Macadamia Nut Brittle al teatro Palladium
Macadamia Nut Brittle, l’etichetta di una nota marca di gelato si srotola e si tramuta in appellativo da affibiare a tre adolescenti, alle prese con il disagio per un’esistenza complessa. Si entra in sala accompagnati dal fumo, che ricrea l’atmosfera tipica dei sogni, trascinati in una realtà parallela, quella tra coscienza e mondo onirico. Il paradosso regna incontrastato a partire dall’utilizzo di un nome appartenente ad uno degli emblemi più noti del consumismo, che si fa strumento per criticare il consumismo stesso. Il gelato in questione potrebbe rimandare ad un’allegoria della vita, che porta a percepire questa rappresentazione proprio come fosse una confezione di gustoso gelato, che però ci fa pagare un prezzo... Infatti aperto il tappo se ne gode il “sapore”, poi però c’è il senso di colpa da scontare... Lo stesso avviene qui, si entra affascinati da qualcosa che appare attraente e pieno di gusto, ma quando lo si assapora, ciò che viene rivelato brucia i sensi e corrode l’anima, la mette in ginocchio di fronte ai propri drammi ed ecco che si sprofonda in una iper-realtà... L’inizio è accompagnato dalla curiosità e dalla voglia di scoprire cosa ci sia dietro a quella patina perfetta, spettacolare, dove i tre protagonisti camminano in schiera, il fumo pervade la sala e accoglie gli spettatori impazienti di vedere un altro epsodio scenico firmato Ricci/Forte, marchio ormai conosciuto e riconosciuto dal fedele pubblico che non perde nessuno degli spettacoli dei due registi. Al Palladium sabato 28 aprile è stata la volta di questa messa in scena, una rappresentazione“ ispirata al mondo lisergico dello scrittore Dennis Cooper, popolato da oggetti di uso quotidiano ed evidenti rimandi pop”, in cui il contrasto l’ha fatta da padrone dall’inizio alla fine, musiche pop si sono intrecciate a suoni rock, il rituale orgiastico si è macchiato di una tinta metropolitana per raccontare il consumo del proprio essere nella società odierna, parole urlate si sono mescolate a silenzi assordanti, che hanno violentato l’udito degli astanti, lasciando libero il passo alle più scomode riflessioni... il sesso è divenuto ancora una volta metafora di morte in lotta con una vita sporcata dal disagio nei confronti di questa epoca, risucchiata dal consumismo e da modelli distorti, che distolgono dai valori veri. Il messaggio velato sembra voler essere quello che De Andrè pronunciò nella CANZONE DEL MAGGIO: “Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”, che qui assume però dei toni più accesi, quelli di una protesta, incombente sulle coscienze. Il sangue si mescola ad una sofferenza portata all’eccesso per recare piacere, le parole compongono confessioni private e si sgretolano nella più drammatica fragilità, debolezza capace di ferire chi la possiede e chi ne è testimone. Si osservano le danze tormentate dei tre giovani che si attorcigliano violentemente tra loro, coinvolgendo di tanto in tanto una donna, che urla la sua voglia di uscire fuori, che accetta ogni sottomissione pur di sentirsi amata, il suo bisogno la divora, fino a sommergerla, come fosse la versione al femminile di un Narciso che sciupa la sua immagine a forza di guardarla e lodarla e che alla fine si autodistrugge, riversando un amore spropositato per sé stessa e per le sue ossessioni. Questo spettacolo non ha solo la funzione di sollevare le coscienze, le stupra, le corrode e poi le fagocita distrutte e private della loro essenza... ci si volta per tornare alla vita di sempre, con una “poltiglia” fra le mani, il proprio io spappolato e tutto da ricostruire...
(Macadamia Nut Brittle); Regia: Stefano Ricci; drammaturgia: Ricci/Forte; direzione tecnica: Stefano Carusio, movimenti scenici: Marco Angelilli; Style concept: Simone Valsecchi; assistente alla regia: Elisa Menchicchi; interpreti: (Anna Gualdo), (Fabio Gomiero), (Andrea Pizzalis), (Giuseppe Sartori); teatro e date spettacolo: 28 aprile 2012, teatro Palladium