Prima del Silenzio

Roma-Teatro Eliseo. Sarà in scena fino al 17 dicembre lo spettacolo Prima del silenzio, con Leo Gullotta ed Eugenio Franceschini, per la regia di Fabio Grossi.
La commedia è già parte della storia dell’Eliseo in quanto l’autore della piècè, Giuseppe Patroni Griffi, volle rappresentarla per la prima volta nel 1979 proprio presso il Teatro di Via Nazionale.
La scena si apre con una suggestiva soluzione luministica: fondale e quinte si illuminano ad intermittenza ed un’insegna da nightclub, recante il titolo dello spettacolo, è sospesa al centro del palcoscenico. Note gioiose intrattengono il pubblico fino al momento dell’entrata in scena del protagonista, LUI, e del coprotagonista, IL RAGAZZO, i quali si apprestano a raggiungere un divano, rosso sgargiante, unico oggetto presente in scena. È una gita in barca quella che si sta evocando. Il sofà è l’imbarcazione e il palcoscenico è il mare. Il regista ha ben pensato di proiettare sul fondale e sulle quinte le immagini di un paesaggio marino in movimento, accompagnato da un sound di vento e onde, che avvolge la scena completandone il senso e rendendola tangibile all’occhio del pubblico. Tale episodio introduttivo ci fa intendere che sarà la parola, intesa nella sua accezione di mezzo attraverso il quale l’uomo comunica il proprio io, ad accompagnare le vicende del protagonista. La storia è quella di un uomo che abbandona le sue abitudini per ritirarsi in una sorta otium liberatorio, lontano dagli stereotipi che la società gli aveva finora imposto. Era stato uno scrittore, aveva sposato una donna ricca, faceva parte del ceto borghese e si conformava perfettamente a esso. Qualcosa deve essere accaduto perché il suo animo si scuotesse, sino al punto di rinunciare a tutto quello per cui sinora aveva lottato. LUI adesso sembra essere sereno, al suo fianco ha una presenza gradita: IL RAGAZZO. Vivono sotto lo stesso tetto ma soprattutto LUI ora sa con chi aprire la sua anima e abbandonarsi a lunghi discorsi spontanei, senza timore che le parole diventino cagione di equivoci e fraintendimenti, lontano dal giudizio di coloro che lo ascoltavano innanzitutto per criticare e quasi mai per imparare. I fantasmi del passato rivivono nel presente del protagonista sotto forma di allucinazioni. LA MOGLIE, IL FIGLIO e IL CAMERIERE sono proiettati sulla scena per mezzo di tre video, durante i quali ognuno di loro interloquisce con il protagonista facendo riaffiorare in lui frustrazione e sconforto, ovvero le cause che lo hanno portato a scegliere l’isolamento. L’escamotage della presenza virtuale di questi personaggi potrebbe simboleggiare il deficit di comunicazione dei nostri giorni. La società dell’immagine sta riducendo essa stessa a mero ologramma, la comunicazione visiva ha soffocato quella verbale e ancor di più ha eclissato quella poetica. A proposito di poesia, il nostro LUI è stato un poeta, ma all’attualità dei fatti non vuole più saperne. Abbandonare la sua vita precedente ha significato concludere il suo percorso di artista. Fuggire è dunque servito a ritrovare se stesso? Fuggire è servito a incontrare una persona che fugge a sua volta. L’alibi della gioventù non è sufficiente a giustificare l’ennesimo uomo che, non conoscendo il linguaggio dell’anima, si aggrappa a quello del corpo. Imbattersi in una persona, condividere delle esperienze per poi andare avanti alla ricerca di novità, parlando il meno possibile poiché sono, in fin dei conti, le azioni a coinvolgere il nostro destino; questa è la filosofia di vita del RAGAZZO. In seguito all’abbandono LUI torna a essere un’entità separata dalla società, sola nella stanza che gli aveva finora permesso di evocare idilli poetici e incubi ossessivi. Prima del Silenzio non è solo un titolo, è un invito a scegliere tra capire e parlare oppure sorvolare e dunque tacere.
Fabio Grossi con la sua regia ha omaggiato l’opera di Patroni Griffi e ha innovato questo capolavoro, a metà tra letteratura e teatro, restituendogli popolarità e accessibilità di interpretazione. Prima del Silenzio è un testo del passato che si conforma perfettamente con la realtà del presente e trova nella magistrale performance di Leo Gullotta la strada per toccare il cuore e scuotere le menti degli spettatori. Il giovanissimo Eugenio Franceschini (22 anni), nelle vesti del Ragazzo ha mostrato talento e padronanza scenica. Suggestive e artisticamente eccellenti le apparizioni Sergio Mascherpa, Andrea Giuliano e di Paola Gassman.
