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Libri – La casa buia (Gone Baby Gone)

Pubblicato il 20 marzo 2011 da Marco Di Cesare


Libri – La casa buia (Gone Baby Gone)

Peccare nei pensieri, nelle parole, nelle opere e, soprattutto, nelle omissioni: atto di dolore che cinge le vite e co-stringe un’America «dove ogni adulto ha il pieno e inalienabile diritto di mangiare i propri piccoli». ’Inalienabile’, per l’appunto: paradossalmente il termine più adatto nella terra delle opportunità e dei diritti dell’individuo, dove ognuno appare come estraneo agli altri, se non quando anche a se stesso. E il bostoniano Dennis Lehane, di chiara origine irlandese, può ben sentire come sia pressante il silenzio ultimo: quello di Dio. Un Dio che «se vuole, sa tenere la bocca ben chiusa» o che, se anche dovesse esistere, magari è «meschino e triviale quanto noi». Mentre una casa buia può essere qualunque luogo che si nasconde dentro la sua città, come qualunque recesso nelle coscienze dei personaggi che abitano il suo romanzo. Un thriller, nello specifico, che, più che alla ricerca della verità, si getta lungo le strade segnate dal dubbio, mentre le certezze appaiono come delle facciate che «non importa quanto ben costruite, alla fine crollano miseramente»: compresa la certezza che si ripone nel dubbio, creando così un cortocircuito intellettivo ed emozionale che non può non sollevare questioni che procedano oltre il termine della lettura. Ma il dubbio che opprime Patrick Kenzie è un’ombra che ha illuminato e irrorato di linfa vitale lo splendido esordio di Ben Affleck, che due stagioni fa venne tratto dal romanzo di Lehane: film generalmente molto amato dalla critica, ma poco frequentato dal pubblico (anche a causa di una distribuzione alquanto meschina, perlomeno qui in Italia).

Tra il 1994 e il 1999 lo scrittore americano ha dato vita a una serie di cinque romanzi che narravano le vicende dei due giovani investigatori Patrick Kenzie ed Angela Gennaro, che sono stati soprannominati ’i Nick e Nora della classe operaia’ (dal nome dei protagonisti de L’uomo ombra di Dashiel Hammett, al tempo tramutati da Hollywood in personaggi da commedia sofistica): ma ’sobborgo’ significa che Patrick e Angie non saranno la solita coppia in stile Old America, mantenendosi anche puri, ma sempre liminali, sospesi tra la rispettabilità e il ’Walking On The Wild Side’, nei pressi delle peggiori aberrazioni, lavorando anche sporco. La casa buia, datato 1998, è il penultimo episodio della serie; approdato in Italia nel 2003, è stato ristampato dalla Piemme nella collana ’Bestseller’. I due detective, che ora formano una coppia anche nella vita privata, si trovano di fronte all’intricato caso della scomparsa di una bambina di quattro anni, Amanda McCready, figlia di una giovane donna che ha saputo trasmetterle solo insicurezze e apatia, lasciandone il corpicino a vegetare di fronte allo schermo di una televisione a vedere talk-show dove regnano parole e situazioni scurrili. Nel corso delle indagini Patrick e Angie si troveranno di fronte a situazioni intricate e a interrogarsi fatalmente su quali siano i reali significati di termini astratti e forse abusati come ’giustizia’, ’regole’ e ’perdono’.

Sfogliando avidamente le oltre quattrocento pagine, ma respirandone sempre l’ansia e la cupa mestizia che le pervadono, si può e si deve ancor più sottolineare la bravura degli sceneggiatori Ben Affleck (nato in California, ma cresciuto a Cambridge, nell’area metropolitana di Boston) e Aaron Stockard nell’essersi appropriati del mondo di Lehane, col quale è stato instaurato un rapporto di dipendenza e, allo stesso tempo, di reinvenzione, con maestria avendo operato tagli chirurgici lì dove necessario, nelle situazioni come nel numero dei personaggi secondari.
È indubbio come in La casa buia tutto venga proposto attraverso gli occhi di Patrick, alfa e omega di un racconto tristemente concluso, imprigionato in un cerchio che non lascia scampo, forse anche più che nel film di Affleck: e in effetti il romanzo è interamente raccontato in prima persona, dove tra profluvi di duri discorsi diretti si inframezzano pensieri di malinconica e rabbiosa contemplazione. Ovvia è una differenza col film: Patrick e Angie appaiono più consapevoli e risoluti, essendo parte di una ciclo di opere e avendo seguito, in ragione di ciò, un percorso di formazione; percorso che anche l’antieroe interpretato da Casey Affleck intraprende, in un certo senso, ma mostrando un tono sommesso e una maggiotre inerzia. Il romanzo è piuttosto hard-boiled, ma a differenza di molti altri esponenti del genere, non vi è mai compiacenza nel mostrare la violenza. E, in contraltare, anche l’ironia sembra non voglia pungere più di tanto, risultando assai amara: perché in La casa buia non vi è l’intenzione di distaccarsi dalla materia narrata e, nonostante le apparenti dichiarazioni del protagonista, il cinismo non fa parte della personale sfera di Patrick. Così come più del sesso conta l’amore, come sottolineato anche dall’equilibrio ingenerato dalla maggiore presenza in scena di Angie, bel personaggio femminile fuori dai canoni, in un mondo che è «freddo come una lama d’acciaio», un mondo «pieno di mostri che una volta erano stati bambini, che avevano cominciato a vivere nel grembo di una donna. Quanti altri amanti avevano giaciuto in letti simili al nostro e avevano provato quello che provavamo noi? Quanti mostri avevano messo al mondo? E quante vittime?».


Autore: Dennis Lehane
Titolo: La casa buia – Gone Baby Gone
Titolo originale: Gone, Baby, Gone
Traduzione: Francesco Chiari
Editore: Piemme
Collana: Bestseller
Anno: 2008 (ed. or. 1998, I ed. it. 2003)
Dati: 450 pp, tascabile 18x12, brossura
Prezzo: 11,00€


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