CineCult - Quella rubrica accanto al cimitero
Due, dico due, righe per giustificare un nuovo spazio rubato al mondo del web. Scrivo su CloseUp dal lontano 2005, la mia prima recensione fu per quel piccolo capolavoro di Four Brothers, di cui, al tempo, acerbo critico dell’amata rivista, non compresi a fondo la profondità registica. Al tempo dell’Università La Sapienza, tra Michel Ciment e Roland Barthes, tra un piano-sequenza di Antonioni e i deliri jodorowskiani di El topo, poco spazio era concesso nei tempi di un giovane, imberbe cinefilo per il cosiddetto cinema di genere, cinema degenere, cinema di serie B, C, Z. Ricordo però, a una certa era geologica fa, le risate nel vedere in compagnia di altri appassionati cultori i prodotti della Troma, da Toxic Avenger all’italiano Il Bosco 1, di Andrea Marfori, che poi non ebbe un seguito, ma vabbè...
Ricordo il nodo alla gola della prima visione di Roma a mano armata e della guida spericolata che ne seguì, di ritorno a casa, in testa in loop il refrain di Franco Micalizzi a tutto volume. Ricordo le videocassette dei film di Lucio Fulci registrate in una delle mille notti insonni da Fuori Orario che giravano di zaino in zaino, ricordo le battute dei poliziotteschi ripetute quando ci si incontrava al bar della mensa, ricordo l’emozione di riconoscere i luoghi dei set romani di quei film, tra i vicoli di Trastevere o nei meandri del mattatoio di Testaccio, con motociclette inseguite da automobili che manco a Le Mans...ricordo i cornetti alla crema delle lunghissime pause dallo studio, i calembour di Mara Canà e i balletti sui tavoli di bionde Bouchet, ricordo la morte nel cuore di Leopoldo Trieste a Roma in viaggio di nozze e la morte con il cavo del telefono sempre di Leopoldo Trieste, ma in una baia incontaminata. Ma ricordo anche le Dune Buggy e i "glielo hai detto tu che siamo fratelli?". Ricordo l’incontro ai Parioli in un seminterrato con il regista Giulio Petroni che, sotto il quadro del lontano parente garibaldino mi raccontava delle bizze di Orson Welles sul set di Tepepa.
Ecco, tutti questi ricordi li voglio riportare alla luce con una veste nuova, giornalistica e attualizzata ai miei ricordi personali che spero possano emozionare chi legge e chi apprezza questi immaginari appena descritti. Quindi, due punti: cinema horror e di fantascienza anni Settanta e Ottanta ma anche Novanta, poliziotteschi, spaghetti western, cinema delle docce infinite, fumetti, graphic novel, cartoni animati, insomma un universo da nerd (quale non sono, ma aspiro ad essere) come ben spiega il bel volume “I nerd salveranno il mondo”, Las Vegas Edizioni. Le persone che incontro per lavoro (mi occupo di ufficio stampa, sempre nell’ambito cinema) e che spesso viviseziono di domande frutto della curiosità cinefila, loro voglio riportare sulla pagina.
….queste sono più di due righe. Tagliatemi una mano....come ne Il Bosco 1, magari...
Carlo
novembre 2018
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