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Nella notte di Draquila

Pubblicato il 15 maggio 2010 da Alessandro Izzi


Nella notte di Draquila

La solitudine del vampiro è un fraintendimento epocale che, nello scorcio di questi ultimi anni, ha finito per ridisegnare l’immagine del mostro facendone un dannato quasi suo malgrado.
Il vampiro, in realtà non è mai solo. Aristocraticamente sta sul gradino più alto della piramide alimentare, ma sotto di lui ci sono tutti i vari figli, cugini e nipoti della notte pronti a cibarsi del resto del banchetto.
Li si vede nottetempo, quando la luna dà quel tanto di luce da riempire d’ombre le grandi vallate transilvane, che scorrazzano tra la melma e i rifiuti, in attesa del comando del maestro. O li si sente elevare ululati che riempiono di spavento i bambini nelle culle, ma deliziano le orecchie del signore dei canini. Lui in quel suono ci scopre Musica, per noi è solo segno bestiale di sozzura e corruzione.
Il vampiro vaga nel sordido e se ne bea. L’uomo quella sozzura dovrebbe cancellarla con l’acqua e il detersivo. Se non lo fa è normale che la pestilenza dilaghi e che i topi raggiungano ogni anfratto e fissino dimora in ogni dispensa.
L’uomo dovrebbe cacciare il vampiro con le corone d’aglio, ma in realtà scorge oltre il lato ributtante di chi si pasce di carogne, anche il brivido di una tentazione. Non è una tentazione solo sessuale (per quella basterebbe qualche escort e si tira avanti a dar le corna alle proprie mogli con la Chiesa connivente), ma una tentazione più subdola, più insidiosa: la vertigine di una certa forma di potere.
Certo quello del vampiro è un potere occulto che si eleva solo alla luce della luna, ma, nello spazio franco della notte, ti dà la possibilità di essere nebbia, lupo, pipistrello. E cosa c’è di meglio del brivido nella caccia? Di quell’improvvisa vampata di adrenalina che si scioglie nel perverso languore del bacio dei canini?
L’uomo, in fin dei conti, il vampiro un po’ lo invidia. Per questo si lascia mordere. Perché pensa che il sacrificio della giugulare valga bene la possibilità di un sozzo pasto che è lordo, ma lascia la pancia piena.
L’italiano medio ama il vampiro, forse, più di tutti gli altri. In fin dei conti il vampiro non deve far la fila alla posta, specie se conosce di persona e di denti la bella e compiacente cassiera al di là del vetro. Il vampiro, poi, non paga le tasse perché che tasse deve mai pagare un morto? L’ICI sulla seconda bara?
La posizione di vampiro, l’italiano medio, la invidia come nessun altra cosa. Ed è da questa sozza invidia che nasce la Mafia cantata con orrore da Saviano e che ha ucciso Falcone e Borsellino. Neanche il sogno di essere velina o calciatore supera il brivido di potersi librare per un momento sopra gli altri e stare a bisbigliare qualche momento nei corridoi del potere. L’italiano guarda il mostro e pensa “Anch’io...” con un sospiro dolente di chi vorrebbe, ma non può. Si accalca nella folla che circonda il mostro alle sue uscite ed urla come una groupie compiacente “Mordi me, mordi me” ben sapendo che il mostro morde solo dove serve e l’italiano medio serve a poco.
Perché continuare ad illudersi che il pubblico non sappia niente dei fieri pasti che si consumano anche dopo i terremoti? Perché pensare, accarezzando il mito del buon selvaggio, che l’elettore che vota in una direzione lo faccia perché ingannato dai mezzi di propaganda e dalla televisione? L’elettore che, nel chiuso del loculo elettorale, segna la sua croce non crede che questa lo salverà dal vampiro. Si è segnato quarant’anni con lo scudo crociato, qualcosina avrà imparato...
No! L’elettore mette la croce perché sa che non è di quella che ha paura il mostro e perché si illude che con quella potrà partecipare, forse, anche lui alla razzia delle briciole del banchetto.
L’elettore si bea delle case fuori dal centro storico dove abitava prima e sa che presto o tardi anche vicino casa sua arriverà il centro commerciale.
E chi si gloria di combattere il mostro si lascia solo tende dietro, per lo più vuote ad ogni ora del giorno e della notte. Peggio del vampiro: un suo succube!
Il mostro vince non perché è potente, ma perché ha la maschera che tutti vorrebbero indossare. I piccoli imprenditori, i pensionati, i militari lo guardano pensando solo “Ci ha saputo fare...”
In fin dei conti, alzi la mano chi non è mai passato col rosso, chi non ha mai superato il limite di velocità, chi non hai falsificato una firma, chi non ha mai detto tra sé e sé “oggi non mi va di lavorare, mi do malato...”. Noi siamo quelli che se un autovelox ci fotografa mentre superiamo il limite consentito, rispondiamo che un vampiro non può essere ripreso frontalmente da una macchina fotografica, perché la sua immagine non si riflette negli specchi...
Il vampiro desta rispetto perché lui le cose che noi facciamo in piccolo, le fa in spettacolo. E noi siamo la specie di fine millennio che ama lo spettacolo più del pane che gli abbinavano i tiranni d’un tempo.
Povera Sabina... davvero non ti sei accorta che Bondi, nel dir quel che disse alla notizia che il tuo Draquila era stato selezionato per Cannes, aveva ragione? Il buon ministro ha detto, in fondo, che il tuo film offende gli italiani... non il governo che dei tuoi pamphlet ride come il vampiro davanti ai cacciatori che vorrebbero stanarlo... ma gli italiani... perché siam tutti noi a farci la figura più tapina. Non certo Silvio Berlusconi che cavalca l’onda della tragedia per farne consenso internazionale... ma noi italiani che, sotto sotto, vorremmo tanto essere come lui...


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