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People in White

Pubblicato il 3 novembre 2011 da Lorenzo Vincenti

VOTO:

People in White

La malattia mentale come non l’avete mai vista. O quasi. People in White, il piccolo ma prezioso documentario diretto dal duo Tellervo Kalleinen e Oliver Kochta-Kalleinen meraviglia la platea del Festival internazionale del film di Roma attraverso un’indagine approfondita che esula dalla rappresentazione abusata dei sintomi schizofrenici o dalle dinamiche irrequiete della follia per soffermarsi su un lato della questione sinora poco approfondito: il rapporto paziente-dottore. A rendere ancora più affascinante il racconto è, però, la scelta di mettere in scena queste dinamiche comunicative attraverso la rappresentazione che di esse ne danno gli stessi “malati”. Non è un caso se utilizziamo termini come “rappresentazione” o “ messa in scena” per descrivere l’essenza di questo prodotto, in quanto l’intento principale degli autori dell’esperimento è proprio quello di travalicare i confini della semplice testimonianza orale concessa dal diretto interessato e lasciare che questo possa interpretarla davanti alla macchina da presa nella maniera in cui egli stesso l’ha percepita, recepita o subita nel tempo. Assistiamo così alla narrazione dell’odissea di dieci pazienti che negli anni sono stati trattati con la pratica atroce dell’elettroshock, udiamo i loro sfoghi ma soprattutto cogliamo, da parte loro, una analisi partecipata della psichiatria attiva. In particolare dei suoi difetti e delle falle che talvolta, per le sue linee di condotta obbligate, essa provoca nello spazio virtuale tra medico e paziente (il fatto che il terapeuta diventi nel tempo l’unico conservatore dei ricordi, delle esperienze, della vita vissuta di un degente non è di per se un fatto rischioso o allarmante?). Ma siccome in certe situazioni la parola non basta, deve essere il gesto a riempire il vuoto. Ovvero la fisicità adoperata al servizio della restituzione finzionale del singolo evento utile in questo caso non solo allo spettatore, come testimonianza a lui offerta, ma anche al paziente stesso, capace attraverso la rielaborazione del proprio passato sofferente di scacciarlo definitivamente o renderlo un oggetto quanto meno definibile e circoscrivibile. Una sorta di seduta psicoanalitica di nuova generazione insomma, in cui l’arte cinematografica (attraverso la recitazione soprattutto) si scopre un mezzo capace di fornire un sostegno concreto allo studio della propria personalità.
Il risultato che ne esce è un intenso mosaico di finzione mista a rappresentazione teatrale, in cui l’approccio documentaristico rimane la linea di condotta di un happening che prende vita di fronte all’occhio vigile ma discreto delle cineprese. People in White rappresenta una fondamentale novità nel panorama documentaristico internazionale in quanto dimostra di voler lavorare sul linguaggio e sulla commistione di forme nell’attimo della creazione e non a priori. L’approccio sperimentale adottato dai due autori rappresenta quindi il valore aggiunto dell’intero documentario e dona ad esso quel tono effervescente che molto probabilmente non avrebbe avuto se fosse stato costruito con la semplicità dell’inchiesta classica. Il merito è tutto di due autori capaci di osare nei territori dell’ignoto, senza per questo rinchiudere il proprio lavoro in uno sperimentalismo sterile e inconcludente. Al contrario, People in White rimane intrigante per tutta la sua breve durata e riesce ad emozionare per la partecipazione con cui i personaggi protagonisti delle vicende originarie si immergono in un progetto che vuole renderli interpreti unici di sofferenze che loro, e solo loro, conoscono fino in fondo. Senza intermediari o filtri di alcun tipo.


CAST & CREDITS

(People in white) Regia: Tellervo Kalleinen, Oliver Kochta-Kalleinen; sceneggiatura: Tellervo Kalleinen, Oliver Kochta-Kalleinen; fotografia: Kaspars Brakis; montaggio: Tellervo Kalleinen, Oliver Kochta-Kalleinen; musiche: Ulrich F. Stanke, Christoph Schwarzer; produzione: Madness & Arts Festival, Studio Kalleinen & Kochta-Kalleinen; distribuzione: Studio Kalleinen & Kochta-Kalleinen; origine: Finlandia, Olanda; durata: 64’.


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