Lucia Calamaro con Tumore al Festival Vertigine

In scena con il dramma della malattia, che non logora solo il corpo ma anche l’anima di chi ne è colpito e di chi gli sta accanto. Al Festival VERTIGINE, Lucia Calamaro racconta la malattia che colpì una persona a lei cara. Tumore è il nome di uno spettacolo che riesce a comunicare al pubblico un dolore che divora dentro fino a far morire.
Qui è come se la Calamaro avesse voluto aprire un discorso col suo pubblico, interrogandolo e facendosi interrogare, un dialogo che è riuscito a fondere la platea col palcoscenico e ha fatto sì che l’intimità dell’anima della protagonista incontrasse quella di ogni spettatore, lasciando ad ognuno un senso diverso, personale ed unico. La messa in scena accoglie e, per dirla con Binasco, siamo innanzi ad un teatro che recepisce le esigenze del proprio pubblico e ciò che questo ha da dire come fosse un ventre materno. Una sorta di teatro al contrario, che prende per mano gli spettatori e li orienta in una strada fatta apposta per loro. Quello della regista è un segno riconoscibile in scena, è la drammaturgia di una donna a comunicare e ad esplodere, lasciando un segno forte nel circuito teatrale contemporaneo.
La storia di una figlia consumata da una malattia e di una madre che non accetta questa realtà e abbraccia anch’essa il dolore, la morte, per sentire più vicina colei che mise al mondo e che ora le sta per esser portata via. Ma in realtà questa pièce racconta molto di più.
Vi sono accenni di un incontro con Dante pur non esplicitamente rappresentato. Anche Shakespeare sembra essere chiamato in causa attraverso battute che rivelano l’incertezza di questa vita, il dilemma ontologico più celebre che oggi assume significati differenti rispetto al passato. Mentre si parla di un "tumore" i due uomini più grandi della letteratura di tutti i tempi si sono legati, approdando sulla bocca di una madre disperata, per dirci che "del domani non c’è certezza", ma che dobbiamo continuare ad essere "protagonisti di questo palcoscenico che è il mondo".
Viene “dipinta” l’esistenza di due donne sul palcoscenico, protagoniste dello spettacolo più importante, quello della vita. Ma è una vita a stretto contatto con la morte, che con essa danza nel ballo macabro del viaggio più lungo. Qui il dramma tocca ogni segno scenico, pervade l’ambiente, i costumi, le pareti, le parole, le voci, per arrivare dritto allo stomaco.
In un intervista la regista ha dichiarato di voler utilizzare il teatro cercando di suscitare nello spettatore le stesse emozioni che riesce a creare una corrida. Con Tumore Lucia Calamaro è riuscita nel suo intento, piantando nello spirito dello spettatore una lama affilata in grado di generare emozioni contrastanti che forse mai abbandoneranno la mente di chi ha visto questa rappresentazione, subendola come qualcosa che ti entra dentro e compie il suo viaggio, senza che si possa su di essa esercitare controllo alcuno.
(Tumore); Regia: Lucia Calamaro; drammaturgia: Lucia Calamaro; luci:Gianni Staropoòo; produzione: Malebolge e Rialto Santambrogio; interpreti: ( Benedetta Cesqui), ( Monica Maiotti), ( Marco Fumarola); teatro e date spettacolo: Teatro Auditorium Parco della Musica, Festival Vertigine dal 4 al 7 marzo
