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Venezia 71 - Olive Kitteridge

Pubblicato il 6 settembre 2014 da Fabiana Sargentini

VOTO:

Venezia 71 - Olive Kitteridge

Olive Kitteridge, miniserie di due film da 120 minuti l’uno prodotta dal canale americano HBO tratta dall’omonimo romanzo di Elisabeth Strout (premio Pulitzer 2009, edito in Italia da Fazi) è un piccolo grande capolavoro. Piccolo perché, in teoria, è destinato al piccolo schermo (e noi che lo abbiamo apprezzato qui a Venezia possiamo considerarci a tutti gli effetti dei privilegiati). Grande perché ha la sapienza visiva, la maestria registica e recitativa, l’incisività di dialoghi delle grandi pellicole, come se ne fanno sempre più raramente.
Rispettando fedelmente la matrice letteraria, Lisa Cholodenko (I ragazzi stanno bene 2011, Laurel Canyon, 2002) compie un lavoro descrittivo di accumulazione di dettagli sui personaggi, primari e secondari, profondissimo. Racconta una provincia americana modesta e strutturata, in cui il farmacista Henry Kitteridge (Richard Jenkins) e la maestra Olive (la grandissima Frances McDormand, magistralmente in parte in ogni fase dell’invecchiamento che copre un arco di venticinque anni, dai cinquanta alla vecchiaia in solitudine) sono figure di raccordo di mondi e storie differenti.
Zoe Kazan (la spiritosa creatura letteraria evocata da Paul Dano in Ruby Sparks, 2012, di Jonathan Dayton e Valerie Faris, la coppia di registi di Little miss Sunshine), senza neppure mezzo vezzo in più del necessario, interpreta con misura un ruolo intrinsecamente eccessivo: l’ingenua mogliettina giovane, piena di idee semplici e di buona volontà, che si mette a lavorare come commessa in farmacia illuminando il cuore di Henry, fustigato quotidianamente dalla dura Olive, solleticandogli l’ego senza seduzione, ma solo con purezza di sguardo. Quando la ragazza resta improvvisamente vedova e foglia al vento di tempesta, Henry non si risparmia da gesti di accoglienza ed attenzione totale senza mai cedere alla tentazione, piuttosto sempre rispettando i limiti e amandola appena un po’ più di una figlia femmina non avuta, al punto da indirizzarla verso un innocuo e poco interessante ragazzo delle consegne che, scopriremo poi, diventerà manager senza scrupoli e senza cura che la tratterà da inferiore tutta la vita. Le tante sotto trame - i mancati tradimenti interni alla coppia; il destino di salvatore accidentale di una ragazza caduta dalla scogliera del cresciuto ex allievo dotato di Olive, orfano della mamma depressa e suicida, nel giorno in cui sta per ripetere il gesto materno; le sorti matrimoniali di Christopher, figlio unico della famiglia Kitteridge, trattato amorevolmente dal padre e duramente dalla madre, in un corto circuito familiare che lo condurrà ad un risentimento incolmabile da nessuna terapia né da una prima moglie arcigna né da una seconda gravida e prolifica figlia di alcolisti; l’incontro finale di Olive ormai vecchia stanca e sola con un Bill Murray, fresco vedovo miliardario; la notte al pronto soccorso - arricchiscono questo bellissimo e coinvolgente film per la tv che, purtroppo, neppure in sogno qualche folle produttore si azzarderà mai a mettere in cantiere qualcosa di simile qualità in Italia.


CAST & CREDITS

(Olive Kitteridge); Regia: Lisa Cholodenko; sceneggiatura: Jane Anderson; fotografia: Frederick Elmes; montaggio: Jeffrey M.Werner; musica: Carter Burwell; interpreti: Frances McDormand, Richard Jenkins, Peter Mullan, Zoe Kazan, Bill Murray; produzione: HBO; origine: USA, 2014; durata: 233’


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