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Porcile

Pubblicato il 10 marzo 2016 da Sarah Mataloni


Porcile

Parte in sordina e progressivamente si svela lo spettacolo"Porcile", tragedia del 1966 in 11 episodi di Pier Paolo Pasolini, portato in scena da Valerio Binasco.
Ambientato nella Germania del post nazismo, Porcile, narra sottilmente e con un senso di inquietudine sempre crescente, la decadenza di una famiglia borghese tedesca.
Il disagio del nucleo familiare, anaffettivo e indifferente, ha effetti dirrompenti su Julian, giovane intellettuale barricato nel suo mondo cristallizzato e quasi insensibile all’amore di Ida.
Il dramma, nella regia di Binasco, si svela lentamente: le prime scene tra Julian e Ida, infatti, sono costruite come una schermaglia giocosa tra due coetanei.
Lei, sfacciata, entusiasta, sensibile, solare; lui cinicamente apatico e ostile, quasi sadicamente, alle avance di lei.
Poi, con lo snodarsi dell’intreccio, il pubblico riceve sempre più indizi, e il disagio del protagoinista diventa palpabile e concreto: Julian, "nè ubbidiente nè disubbidiente", si rifugia infatti in una sorda apatia che lo rende totalmente incapace di scegliere.
"Io non ho opionioni. Ho tentato di averne e ho fatto, di conseguenza il mio dovere, così mi sono accorto che anche come rivoluzionario, ero conformista".
La reazione all’anaffettività familiare e all’impossibilità di sentirsi bene in qualunque luogo, si traduce nel protagonista in imperturbabilità acritica e senza slanci istintivi.
Unico riscatto al conformismo piatto che lo circonda, è ricercare "in segreto" lo slancio vitale che gli manca, e che Julian riesce a trovare nel porcile paterno, amando, anche carnalmente, i maiali.
La sua passione misteriosa diventa il suo segreto, e forse anche il suo estremo grido di libertà: lontano dalla famiglia e da una società in cui non si riconosce, Julian, può vivere, finalmente con slancio istintivo, il suo amore "diverso".
Di fronte al marcire di una società borghese che non lo rappresenta, il protagonista riconosce la sua identità accoppiandosi con i maiali, che finiranno per divorarlo, annullando, simbolicamente, l’unico slancio vitale in grado di restituirgli la libertà di scelta.
Il porcile con le sue bestie, che finiranno per tritare e divorare Julian, non raccoglie anarchicamente i maiali, ma una società in cui non c’è spazio né possibilità di espressione per chi ricerca qualcosa di diverso.
Ottima la rilettura di Binasco e eccellente prova degli attori della Compagnia.

"Porcile non fa prigionieri, condanna tutti, dal primo all’ultimo.
Non c’è redenzione, non c’è possibilità di salvezza in questo mondo soggiogato in modo, oramai, antropologico.
Non c’è speranza in questo porcile dove tutti mangiano tutto, dove il solo deve essere il tutto".


(Porcile); Regia: Valerio Binasco; autore: Pier Paolo Pasolini; costumi: Sandra Cardini ; scene: Lorenzo Banci; musica: Arturo Annecchino; interpreti: Mauro Malinverno, Alvia Reale, Francesco Borchi, Elisa Cecilia Langone, Franco Ravera, Fulvio Cauteruccio, Fabio Mascagni, Pietro d’Eli


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