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Maniac

Pubblicato il 1 dicembre 2012 da Luca Lardieri

VOTO:

Maniac

Remake del piccolo horror cult del 1980 diretto da William Lustig e sceneggiato dall’attore Joe Spinell, Maniac di Franck Khalfoun è un grosso pasticcio con sprazzi di genialità.
Che dietro le quinte di questo progetto si nascondesse quell’enfant prodige (troppo spesso sopravvalutato) del cinema splatter contemporaneo, Alexander Aja, lo si capisce sin dalla prima bellissima ed agghiacciante scena. Un prologo di circa sette minuti dove, attraverso gli occhi del serial killer (il film è girato in soggettiva per quasi tutta la sua durata) assistiamo al suo primissimo efferato omicidio, in cui, dopo aver trapassato la bocca della vittima con un grosso coltellaccio l’uomo le taglia via lo scalpo. Gli amanti del gore stile Alta Tensione e Le colline hanno gli occhi avranno pane per i loro denti: il personaggio interpretato dalla faccia angelica di Elijah Wood (che nei rari momenti in cui riesce a non ricordare Frodo Baggins dona il giusto mix di follia e cattiveria al proprio ruolo) infatti non fa altro che uccidere in maniera selvaggia, ricordare episodi sadici della propria infanzia e strofinarsi ossessivamente le mani con una spugnetta di ferro donando allo spettatore decine e decine di immagini disturbanti e raccapriccianti. Purtroppo però il film che narra la storia di un restauratore di manichini antichi che vaga per la città di Los Angeles facendo incetta di scalpi di giovani donne per espiare le colpe di una madre lasciva e coicainomane, ha più di qualche problema di sceneggiatura. Soprattutto due scene chiave trasformano l’horror in un involontario trash divertente: i flashback di quando il killer da bambino vedeva la madre andare a letto con svariati uomini e soprattutto al momento in cui Wood viene investito da una macchina che cerca di ucciderlo. La tensione va spesso scemando e se non fosse per gli effetti visivi di altissima qualità, questo remake non avrebbe alcun motivo di esistere. Le trovate naif dell’originale, infatti, erano giustificate dal basso budget e soprattutto da una certa estetica tipica del cinema del terrore anni Ottanta che lo rendevano affascinante e divertente in senso lato. Se c’è una cosa che manca terribilmente alla versione di Khalfoun è proprio il divertimento stile montagne russe che il primo riusciva a trasmettere. Le luci, i colori e le musiche del nuovo Maniac sono troppo stereotipate e prive di originalità per convincere pienamente, ma soprattutto non riescono a rimanere impresse negli occhi e nella testa di chi guarda, finendo per estraniare anzichè accompagnare.
Di sicuro interessante sia l’idea di girare quasi tutto il film in soggettiva, anche se non originalissima, sia il finale delirante reso intenso e terrificante dai bellissimi effetti speciali che forse reagalano l’unica immagine che per anni resterà legata a questo film. A noi sembra un po’ poco per giustificare un’operazione dalla quale ci si aspettava molto. Colpa di un regista troppo poco esperto per riuscire a gestire una responsabilità così grande oppure di uno sceneggiatore poco ispirato e troppo intento a immaginare sequenze "schifose" a discapito delle regole principali di ogni buon film che si rispetti? A nostro a viso un mix delle due cose, ma soprattutto a causa della povertà generale di idee con la quale si sta nuovamente confrontando il genere horror a livello mondiale.


CAST & CREDITS

(id.) Regia: Franck Khalfoun; sceneggiatura: Alexandre Aja, Grégory Levasseur, C.A. Rosenberg e Joe Spinell; fotografia: Maxime Alexandre; montaggio: Baxter e Franck Khalfoun; musica: Rob; interpreti: Elijah Wood, Nora Arnezeder, Liane Balaban, America Olivo; produzione: Aja / Levasseur Productions, Blue Underground, Canal+, Ciné+, La Petite Reine e Studio 37; origine: Francia/USA 2012; durata: 93’.


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