Roma 2015 - Rio I Love You (La fortuna)

Durante il secondo giorno della Festa del Cinema di Roma è stato proiettato La fortuna, cortometraggio dalla durata di otto minuti, diretto dal regista premio Oscar, Paolo Sorrentino. Il corto è stato estratto dal film collettivo Rio, eu te amo, presentato in anteprima durante il Festival di Cannes 2014; tutti i corti che vanno a comporre l’opera toccano da vicino il tema dell’amore e Sorrentino ne parla utilizzando come vettore il concetto di fortuna.
In La fortuna assistiamo a uno scorcio di vita di due coniugi, Dorothy (interpretata da Emily Mortimer) donna maliziosa e orgogliosa e James (un divertente Basil Hoffman), di gran lunga più in la con gli anni rispetto all’adorata mogliettina, diabetico e costretto su una sedia a rotelle. James è consapevole della propria condizione, ma dentro di lui arde uno spirito che cova una gran voglia di rivalsa, un desiderio di poter vivere e godere dei piccoli piaceri come mangiare un pezzetto di cioccolato, prendere il sole senza protezioni o fumare una sigaretta. Oltre la differenza d’età e la condizione fisica, James e Dorothy si rivelano incompatibili perfino intellettualmente: lui è un architetto, un costruttore di professione e, per questo motivo, non crede nella fortuna, perché per il vecchio e malato (ma saggio) James, quella che gli altri chiamano fortuna è in realtà una serie di conseguenze che un uomo può modellare e costruire a suo piacimento; d’altro canto Dorothy trova che soffermarsi a riflettere su cosa sia la fortuna equivalga a una perdita di tempo e, in fin dei conti, ammette che questo è un processo mentale a cui non riesce nemmeno a dare corpo. Così, dopo aver convinto la moglie a trascorrere del tempo in spiaggia, James architetta un piano arcigno e crudele per potersi concedere un piccolo momento di piacere, “liberandosi” al contempo della (non più) dolce metà, impertinente e approfittatrice.
Ambientato nella città di Rio De Janeiro, come tutti gli altri episodi che compongono l’opera collettiva, La fortuna incarna il punto di vista di Paolo Sorrentino sul tema trattato: non esiste la fortuna intesa come conseguenza casuale di eventi particolarmente positiva in dote a un individuo, ma solo una serie di eventi che prima appaiono benevoli, poi maligni, o viceversa; per questo il successo, la ricchezza (fisica o spirituale), la libertà di scegliere a nostro vantaggio, sono status acquisibili solo mediante l’impegno, la riflessione, la dedizione nel proprio lavoro. Certo, la vita riserva quella minima percentuale di imprevedibilità, in grado di migliorare o peggiorare la sua stessa condizione, o rivoltarla come un calzino, ma il caso non è mai abbastanza solido per potervisi aggrappare e galleggiare inerti per sempre durante la nostra esistenza.
Sorrentino riesce a utilizzare amore e fortuna come vettori l’uno dell’altro per poter illustrare due diversi punti di vista: oltre a quello relativo alla fortuna "da costruire", emerge in maniera più che evidente la difficoltà del regista di riuscire a credere e ad accettare la convivenza tra un uomo e una donna divisi da un’eccessiva differenza d’età. Uno sguardo critico che lascia poco spazio a ulteriori interpretazioni. Anche l’amore (così come la fortuna stessa) non è un sentimento che nasce dal nulla, ma è un traguardo, che va costruito, passo dopo passo, senza secondi fini. Anche in questo caso la vita può riservare piacevoli sorprese ma non è mai abbastanza per potersi crogiolare.

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