RIGOLETTO

OPERA DI ROMA - "RIGOLETTO" DI G. VERDI - Dopo innumerevoli edizioni proprio allo stesso Teatro dell’Opera di Roma - le prime databili fin dagli anni 1880 - un Rigoletto anticonformista è andato in scena questo febbraio, con la regia, scene e costumi di Giovanni Agostinucci.
Rigoletto è un’opera con relativamente ristretto respiro di azione, anzi: di estrema elementarità nell’invenzione - forse addirittura semplificata rispetto al testo ispirante all’origine: Le roi s’amuse di Victor Hugo.
Sostanzialmente tutta l’azione si svolge in due alquanto scarne scene: quella iniziale con il portale d’ingresso della Corte di Mantova, in cui si svolgono le scaramucce a corte che vedono protagonisti il Duca e Rigoletto stesso, nonché il corteggiamento-rapimento della figlia di Rigoletto, Gilda, da parte del Duca. E, successivamente, la casupola dei malviventi nello scenario di campagna sulla riva del Mincio, a partire dalla I scena dell’Atto III. Tra uno scenario e l’altro, la trama è anch’essa piuttosto semplice, e nella sua struttura corre ineluttabilmente e senza troppi intoppi verso la morte di Gilda.
L’interpretazione cortese-cortigiana degli scenari, come sempre necessari per la rappresentazione della parte più cospicua dell’opera, era prevedibile: un gran portale di ingresso monumentale, affiancato da due colonne che sostengono un timpano. I colori sono cupi, e per lo più variazioni rispetto al rosso, tono, insieme al nero, affatto dominante di questa edizione dell’opera. In nero sono usualmente, nelle loro varie apparizioni, i briganti della casa sul Mincio, Rigoletto, un “misérable” davvero di tipo hugoiano, muta più volte abbigliamento ma anche in lui dominano il nero e il bianco, segni di sobrietà e povertà. In tutto un barocchismo che forse si addice proprio allo stesso Romanticismo lombardo à la Manzoni, autore che è di poco precedente cronologicamente a quest’opera.
I protagonisti, principalmente Giovanni Meoni nei panni di Rigoletto e Tito Beltran in quelli del Duca, offrono un’interpretazione precisa, filologica ma allo stesso tempo strasbordante, esuberante, anch’essa barocca come gli scenari. Convenzionale è invece la gestualità, anche nei casi delle scene cruciali e più passionali, che di consueto necessitano, nella loro interpretazione, di particolare efficacia e intensità. Ma singolare è l’interpretazione minimalista sia nel primo che nel secondo degli scenari: il primo per la sua costruzione sobria, ma potente, che non indulge a decorativismi; il secondo per la sua scarnezza e severità, quasi da installazione.
L’edizione romana, di accessibile fruizione, offre alcuni interessanti spunti di rilettura nel lavoro drammaturgico sul testo: il testo viene infatti recuperato riproponendo alcune battute “censurate” a suo tempo dalla pruderie ottocentesca: per esempio la frase del Duca che giunge alla casa-osteria sul Mincio, che chiedeva a Sparafucile “del vino e tua figlia”, con chiara allusione al suo mestiere di prostituta, è stata ripristinata.
(marzo)
Maestro Concertatore e Direttore (Bruno Campanella) [10, 11, 12, 14, 15, 16, 18,19]/ Sergio Oliva [17]
Rigoletto (Roberto Frontali) [10, 12, 14, 16, 18]/ Giovanni Meoni [11, 15, 17]/ Renato Bruson [19]
Il Duca di Mantova (Ramon Vargas [10, 12, 14, 16]/ Tito Beltran [11,15,18]/ Roberto Costi [17, 19]
argas Gilda (Olga Makarina) [10, 12, 14, 16, 18]/ Eglise Gutierrez [11, 15, 17, 19]
Maddalena (Tiziana Carraro) [10, 12, 14, 16, 18]/ Alessia Sparacio [11, 15, 17, 19]
Sparafucile (Konstantin Gorny)
Giovanna (Annunziata Vestri)
Monterone (Luciano Montanaro)
Marullo (Simone Piazzola)
Borsa (Enzo Peroni) [10, 11, 12, 14, 15, 16, 17]/ Luca Battagello [18, 19]
Conte di Ceprano (Mario Bertolino)
Contessa di Ceprano (Manuela Doria) [10, 11, 12, 14, 15, 16, 17]/ Angela Nicoli [18, 19]
Paggio (Michela Marconi) [10,11, 12, 14, 15, 16, 17]/ Carmela Cimaglia [18, 19]
Usciere (Andrea Piccinni) [10,11, 12, 14, 15, 16, 17]/ Stefano Canettieri [18, 19]
