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Noordzee Texas

Pubblicato il 4 novembre 2011 da Alessandro Izzi

VOTO:

Noordzee Texas

L’infanzia è il luogo dell’epifania.
Non c’è racconto, prima dell’infanzia, ma solo l’eterno presente dell’esserci senza divisioni. Ogni cosa trascolora nel mito, nella fiaba, nell’incanto di chi le cose le vede per la prima volta e, per questo, va oltre la superficie dell’abitudine che tutto renderà opaco.
Pim dell’infanzia ricorda i frammenti che, nella sua vita di poi, si son fatti senso. Momenti che accompagnano con suggestione le scelte di un tempo che si orienta in avanti, che cessa di girare in tondo: l’arrivo delle giostre nel paese, il sorriso della mamma, una corsa sulle macchine a scontro, un adulto che ti presta attenzione e ti fa sentire di colpo importante, un Io diverso dal resto.
Poi arriva l’alfabeto e con esso il gioco che segna l’ingresso nel mondo. Le lettere, nell’immutabile certezza della loro lineare succedersi sempre uguale, definiscono un percorso nel quale bisogna trovare una propria posizione, sono le croci su una mappa del tesoro il cui ambito premio è il riuscire ad imparare a definirsi. Dal sogno alla capacità di esprimersi è il primo passo, gigantesco, che ci proietta nel mondo adulto. Chi sono e quale maschera indosso? L’Io che nella prima infanzia si espandeva indefinitamente, comincia a cercare dei limiti che non sgomentino, che diano sicurezza e li trova in una scrosciante cascata di lettere e di sillabe di cui l’ultima non può essere che la z di zee, mare, luogo di un approdo, ma anche di un ritorno. Un ciclo che si chiude.
Per Pim la filastrocca dell’alfabeto, che è la prima chiave per aprire il mondo, è una strada che conduce alla cassettiera della mamma che ha rossetti e profumi, una fascia da Miss ed una corona. Contano non tanto come simboli di femminilità, ma come luoghi di un riconoscimento. Sono la targa che il mondo ha dato alla mamma, l’appellativo con cui lei ha potuto dirsi e definirsi. Lei è stata quello. Per un bambino che cerca di dirsi sono la tentazione più grande.
Poi arriva il sesso e anche lui sta al centro dell’alfabeto. Prosecuzione dei giochi infantili e link ad un mondo che ci abbandona nostro malgrado. Perché il sesso è nostalgia dell’infanzia, anelito al ritorno, abolizione di un confine tra me e l’altro. Per Pim è il ponte che conduce dritto dritto a quelle giostre, a quei sorrisi, a quei giri sulle macchine a scontro che ci avevano fatto sentire parte viva di un libero fluire. Ma il sesso ci proietta anche avanti, ci spinge in quel mondo adulto di cui cominciamo ad essere parte.
La sensibilità con cui Bavo Defurne coniuga i verbi di questo passaggio dell’adolescienza è enorme. Si ammanta di magia, come è ancora magico lo sguardo di Pim che, ancora panteisticamente si sperde nel sesso e vi ritrova un legame con il mondo, con l’erba che si piega gentile al vento, con le onde del mare che ritornano alla sabbia, con le emozioni di una natura giammai indifferente. E anche le emozioni negative, i momenti di gelosia, trovano l’incanto delle dune spazzate nottetempo dal vento, coi granelli di sabbia che riflettono la luna come lucciole impazzite.
Infine arriva il mondo adulto e passa per il lutto e la rigenerazione. La scatola dei giochi d’infanzia la si brucia nel fuoco, mentre il corpo lo si bagna nei flutti del mare. L’alfabeto raggiunge la sua ultima lettera. Pim è adulto e non c’è più spazio per lo sperdersi nella natura, non c’è più tempo per cercare i limiti. Il mondo li ha trovati per noi e ci ha definiti con l’amore di una madre sul letto di morte, ci ha detto che crede che noi siamo e sta a noi accettarne in toto o in parte gli esiti.
Noordzee Texas racconta tutto questo con un gesto registico lieve e a suo modo sereno. È un piccolo gioiello di incantata poesia che racconta il diventare grandi senza nascondersi dietro il paravento della didattica dell’infanzia. Lo stile del suo film, Bavo Defurne, lo forgia nel cambiamento, nei passaggi. È in divenire come il personaggio che lo vive e lo sperimenta. E in questo è coadiuvato da un attore perfetto per il ruolo (Jelle Florizoone) che è la benedizione di ogni regista che, in cerca di se stesso, trova anche l’altro. Gran parte della magia del film sta tutta negli occhi del suo interprete, nei suo sguardi, nei suoi mezzi sorrisi e nel suo essere in tutto e per tutto Pim.
Defurne viene dal cortometraggio di poesia e si vede. Approccia il film con la stessa sensibilità con cui un autore di lieder alla fine si cimenta in una Messa per soli, coro e orchestra. E ci lascia con una sinfonia sull’adolescenza che non perde mai, neanche per un solo momento, il tocco intimo di una sonata dolce.


CAST & CREDITS

(Noordzee Texas); Regia: Bavo Defurne; sceneggiatura: Bavo Defurne, Yves Verbraeken; fotografia: Anton Mertens; montaggio: Els Voorspoels; musica: Adriano Cominotto; interpreti: Jelle Florizoone, Mathias Vergels, Nina Marie Kortekaas, Eva Van der Gucht, Katelijne Damen, Thomas Coumans, Luk Wyns; produzione: Indeed Films (Belgium), VRT (Belgium) - Mollywood (Belgium); origine: Belgio, 2011; durata: 94’


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