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Ritratto di una Nazione. L’Italia al lavoro

Pubblicato il 11 ottobre 2017 da Valeria Gaveglia


Ritratto di una Nazione. L'Italia al lavoro

Roma, Teatro Argentina. Ritratto di una Nazione – L’Italia al lavoro - venti quadri teatrali delle regioni del Paese, è l’inchiesta teatrale ideata e realizzata da Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri, che ha dato avvio, lo scorso 11 settembre, alla stagione del Teatro di Roma.

Una scena mobile, ottimo lavoro di Andrea Simonetti, composta di tubi innocenti e piattaforme, è postazione fissa del gruppo post-rock/psichedelico Mokadelic, cardine della messinscena, i cui brani hanno regalato al pubblico molti tra i momenti più alti dello spettacolo.

Il teatro come strumento di indagine della contemporaneità: così si presenta quest’opera ambiziosa e complessa, che porta sulle spalle il contributo di molti artisti e maestranze e che persegue il suo intento passando in rassegna le Regioni d’Italia attraverso quella che è, probabilmente, la nota più dolente di questo Paese: il lavoro.

Hai finito il tuo lavoro / hai tolto trucioli dalla scocca / è il tuo lavoro di catena / che curva a poco a poco la tua schiena, cantava Rino Gaetano nel 1974, e quarant’anni più tardi non è cambiata la sorte di un operaio dell’Ilva, evocato da Alessandro Leogrande nel ritratto della Regione Puglia, che mette lo spettatore dinanzi a uomini piegati nel corpo e nell’anima dalla monotonia delle proprie mansioni e dalle condizioni malsane dei luoghi di lavoro.
Sceglie la fabbrica per dipingere la sua Basilicata anche il bravo Ulderico Pesce, il cui racconto, un omaggio a Petrolio di Pasolini, mette in luce lo sporco ricatto a cui molti operai soggiacciono ovvero l’obbligo di tacere le irregolarità della propria azienda, la cui denuncia verrebbe ripagata col licenziamento. Al sacrificio e all’omertà si affianca spesso, in Italia, l’alto tasso di mortalità tumorale dovuto all’inosservanza delle normative e ad una folle sete di denaro e potere. A tal proposito la Sardegna di Michela Murgia è raccontata dalla brillante Arianna Scommegna, nei panni di una donna delle pulizie presso la base militare della Nato nell’Ogliastra, grande lavoratrice, devota al suo incarico nonostante il marito sia morto di leucemia e lei sia evidentemente malata. La causa, si mormora, sarebbe la radioattività della zona divenuta teatro di test di armi da guerra.
Sono operai anche Paolo Mazzarelli, Lino Musella e Filippo Nigro che nel pezzo intitolato Meccanicosmo, di Wu Ming 2 e Ivan Brentari, portano alta la dignità delle lotte sindacali, affrontando un episodio del presente e rievocandone uno del passato, distanti nel tempo ma eccezionalmente vicini nei contenuti.
Le fabbriche d’Italia sono il tema più gettonato della pièce; vediamo difatti industrie che cambiano destinazione e sono riconvertite a nuove, più convenienti, produzioni. È il caso della Fincantieri di Monfalcone, in Friuli Venezia Giulia, che Marta Cuscunà lascia alla voce di Francesca Mazza, signora indignata dal fenomeno della globalizzazione e incredula che un cantiere navale specializzato in navi da guerra realizzi ora navi da crociera per armatori delle Bermuda che trasportano turisti cinesi alla Hawai. Bizzarra storia, vera, con sfumature di un umorismo settentrionale che ritroviamo nel quadro del Veneto di Vitaliano Trevisan, con Giuseppe Battiston e Roberto Citran; peccato per il dialetto, il cui bel suono non ne ha reso meno ardua la comprensione.

Spicca l’Emilia Romagna di Marco Martinelli, che rende omaggio a Don Camillo e Peppone, indignati spettatori dell’infiltramento mafioso nella provincia di Reggio Emilia, mentre stanca la Lombardia di Renato Gabrielli , che vede un gruppo di giovani disoccupati cadere nella trappola del Gaga, un un ex berlusconiano che si finge redento e devoto al sociale al solo scopo di marciare sulle spalle altrui.

Tuttavia il quadro capolavoro di Ritratto di una Nazione è la Sicilia di Davide Enia. Splendida e appassionante evocazione del duro lavoro delle squadre di soccorso a mare di Lampedusa. Trenta minuti di arte in cui il corpo vibrante dell’interprete e la modulazione della voce su un dialetto cristallino, fanno di Scene di frontiera (tratto dal romanzo Appunti per un naufragio) una splendida prova d’attore e di drammaturgia.

Il progetto di Calbi e Arcuri, sostenuto dalla drammaturgia di Roberto Scarpetti, risulta tanto lodevole quanto di complessa attuazione; restiamo in attesa della parte seconda per tirare le somme.


(RITRATTO DI UNA NAZIONE – L’ITALIA AL LAVORO Venti quadri teatrali dalle regioni del Paese prima parte ); un progetto di: Antonio Calbi e Fabrizio Arcuri Regia: Fabrizio Arcuri; Drammaturgia: Roberto Scarpetti; Colonna sonora: composta ed eseguita dal vivo da Mokadelic; Set viortuale: Luca Brinchi e Daniele Spanò; Scene : Andrea Simonetti; Luci: Giovanni Santolamazza


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