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Nicolas Winding Refn: "L’arte è un atto di violenza"

Pubblicato il 23 maggio 2013 da Antonio Valerio Spera


Nicolas Winding Refn: "L'arte è un atto di violenza"

C’era grande attesa attorno a Only God Forgives. Purtroppo però la nuova fatica del danese Nicolas Winding Refn, di nuovo in concorso a Cannes e di nuovo con Ryan Gosling protagonista dopo il successo di Drive, ha raccolto molti fischi qui al festival per la sua essenza davvero ermetica e per la sua messa in scena affascinante ma discutibile. Il regista, orfano di Gosling impegnato su un set, ha cercato spiegare meglio il suo film in conferenza stampa.

Refn, quando le è venuta l’idea di questo film?

Nicolas Winding Refn: Volevo fare questo film diversi anni fa, con pochissimi soldi, ma poi è arrivato Ryan col progetto di Drive, e ho rimandato la lavorazione. Così ci sono tornato su più tardi. Mi trovavo in una fase esistenzialista della mia vita, piena di problemi e di difficoltà. Ero sempre arrabbiato e non sapevo che uscire da questa situazione. In momenti del genere ti rivolgi a Dio e così mi è venuta l’idea di quest’uomo che si crede Dio, che lo vuole sfidare, e del rapporto tra una madre possessiva e suo figlio. Questo film tratta proprio di nozioni spirituali e mistiche.

Il film è pieno di violenza, a volte all’apparenza gratuita...

Nicolas Winding Refn: L’arte è un atto di violenza, è penetrazione. Il mio approccio alla rappresentazione della violenza è in un certo senso pornografico. Ed è ciò che mi eccita che conta, non posso censurare questo bisogno. Non dimentichiamoci che veniamo al mondo con un forte istinto di sopravvivenza e per questo siamo tutti portati alla violenza, che è istintiva, ma col passare degli anni diventa molto più mentale, razionale, e l’arte ci permette di esprimerla come vogliamo.

Ci descrive il personaggio di Gosling?

Nicolas Winding Refn: L’idea era quella di raccontare di un personaggio chiuso in un viaggio senza sapere quando e dove finirà. E’ legato indissolubilmente alla madre, interpretata straordinariamente da Kristin Scott Thomas, e per liberarsi da queste catene deve passare per la violenza. Lui è uno che non parla molto, ma il linguaggio del silenzio è il più poetico di tutti. Le immagini e i suoni posso toccare le nostre emozioni molto più dei dialoghi, così abbiamo sfruttato i movimenti e lo spazio per descrivere il personaggio.

Come ha lavorato con la Scott Thomas per il personaggio di questa madre terribile?

Nicolas Winding Refn: Le dissi: “Dovrai diventare americana”. Sul set volevo sempre che andasse oltre nel linguaggio, ad usare un linguaggio sempre peggiore. Quando Kristin recita il dialogo in cui dice alla ragazza di Julian che l’invidia del ragazzo per il fratello nasce dal suo senso di inferiorità per avere il pene più piccolo del suo, è veramente tanto mascolina e femminile. Ed era quello che volevo.

Una domanda per l’autore delle musiche Cliff Martinez, La musica è molto importante nel film, perché è costante e i dialoghi non sono molti. Come avete deciso di impostarla? Che tono volevate trasmettere

Cliff Martinez: Sinceramente non pensavo che la musica potesse sostituire i dialoghi, ma ho comunque cercato di raccontare musicalmente la storia e la pop music e Wagner hanno avuto una grande influenza sul mio lavoro. Nicolas mi ha chiesto di comporre qualcosa di diverso da Drive, così mi sono spostato verso una musica più da fantascienza e da horror.


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