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ME VOJIO SARVA’

Pubblicato il 22 gennaio 2005 da Alessandro Borri


ME VOJIO SARVA'

Eleonora Danco parte da un’analisi gergale (il romanesco, la fenomenologia della frase fatta, della formula linguistica intercambiabile) e comportamentale (in un arco che va dalle fermate d’autobus periferiche stimolanti al monologare non richiesto alla paranoia da traffico compulsivo, dai dialoghi impossibili di coppia alle regressioni a spiagge infantili e presaghe) per immetterle in un fuoco d’artificio di quadri che vanno a scavalcare l’iperrealismo coatto per lanciarsi in fughe metaforiche via via più imprevedibili. I tic e i birignao comunicativi di un’umanità che sta bene, che sta male, che non sa come stare, vengono frullati in un caleidoscopio di emozioni incontrollabili, a nervi scoperti, che altro sfogo non conoscono se non l’istintivo, animalesco contatto (o scontro) con la terra, con le pareti, con i bordi delle parole che limitano l’indistinto espandersi di una coscienza in fieri. Di scarto in scarto, il gusto aneddotico e il piacere della battuta cabarrettistica si alternano ad escursioni sognanti nel segno dell’utopia, l’osservazione sociologica si trasfigura in perorazioni laiche di grande impatto, elencazioni di ossessività metropolitane, cantilene carburate da teorie di luoghi comuni e nominalismi nevrotici. Colpisce come questo flusso di linguaggio tentato continuamente dal neologismo si impetri a tratti della durezza di vite rasoterra, tatuandosele sulla pelle, trasmettendole attraverso la voce torrenziale e il corpo nervoso dell’attrice-autrice. Emerge alla fine, dal dettato frammentario e apparentemente sconnesso, una lotta quasi titanica tra i binari linguistici ed esistenziali della quotidianità e le uscite di sicurezza di un’evasione che può farsi voglia di gratuità salvifica, fantasia edipica, desiderio di morte.

[gennaio 2005]

Cast & credits:

Di e con Eleonora Danco in scena: Teatro Piccolo Jovinelli, Roma, dal 6 al 16 gennaio 2005


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