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Lo strappo dell’anima: Bette Davis nel cinema di Irving Rapper

Pubblicato il 15 maggio 2012 da Raffaella Borgese


Lo strappo dell'anima: Bette Davis nel cinema di Irving Rapper

Irving Rapper nasce a Londra nel 1898, si trasferisce a New York e per mantenersi gli studi cerca lavoro a Brodway, diventando direttore di teatro. Nella metà degli anni ’30, la Warner lo assume come direttore dei dialoghi, una figura nuova nata con l’avvento del sonoro, il cui compito era lavorare con gli attori sulla recitazione e affiancarsi al regista quando era straniero e non parlava inglese. Lavorò con registi come Michael Curtiz e Anatole Litvak e fra i tanti attori dei quali fu direttore dei dialoghi, c’era anche Bette Davis. Quando passò dietro la macchina da presa le dedicò una trilogia melò: Perdutamente tua (1942), Il grano è verde (1945) e Il prezzo dell’inganno (1946). Perdutamente tua è una delle più celebri storie d’amore del grande schermo, tratto da un romanzo di Olive Higgins Prouty e sceneggiato da Casey Robinson, il regista era solo alla sua seconda prova. Il titolo originale è Now, Voyager ed è ripreso da un verso di una poesia di Walt Whitman “I desideri inespressi”. Gli attori protagonisti sono la diva americana Bette Davis, candidata all’Oscar come migliore attrice e l’austriaco Paul Henreid che nello stesso anno ha recitato in Casablanca. La produzione aveva inizialmente proposto una rosa di nomi per il ruolo femminile principale che comprendeva, Irene Dunne, Norma Shearer e Ginger Rogers, ma quando la Davis fu informata del progetto, si impegnò al massimo per ottenerlo. Una volta avuta la parte lavorò sul personaggio come non mai, affinché fosse credibile. Collaborò con il costumista Orry – Kelly per scegliere gli abiti adatti per descrivere la metamorfosi che il personaggio avrebbe subito nel corso della storia. Charlotte vane è una ricca repressa di Boston, ingabbiata emotivamente da una madre tiranna e soffocata dalla rigidità del proprio ambiente familiare, è sull’orlo di un esaurimento nervoso. Grazie all’aiuto dello psichiatra Jaquit riesce a sconfiggere la sua depressione e si trasforma in una donna elegante e seduttiva, ma ancora insicura di sé. Durante una crociera viene notata da Gerry, un uomo intrappolato ad una moglie dalla quale si vorrebbe separare, ma legato alla problematica figlia Tina, per cui incatenato ad un matrimonio che gli impedisce di fare persino l’architetto. Il conoscersi aprirà ad entrambi una nuova visione della vita, acquistando nuove energie per affrontare le cose, ma soprattutto scopriranno di amarsi profondamente e pur trascorrendo insieme giorni d’incanto decidono di non vedersi più. Charlotte fa il suo ritorno a casa ed è bella, affascinante, corteggiata e sicura di sé, decide lei ciò che vuole e ciò che non le va, malgrado la genitrice dispotica cerchi in tutti i modi di risoggiogarla, instillandole insicurezza, ma questi tentativi, inutili, la condurranno solo a morire d’infarto. Charlotte assalita dai sensi di colpa, trova di nuovo rifugio dal Dottor Jaquit, presso il quale è andata anche Tina, la figlia del suo amato Jerry. Essendo Tina specchio della bambina che è stata lei, ma soprattutto come segno dell’amore che prova per il padre, Charlotte decide di portarla a casa sua per prendersi cura di lei. Il dottore le da il suo consenso, ma le precisa che la relazione con Jerry non deve andare oltre l’amicizia, per non turbare il delicato equilibrio psicologico della piccola. Charlotte convincerà Jerry che questo sarà comunque un modo per essere vicini, consapevoli che l’amore e il tempo possono tutto. Memorabile la frase della protagonista al suo amato: “perché chiedere la luna, quando abbiamo già le stelle?”. Sublime melò, grazie anche all’interpretazione della Davis che riesce ad essere perfettamente credibile, sia nei panni della zitella nevrotica, sia in quelli della donna elegante e sicura di sé. Le vicende belliche in corso durante la lavorazione del film, impedirono di ambientare in Europa, in particolare in Italia (come da indicazioni dell’autrice), il viaggio all’estero di Charlotte. Gli esterni brasiliani sono stati tratti da immagini di repertorio, mentre gli altri esterni con il cast sono stati girati in California. Oltre a questi impedimenti logistici, c’era quello di ben più spessore del Codice Hays, che fra le varie regole poneva il divieto di mostrare sullo schermo il consumo di un rapporto extraconiugale, ma con un escamotage i due interpreti mostrano un qualcosa di molto più intimo e sensuale di qualsiasi scena d’amore. Un gesto che manifesta complicità totale: durante il loro idilliaco viaggio, Paul Henreid (Jerry) si accende due sigarette e ne porge una a Bette Davis, un gesto gentile, semplice e personale che ripetuto diventa rito simbolico del loro legame, tanto cha ad una festa in cui fingono di non conoscersi, lui inconsciamente ne accende una e gliela porge, non preoccupandosi di tutti gli altri. Per anni i due attori si sono attribuiti la paternità di questo gesto, come una propria intuizione avuta durante le prove sul set, ma la verità è che nella bozze di sceneggiatura di Casey Robinson (conservate negli archivi della University of Southern California) già c’era la descrizione di questa scena. La sceneggiatura scava in profondità nelle psicologie dei personaggi ed è sostenuta da una regia che, attraverso un uso abile dei primi piani, riesce a sfruttare al meglio le potenzialità dell’ottimo cast. Bette Davis esplode in questo ruolo che rimane uno tra i più famosi della sua carriera, con una trasformazione notevole non solo nell’aspetto, ma anche nella diversa energia che le due personalità opposte di donne trasmettono, da zitella brutta e repressa a donna raffinata e attraente. Al centro delle tematiche e situazioni c’è la riflessione sulle “affinità elettive” di due persone che per una serie di motivi e situazioni non hanno potuto incastrare le loro vite, realizzando il loro amore. Il film non è un’esortazione al divorzio (come lo era il romanzo di Goethe), ma la rappresentazione di due vite sbagliate che cercano di compensare, in tutti i modi, il loro non stare insieme, anzi il film non si pronuncia sulla legittimità dei comportamenti dei protagonisti. Altro tema, tutt’oggi attualissimo, è l’invadenza di madri egocentrice e tiranne, invadenti nelle vite delle figlie con risultati distruttivi se non si innesca, come in Charlotte, quel meccanismo di ribellione segno di rispetto per la propria persona e dignità e dunque anello di congiunzione per il ritrovamento di un equilibrio emotivo.


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