivare a ‘spiegarsela’ da soli, ma che è anche miracolosamente capace di fornire seduta stante la soluzione ideale per venire decrittata e, dunque, assimilata e compresa. A tutto questo si aggiunge un senso teatrale e drammaturgico che provenendo senz’altro dalla ‘italianità’ dell’autrice mette in moto un ulteriore, irresistibile meccanismo spettacolare, innescato dalla qualità di scrittura di una musica apparentemente spontanea, vitale, brillante, dominata in realtà con sapientissima maestria intellettuale.
Funzionali a tutti gli spazi pronti ad accoglierle, Le avventure di Pinocchio non soffrono i limiti del tipico palcoscenico di un teatro: adattabili a strade, piazze, hangar, capannoni, aule scolastiche, palestre, chiese sconsacrate e non, e via dicendo, non necessitano di scenografia e riducono al minimo l’oggettistica di scena; la loro forza sta interamente nella musica e nel ristretto numero di esecutori previsti in partitura. Un soprano interpreta sia il burattino protagonista che la fata Turchina, mentre tutti gli altri personaggi sono distribuiti fra 5 strumentisti che ne restituiscono in termini sonori le parole, i versi, la gestualità e la presenza fisica, alternando, esattamente come nel racconto di Collodi, umori e stati d’animo, dall’euforia all’angoscia, dalla malinconia all’adolescenziale entusiasmo, non sempre correttamente veicolato, del più famoso burattino del mondo. Si ride, si piange anche un po’, specialmente chi per motivi anagrafici ha con la storia di Pinocchio una familiarità radicata e abbinata ai propri stessi riti di passaggio della crescita e dell’ingresso nella maturità, trascolorati nelle medesime tinte surrealiste o metafisiche della pagina scritta, e delle sue celebri trasposizioni nel cinema, nei fumetti e nelle illustrazioni di tanti più e meno celebri disegnatori e artisti; ma insieme alla gestione di una più che giustificata nostalgia personale, è magnifico osservare tra il pubblico gli occhi dei ragazzini seduti per terra, incollati alla straordinaria Juliette Allen, attrice-cantante di sovrumana bravura e mattatrice assoluta dello spettacolo, che insieme ai cinque prodigiosi solisti del mitico Ensemble Intercontemporain fondato da Pierre Boulez a Parigi nel 1976, danno corpo, suono e voce alla rocambolesca partitura di Lucia Ronchetti, che di questo Pinocchio musicale firma anche il libretto, sapiente ed efficace concentrato di tutti i luoghi e le situazioni del capolavoro di Collodi in meno di 60 minuti di folgorante teatro da camera.
Le avventure di Pinocchio, commedia strumentale per soprano en travesti e strumentisti solisti da ’Le avventure di Pinocchio’ di Carlo Collodi; libretto e musica di Lucia Ronchetti; prima nazionale assoluta in italiano; soprano Juliette Allen; Ensemble Intercontemporain diretto da Matthieu Roy; allestimento in corealizzazione con RomaEuropa Festival e Museo Nazionale Romano; Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano.