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Project Nim

Pubblicato il 1 novembre 2011 da Lorenzo Vincenti


Project Nim

Torna a Roma James Marsh ed è la sua terza apparizione al Festival internazionale del film. Dopo il fortunato Man on wire del 2008, vincitore tra l’altro del premio Oscar, e l’apparizione del 2009 con Red Riding: In the Year of Our Lord 1980, tocca al suo ultimo lavoro Project Nim impreziosire nuovamente una rassegna come L’altro cinema | Extra da sempre attenta alle nuove tendenze cinematografiche (soprattutto documentaristiche) provenienti dal resto del mondo. La presenza di Marsh costituisce una garanzia di qualità nella sezione e sembra ormai riduttivo accogliere i film dell’inglese come il semplice frutto di un talento in erba. Marsh è a tutti gli effetti un cineasta completo e affermato. Un documentarista di immenso valore capace di costruire una narrazione perfetta con qualsiasi tipo di materiale a disposizione. Già perché le sue storie, come la tradizione documentaristica elevata ci insegna, sono stravaganti e particolari. Uniche e accessibili solo da un punto di vista privilegiato. Dopo averci raccontato le avventure del funambolo Philippe Petit, Marsh si concentra questa volta sulla singolare epopea di Nim, uno scimpanzé che negli anni ’70 fu al centro di un progetto linguistico ideato dal professore di psicologia della Columbia Herbert S. Terrace. L’idea del noto linguista e del suo staff (ma prima ancora della famiglia che adottò Nim con l’intento di allevarlo come un neonato) era quella di dimostrare come un primate, dopo una lunga fase educativa e l’insegnamento progressivo del linguaggio dei segni, fosse in grado di comunicare con gli esseri umani in maniera naturale. Il documentario ci racconta perciò le diverse fasi di questo progetto, ci mostra, in un crescendo emozionale coinvolgente, l’evoluzione di Nim, i suoi progressi in tal senso e le vicissitudini che nel tempo hanno interrotto questa crescita. Fino ad arrivare all’epilogo scontato e significativo della naturale implosione di un programma sostanzialmente crudele e inspiegabile. La bravura di Marsh sta nel mostrarci solo il carattere emotivo della vicenda lasciando allo spettatore la facoltà di chiedersi se ciò a cui ha assistito sia corretto oppure no. Se educare un animale selvaggio alle abitudini e alle convenzioni umane sia realmente un passo scientifico decisivo verso la comprensione definitiva della nascita del linguaggio o sia soltanto una operazione vanagloriosa dell’essere umano. E’ ben attento a non darci risposte in tal senso Marsh proprio perché il suo obiettivo non è quello di denunciare o provocare ma soltanto raccontare con le armi del cineasta navigato. Per questo adotta una narrazione da cinema di finzione, fatto di accelerazioni e rallentamenti improvvisi, di crescendo emotivi accompagnati da un refrain musicale ben identificabile e un montaggio che alterna sapientemente interviste inedite ai protagonisti e immagini d’archivio di rara bellezza. Il documentarista inglese è un maestro nel creare appeal nello spettatore. Ne è una dimostrazione la sua capacità di suddividere i personaggi in buoni e cattivi e nel renderli mutevoli davanti allo spettatore all’interno dello stesso processo filmico. Anche il suo forte senso del ritmo contribuisce a tenere accesa la partecipazione dello spettatore e a renderlo famelico di fronte ad una storia che non attirerebbe normalmente molte attenzioni. Il buon Marsh invece è in grado di trasformare in oro anche le pietre attraverso una sapienza registica lungimirante e una capacità di articolare al meglio il proprio materiale nel solo intento di ricercare l’unicità dell’evento. Consapevole che soltanto il raggiungimento di questo obiettivo possa, dal suo punto di vista, rendere realmente efficace un documentario di creazione. E a vedere il risultato che ogni volta egli riesce a produrre, viene da pensare che la ricetta in mano del regista sia veramente quella giusta.


CAST & CREDITS

(Project Nim) Regia: James Marsh; sceneggiatura: dal libro "Nim Chimpsky: The Chimp Who Would Be Human" di Elizabeth Hess; fotografia: Michael Simmonds; montaggio: Jinx Godfrey; musiche: Dickon Hinchliffe; produzione: Red Box Films; distribuzione: Sacher Distribuzione; origine: Gran Bretagna; durata: 99’.


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