PARADISO

Roma, Teatro India, 31 agosto 2004. Nella sobria area di ristoro, il “foyer a cielo aperto” dell’India, scandito dai timbri scuri del Satana di Filippo Timi e del contrabbasso di Gianfranco Tedeschi, si dà il via al viaggio per gli iniziati a Paradiso declinato da Giorgio Barberio Corsetti.
Proseguendo un itinerario di rivisitazione e di indagine di corporalità al limite delle proprie possibilità gravitazionali e performative avviato con Metamorfosi, questa terza impresa ha il sapore e la visione di un viaggio negli Inferi, dai quali si scorge cos’è il Paradiso, o cosa può essere per noi oggi: quello da cui siamo stati separati, quello che ci è stato definitivamente negato. Eravamo felici, i bambini dell’Eden, ignari, quindi prigionieri; ora conosciamo, da mortali nel libero arbitrio, prede di dolore e sofferenza. La base dello spettacolo è la storia della Caduta.
Tre le tappe dell’iniziazione a questo “Paradiso Perduto”, costantemente guidate dal Satana miltoniano, il “ribelle”, la cui tessitura verbale è il frutto dell’elaborazione dello scrittore Edoardo Albinati di testi biblici, apocrifi, storie medioevali (con l’unica concessione al contemporaneo costituita da Walter Benjamin, il perseguitato dalla tragica fine, autore dell’Angelus Novus). Dacchè la lingua di Milton è densamente delirante, le sue parole, immagini buie, nere come possono essere quelle di un poeta cieco, da qui la sua trasformazione per la scena di carne viva, che si materializza d’un tratto davanti agli spettatori. Una struttura da circo senza tendone, “che riempie cielo e terra” secondo Barberio Corsetti, costruita di fronte ai capannoni dell’ex impianto industriale nello spazio cinto da un lungo canneto, scenografia naturale, a dividere l’alta gradinata destinata agli spettatori dal cilindro senza tetto del Gazometro, “guardia” del teatro. Due ore e mezzo tra terra (quella dell’India), acqua (il bacino della piattaforma dodecagonale), fuoco (dell’albero della Conoscenza e della Cacciata di Adamo ed Eva), aria (nella quale attori-acrobati circensi ventenni, provenienti dalla scuola parigina “Acadèmie Fratellini”, disegnano voli e cadute). Immerso nei quattro elementi e visionariamente efficace l’itinerario in tre stazioni, lungo le quali la regia sfrutta abilmente la gamma delle possibilità atletico-acrobatiche degli attori (ancora Corsetti: “lo spettacolo vola, precipita, corre a terra, salta”), avvalendosi di corpi di angeli e diavoli che saettano in ogni possibile combinazione ortogonale. Viene il dubbio che la loro “fuga” incessante echeggi un horror vacui piuttosto che una densità di contenuti; in effetti, pur sfavillando lo spettacolo di assidui coup de foudre sensoriali, quello che ci viene continuamente negato è la gioia di poterlo anche condividere, di riconoscerne il sapore, oltre a subirne la meraviglia. Se questa è la nostra storia, dove ci riconosciamo uomini? Solo nel “quadro” dedicato a Walter Benjamin o allorchè si materializza nel corpo di un’attrice non giovane la separatezza cronica tra la vecchiezza organica e l’anima, avulsa dalla decadenza fisica, riusciamo a riconoscere “umani” questi corpi che non cessano quasi mai di volteggiare sguazzare e “giocare” freneticamente intorno a noi, rimanendo estranei. Nell’insieme, lo spettacolo soffre di una paratassi drammaturgica alfabetica, di tranches narrative orfane di un ordito, anche a causa di una performance attoriale che risiede tout court in un “corpo incendiato”: il corpo della Caduta, secondo Barberio Corsetti.
[settembre 2004]
testi e drammaturgia: Edoardo Albinati, Giorgio Barberio Corsetti, Raquel Silva
regia: Giorgio Barberio Corsetti
ideazione scenografica: Giorgio Barberio Corsetti, Luigi Grenna, Mariano Lucci
costumi: Marina Schindler
luci: Pier Giorgio Foti
musiche: Gianfranco Tedeschi
interpreti: Lionel About, Fortunato Cerlino, Filippo Dini, Laurence Dirou, Virginie Fremaux, Damien Fournier, Tanny Giser, Valerio Malorni, Lucia Mascino, Axel Minaret, Federica Santoro, Alba Sarraute Pons, Filippo Timi
con la partecipazione straordinaria: Apple Pie
collaborazione per le arti del circo: Xavier Martin e Antoine Rigot della compagnia Les
Colporteurs
e con la collaborazione della: Acadèmie Fratellini
musiche eseguite dal vivo: Massimo Falascone
(sassofoni) Gianfranco Tedeschi
(contrabbasso)
produzione: Teatro di Roma-Fattore K.
in scena: Roma, Teatro India, dal 31 agosto al 26 settembre 2004
